Sergio Rotino: si inizia a bruciare la memoria

 

Anselm Kiefer 

I

che dire

la casa brucia deve bruciare perché piena di libri simile a un uovo piena fino a scoppiare la donna a seguire brucia dentro
la casa dentro la stanza con i suoi libri a riempire la stanza a riempire le stanze a fare che fare a fare
loro proprietà la stanza a intasarla intera di polvere di fibre del legno di stoffa di stracci diventati scartafacci rilegati di parole
carta incisa di nero pensiero per cui su di lui
petrolio benzina sparge il pompiere sui molti volumi di carta è piena la casa tanto che il fuoco si sente indegno a bruciarla
ma la brucia ugualmente lento ma la brucia quando
la donna appicca il fuoco sorridente si veste di un sorriso estatico lasciando bruciare se stessa da santa coi libri le carte la
memoria inscritta foglio sotto inchiostro vegetale e il fuoco da lì sale avanza famelico la pira scala poi
invade stanza poi casa e brucia brucia brucia ogni pagina ogni singolo foglio tinto da parole da ragione innocente senza posa
carico di rabbia incosciente la stessa di cui son pieni gli umani pompieri irrazionale però l’ordine bisogna
eseguire fuori da qualsivoglia cosciente giurisdizione tranne quella animale forse
nemmeno quella fuori da ogni dire allora

che dire

II

451 diceva che era bello fare il pompiere spargere benzina a litri appiccare il fuoco riducendo le carte in cenere e con
loro lettere
pensieri qualunque fossero comunque siano ovunque condurre potessero bello vedere le fiamme salire verso l’alto
a esalare il loro mormorio asfissiante bruciare quanto faceva male quanto male è ancora in loro pulire il mondo dal
loro niente

che dire

III

i libri facevano spesse le pareti tenevano lontano il freddo tornava certo per poi svanire in una lotta mai
completamente esausta di oscuro
mista ad amenità del banale facevano male facevano pensare il pensiero tramutandolo in alacre produttore di
dolore mai della gioia
facile della gioia docile vicina allegra della noia ecco dunque su di essi il fuoco avvampa si appiccava bene perché la
carta era vecchia è sempre vecchia eppure sempre aveva sete di parole vecchie
o nuove cosa importa
ecco perché la paura del vuoto eterno si faceva presente al consesso mentre la donna gettava un cerino acceso quel
cerino
preciso a perpendicolo sulle pagine spalancate verso di esso perché da sempre la contengono se avessero voluto
fare nuova quella precisa occasione se prese in mano le avessero i pompieri della nuova società del futuro passato
bruciandosi ustionandosi fino all’osso cavo della mente ne avrebbero ricavato un piacere superiore
al compito effettuato per il bene comune sotto mandato pubblico apparso livido di predetto sulla fronte al suo
centro portatore di un credo
ateo però disperatamente universale sarebbe stato marzo è possibile lo fosse o pieno inverno della coscienza
quando il fuoco
veniva appiccato dalla donna alle pagine sue in loro perenne gloria così da farne cenere degli eventi no
è in primavera è questo il tempo in cui si inizia a bruciare la memoria

che dire

IV

la donna sorrideva
ci si chiede sorrideva la donna lasciando cadere dall’alto verso un condannato solo il cerino sorrideva quella donna
ammettiamolo pure
lasciava cadere il cerino sulle parole di carta sangue del suo sangue carne della sua carne sorridendo mentre il rogo
saliva o anche prima
infliggeva ai suoi occhi la distruzione del fuoco raggiante della sua furia inclementemente vasta di cui sono
composti
volontariamente i senza dio i senza memoria la fiamma
saliva toccava il suo apice spariva la casa la stanza la donna pensiero più memoria di lei l’immagine sua
no l’immagine permaneva confitta dentro la visione del pompiere numero 451 alimentava restando muta lingue
meravigliose diceva nel silenzio
parole come perdurare come tramandare come andare avanti ancora non morire farlo solo dopo solo
nel corpo perciò morire mai che è vuoto il morire che è senza scopo

che fare dunque

il topo lo vedi sta nel labirinto sta nella gabbia si muove libero di stare mentre per quanto riguarda l’andare non sa
perciò sta

non dice

Sergio Rotino, 451
a R.B. e F.T.

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Giorgiomaria Cornelio
Giorgiomaria Cornelio è nato a Macerata nel 1997. È poeta, scrittore, regista, performer e redattore di «Nazione indiana». Ha co-diretto la “Trilogia dei viandanti” (2016-2020), presentata in numerosi festival cinematografici e spazi espositivi. Suoi interventi sono apparsi su «L’indiscreto», «Doppiozero», «Antinomie», «Il Tascabile Treccani» e altri. Ha pubblicato La consegna delle braci (Luca Sossella editore, Premio Fondazione Primoli), La specie storta (Tlon edizioni, Premio Montano, Premio Gozzano) e il saggio Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita (Tlon Edizioni). Ha preso parte al progetto Civitonia (NERO Editions). Ha curato, per Argolibri, l'inchiesta letteraria La radice dell'inchiostro. La traduzione di Moira Egan di alcune sue poesie scelte ha vinto la RaizissDe Palchi Fellowship della Academy of American Poets. È il vincitore di FONDO 2024 (Santarcangelo Festival), uno dei direttori artistici della festa “I fumi della fornace” e dei curatori del progetto “Edizioni volatili”. È laureato al Trinity College di Dublino.
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