A un’amica (lettera da Shanghai) # 1
di Matthias Schäfer
(Traduzione dal francese di Andrea Inglese)
Messaggio del 28/01/20 10:50 à « Brevi nuove dal Grande Est »
Sono in vacanza per il Nuovo anno cinese da venerdì. La settimana di vacanza iniziale è già stata prolungata dalle autorità di una quindicina di giorni. Inoltre tutte le manifestazioni che implicano una raduno di persone sono state annullate, perché ormai vietate e le scuole resteranno chiuse.
Dal momento che il mio gennaio è stato abbastanza tosto (ogni anno, un sacco di progetti franco-tedeschi che comincio a organizzare già alla fine di ottobre prendono forma in gennaio), non ho avuto la forza – la voglia per essere franco – e di lavorare un po’ questo primo giorno di vacanze, anche se volevo a ogni costo terminare questo e quello proprio all’inizio delle ferie per sbarazzarmene. Che cosa io abbia fatto venerdì te lo dico subito: dormire, fare un giro in bici, tra due acquazzoni, fare un salto al mercato per fare scorta di mandarini, poi dormire di nuovo, con grande successo per altro.
Non so più da quando fa brutto, cielo grigio e pioggia. Ho davvero l’impressione di non aver visto la luce del giorno questo mese: partenze per la scuola con ancora il buio e rientri a sera, l’intera giornata passata al chiuso. I 10 gradi mi accompagnavano nel corso di questa andirivieni abitudinario: era come se li avessero disegnati sul mio termometro, fissato alla porta che conduce alla mia piccola terrazza, sul lato nord dell’edificio. Nonostante ciò esco – ben coperto – cogliendo un po’ l’atmosfera della città in questi ultimi giorni, e in effetti è stradeserta. Nulla di speciale a priori, dal momento che tutti sono in giro per le vacanze del nuovo anno.
La città è bella ordinata, anche se un po’ fantomatica. Le scarpe da ginnastica lussuose brillano nell’iapm (uno dei giganteschi centri commerciali, dove percepisci appena entri che gli architetti hanno goduto grandemente a progettarlo), riccamente popolato di negozi di lusso, di ristoranti e caffè, ma al momento completamente vuoto sia dei clienti fedeli che dei visitatori occasionali, e ciò gli conferisce l’aspetto di una stazione spaziale in sosta.
Vetrina di una delle boutique di lusso di iapm-mall
Iapm-mall, veduta dell’interno arrivando dall’entrata nord-est (intersezione delle strade Xiangyang e Huaihai)
I lampioni rossi annunciano la festa, e brillano anch’essi sospesi sopra porte e cancelli, ma non c’è nessuna festa. La squadra iperrealista di pallavolo sul manifesto, sembra infondere coraggio a tutti quanti. La via Huaihai (un viale assai largo che, con i suoi generosi 7 chilometri, sembra dieci volte più lunga della Rue de Rivoli) hai l’impressione di vederla in tutta la sua lunghezza, idem per la pittoresca rue Fuxing (che è una parallela alrettanto lunga) – e, incredibile, questa città ha finisce per assomigliare a una cittadina di provincia di 3000 abitanti un pomeriggio piovoso di domenica.
Decorazione luminosa sopra il cancello d’entrata di un’abitazione in via Hunan (vicino alla via Wukang)
Manifesto luminoso di una fermata d’autobus che mostra le quattro giocatrici della vecchia squadra di pallavolo, che fa la pubblicità per un latte bio, via Jiango (vicino alla via Gao’an)
Carreggiata centrale Partie della via Fuxing, all’altezza della Shanghai Symphony Orchestra Hall
L’atro ieri sera, verso le 19 (in tempi normali, è ancora l’ora di punta e ti lascio immaginare l’effetto di transumanza urbana) nonostante la pioggia, ho preso il mio ombrello grande e poi le linee 10 e 1 della metro per scendere alla stazione di Piazza del Popolo, soltanto per vedere i riflessi delle luci sull’asfalto bagnato. Per strada, quattro gatti; ho contato in tutto cinque persone con la mascherina. Delle auto della polizia, i lampeggianti accesi, ferme agli incroci. Non ho fatto foto per il troppo vento e le gocce di pioggia in ogni direzione.
Ieri sera, per verificare, ho fatto lo stesso tragitto. Alla stessa ora. In metrò ero il solo senza bagagli, la prima sessantina di vacanzieri era già di ritorno. Sulla famosa via Huaihai, una decina di auto, non di più.
La città è calma.
Sotto la pioggia.
06: incrocio delle via Hunan e Wukang, veduta della Wukang, verso sud
È per questo che il sarto locale (bel caratterino, lui!) mangia la sua zuppa sulla soglia di casa, riparandosi dal vento. L’ho visto, andando alla posta il giorno dopo. All’uscita, un piccolo miracolo, la sorpresa della giornata: ho colto l’occasione di mangiare finalmente da Cha’s, un ristorante di specialità di Hong Kong che si trova proprio di fronte alla posta. Di solito vi è una coda mostruosa e oggi, anche se era il solo ristorante aperto, non c’era nessuno. Dopo avermi installato e preso la mia ordinazione (un caffè al latte concentrato, un piatto di riso cantonese, e un “bolo bao”, sorta di brioche soffiata tiepida, con la sua fetta di burro), i camerieri si annoiavano a tal punto che abbiamo improvvisato una piccola sessione fotografica.
Il sarto della via Nanchang (vicino alla via Maoming)
Un « bolo bao » servito da Cha’s Restaurant, via Sinan (vicino alla via Nanchang)
Gli impiegati di Cha’s Restaurant
In questo momento, mentre ti scrivo dal mia casina sul tetto di Shanghai, scaldo lentamente la mia piccola zuppa di verdure invernali e di « danjiao » (sono delle frittate in miniatura – ca. 10 cm di diametro) che tu pieghi una volta cotte, mettendovi un po’ di carne di maiale macinata e hop, nella zuppa per far cuocere la carne).
Cielo piovoso sopra la vecchia concessione francese, veduta della via Fuxing, verso il nord-est
Zuppa di verdura fatta in casa con qualche « danjiao »
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Matthias Schäfer è dottore in Storia dell’arte e fotografo. Insegna lingua e cultura tedesca a Liceo Francese di Shangai dal 2011.
Le foto sono stare realizzate con una piccola macchina fotografica digitale (Pentax Optio P70).
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