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La climatologia emozionale di Palandri

di Enrico Palandri

Ho deciso di riprendere in mano e riscrivere questi romanzi e riproporli in un unico ciclo nel 2010. Ero tornato a vivere a Venezia da qualche anno, stavo terminando I fratelli minori e avevo in mente anche un altro titolo: Le condizioni atmosferiche. A concludersi, oltre al romanzo che stavo scrivendo, era il ciclo di quel che avevo scritto a Londra, dove avevo vissuto dal 1980 al 2003.
Cosa significa che qualcosa finisce? Innanzi tutto era tramontata l’attualità. Non esisteva più l’Italia di cui avevo parlato, gli anni che avevano dato grandi spinte rinnovatrici e che si erano conclusi tragicamente, tra echi della guerra partigiana e le manovre terroristiche della guerra fredda. C’era adesso l’Europa, un altro mondo di idee e sentimenti che dava spazio a un orizzonte più lungo su quello che avevamo vissuto e che invece di passarmi alle spalle persisteva in una prospettiva romanzesca.
La vita a Londra, dove ero andato per fare lo scrittore, aveva trasformato il mio modo di essere al mondo: essere in un paese straniero, separare la lingua di ogni giorno da quella in cui si scrive per scremarla dagli elementi corrivi e lavorarla, accordarla come uno strumento musicale, aveva anche separato la mia vita personale dalle vicende della politica. In fondo era la ragione per cui non avevo mai pensato di poter riscrivere Boccalone, il mio primo libro, troppo legato ai tanti con cui avevo vissuto: era loro, con loro, per loro. A Londra ero invece andato solo, questi libri erano nati più liberi; nell’inventarli non avevo pensato agli amici ma a modelli letterari, musicali, erano dentro un ambito interamente artistico. Era quindi possibile fare su loro il lavoro che qui si conclude.
In questa stesura ho sentito di non dovermi più difendere dal somigliare ai personaggi: Ivancich, Pauline, Davide, Zdena, Markus, Nina e gli altri sono oggi molto più distanti da me, e più loro stessi. Li ho ricondotti a sei destini principali e fatti crescere attraverso i temi dei diversi libri. I primi amori e il desiderio dei ragazzi di partire dalla città d’origine (Le pietre e il sale); lo sradicamento, la nostalgia e le scelte della vita adulta (Le vie del ritorno); lo scacco di fronte alla storia (Le colpevoli ambiguità di Herbert Markus); la paternità e l’addio alla propria giovinezza (Angela prende il volo); il divorzio, la passione impossibile per la compagna di una vita e lo sforzo di fare esistere una famiglia al di là dei suoi disastri (L’altra sera). Il desiderio di riscattare uno stato di minorità che è la vita stessa (I fratelli minori).
Sono quindi un ciclo, dove ogni volta che ricominciavo un nuovo libro sapevo di riprendere dal libro precedente, ma non sono un unico romanzo: ogni narrazione ha un suo cuore, un’architettura che tiene insieme sviluppo, climax, coda.
Ho molto semplificato le scelte stilistiche che spesso dialogavano con una scena letteraria che, come quella politica, diviene semplicemente incomprensibile man mano che gli anni passano. Ho aggiunto una datazione che non è quella della pubblicazione dei libri ma quello in cui ho ambientato ogni vicenda.
Ho infine tolto dediche, epigrafi e ringraziamenti, quasi i personaggi si fossero ripresi quei lembi di parole che avanzavano dal racconto.
Il futuro è semplicemente il nostro destino: da giovani lo si avverte pieni di inconsapevolezza e, man mano che si realizza, siamo costretti a pensare con un nitore che è la conseguenza della vita che si è svolta. La pentola non scotta più, la si può prendere in mano. Ma qui mi taccio, l teatro è il lettore. Non voglio intromettermi nei pensieri, sentimenti e emozioni che spero si provino nell’incontrare tutto quello che qui è avvenuto, non è avvenuto o è perito: eventi, amori e soprattutto i personaggi che altro non sono che le persone che abbiamo conosciuto.

 

NdR: questa è la postfazione di Enrico Palandri al volume “Le condizioni atmosferiche”, edito ora da Bompiani, che riunisce sei suoi romanzi: “Le pietre e il sale”, “Le vie del ritorno”, “Le colpevoli ambiguità di Herbert Markus”, “Angela prende il volo”, “L’altra sera”, “I fratelli minori”.

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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