I poeti Apartheid: Angelo Vannini
Tre poesie inedite
di Angelo Vannini
Un uomo
Aggiornato. Un uomo
mi era saltato vicino,
col suo nudo
vestito di passi. Era
nero come la notte, freddo
più del volto, stanco
oltre la vita. Ma aveva
carne — sola, quel poco
che non gli avevano tolto.
*
Johannesburg CBD
In cucina, mi era seduto accanto,
un piatto etiope quella mattina
a Maboneng. Vogliamo conversare,
il suo inglese è incerto quanto il mio.
Lui prova (in una lingua che non trova)
a spiegarmi il suo mestiere, come io
a raccontargli il mio. I am christian,
please, I really am: really, man, you can
trust me. Vedo che è solo
e che solo è in cerca di un amico.
Ma guarda che non diffido, gli dico
invano: lui continua ad implorare
di non dubitare… la mia protesta
non afferra, né io quel suo pregare.
Più tardi, quando ormai sono partito
(ho promesso che domenica prossima
verrò di nuovo, per pranzare) arriva
un dolore di risposta, se in questo
mondo la mia fiducia – io bianco,
lui di colore – ancora non è posta.
*
Privilegio bianco
Vivo senza più sapere
cosa ho dimenticato.
Ma il mio candore è vivo,
apre porte feroci nella notte.
Un vento infido, una lingua
mai sbocciata. E poi
questo dolore d’altri,
lontananza.