Articolo precedente
Articolo successivo

Campo d’onore ( Bagatella delle iniezioni)

di Giorgio Mascitelli

 

   Con gesto muzioscevolico Guido della Veloira protende la mano verso quella del dottore che gli consegna la prescrizione di un ciclo di iniezioni. Non c’è da preoccuparsi, non è nulla di grave. Eppure questa prescrizione gli lascia l’amaro in bocca quasi si trattasse di qualcosa d’impensabile nell’oggi, quasi fosse un’improvvisa riapparizione di un passato che non vuole passare; ineffetti c’è da dire che il suo dottore, che a questo punto sarebbe più giusto chiamare sciur dutur, è abbastanza avanti con gli anni, come fosse un fossile congiuntamente conservato al lavoro dalla legge Fornero e dall’estromissione dai vantaggi di Quota Cento in ragione magari di oscuri e infernali trascorsi contabili, e nessuno avrebbe il coraggio di apostrofarlo, come fanno i pazienti aggiornati già più autentici clienti che semplici pazienti, con il più consono appellativo di Doc. Quanto a sé, quanto a quel che s’aspetta per sé, Guido della Veloira vorrebbe non dico una cura più contemporanea, anche se è chiaro che nel futuro qualsiasi malattia ( a parte che le malattie di ognuno le prevederanno già dalla nascita anche esattamente nel giorno in cui iniziano a parte le virali che non si può prevedere) le cureranno con un microchip, due staminali e un calcio nel culo e via, ma s’accontenterebbe di una pastiglia, di un integratore, di una nebulizzazione al limite.

E’ ovvio che per Guido della Veloira le iniezioni sono il suo campo d’onore, tanto più che, non essendosi dichiarato abile alla mansione nessuno tra i suoi cari, ha dovuto rivolgersi all’infermiera Carlotta. Chissà perché anche le infermiere non vengono chiamate Sister dal paziente, ma la spiegazione probabilmente è che esse non vengono chiamate dal paziente, ma dal doc, allora esse vengono, eseguono prontamente e si ritirano senza indugio.

Quando sa della prescrizione ( o punizione?), un vicino di casa un po’ saputello gli spiega che lui mai rischierebbe una  fine del genere e gli mostra orgoglioso sul telefono la sua più recente app. E’ un’app che tiene conto di tutti i parametri della perfetta salute di ogni singolo valore importante, dal colesterolo alla glicemia fino alla pressione, e che provvede a dare consigli sui farmaci giusti per ottenere il raggiungimento e il rispetto dei predetti valori in occasione del controllo trimestrale di routine tramite gli esami del sangue. Questa app è indispensabile al giorno d’oggi, visto che la tendenza nei trials è quello dell’affinamento e del miglioramento, ovvero dell’innalzamento o abbassamento, di ogni parametro e ciò che un dì fu salutare oggi non lo è più, cosicché la farmacopea e i comportamenti virtuosi che da essa nascono devono costantemente tenere il passo di questi progressi. Con questo metodo il vicino sa già con legittimo orgoglio che non incorrerà mai nell’umiliazione della puntura.

C’è da aggiungere che quello di Guido della Veloira è un condominio molto animato e variamente popolato. Così appena due piani sopra a quel vicino abita una giovane madre che invece, sulla via della guarigione, segue i consigli del Maestro Zam Bon. Il Maestro Zam Bon suole spiegare che la presenza di microbi, bacilli e quelle altre robe così nel corpo sono solo il segno di un insufficiente grado di meditazione del soggetto; pertanto le malattie infettive non sono altro che la somatizzazione di questa insufficienza. La giovane madre volle esporre questa teoria con riscontri difficili da decifrare alla vicina ottantenne, allorché costei non riusciva a riprendersi dall’influenza invernale. E’ positivo invece che chi sta percorrendo il proprio cammino di salvezza, solo se si è inoltrato oltre un certo segno però, è perfettamente immune. Questo spiega tra l’altro perché la varicella è molto più fastidiosa e pesante negli adulti che nei bambini, giacché in fondo è fisiologico che un bambino non mediti molto. Sulle vaccinazioni poi il Maestro Zam Bon, che è uomo in cui la fede nella saggezza è contemperata dalla prudenza nelle cose secolari, ha una posizione articolata: egli afferma che chi è avanti nel cammino non ne ha più bisogno, mentre chi non si sente pronto è meglio che le faccia. Quando la vicina, che doveva decidere se vaccinare il figlio, gli ha chiesto se lui la vedeva pronta, ha risposto che questo doveva percepirlo lei stessa sentendo dentro di sé una voce interiore che ne attestava la prontitudine. Siccome a lei sembrava di sentirla ha deciso di non vaccinare il bimbo. Di una cosa è certa la giovane madre ed è che a lei, seguendo la via della meditazione, mai capiterà l’umiliazione della puntura.

Quando attende l’infermiera Carlotta, che giunge per fargli l’iniezione, Guido della Veloira ambirebbe a mostrare a sé e agli altri quell’ammirevole serenità d’animo che il Duca d’Enghien mostrò dormendo profondamente la notte avanti la battaglia di Rocroi, ma sa già che la sua discesa sul campo d’onore sarà forzatamente più travagliata. Su tutto il resto Guido della Veloira sente di avere espresso la propria non definitiva opinione, anche se per la verità nessuno l’ha udita, e quando sente l’infermiera Carlotta suonare al citofono si ridice facendosi coraggio ‘ stretta è la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia’; ma ciò è profondamente impreciso, anzi sbagliato, giacchè non sfuggirebbe neanche all’osservatore più svagato che la via va facendosi sempre più stretta.

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. Solidarietà per Guido della Veloira! (La devitalizzazione di un molare sarebbe stato molto peggio.)

    • Mai sottovalutare il potere intimidatorio di un intero ciclo di iniezioni, senza anestesia.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Un inizio

di Edoardo d'Amore
È una storia piccola, troppo minuta e fragile perché se ne sia parlato. Si può non credere a queste parole e andarla a cercare tra mondi virtuali e mondi reali, ma si scoprirà solo quanto già detto

Una facile profezia. La storica analisi di Hirsch jr. sulla scuola

di Giovanni Carosotti
Hirsch jr. denuncia la «refrattarietà dei pedagogisti a sottoporre le loro teorie a una libera discussione pubblica», consapevoli che quanto sostengono non reggerebbe a un adeguato confronto intellettuale.

Il pop deve ancora venire

di Alessio Barettini
Un esordio convincente, Il pop deve ancora venire, dove la forza della scrittura e la precisione del lessico appaiono in primo piano, con la padronanza di Anna Chiara Bassan e l'abilità nell'uso delle parole «instabili, precarie e mutevoli anche da sole.»

Il mazzero

di Arjuna Cecchetti
Beh, il mazzero inizia sognando che è a caccia. Insegue un animale, un cinghiale o un cervo, e lo segue lungo un fiume poi spara all'animale e lo uccide e quando lo raggiunge e lo gira, scopre che il cinghiale ha il volto di una persona che conosce.

Le rovine di La Chiusa

di Giorgio Mascitelli
In questo romanzo dominano le rovine, le discariche abusive, le costruzioni fatiscenti e per l’appunto i cimiteri di macchine: esse sono una forma di allegoria della condizione storica del presente

Buchi

di Serena Barsottelli
La sensazione che provava non era simile ai brividi. Eppure spesso tremava. Non si trattava neppure dell'umidità, quel freddo capace di filtrare sotto il primo strato di pelle e poi sciogliersi nei cunicoli tra nervi e vene.
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli ha pubblicato due romanzi Nel silenzio delle merci (1996) e L’arte della capriola (1999), e le raccolte di racconti Catastrofi d’assestamento (2011) e Notturno buffo ( 2017) oltre a numerosi articoli e racconti su varie riviste letterarie e culturali. Un racconto è apparso su volume autonomo con il titolo Piove sempre sul bagnato (2008). Nel 2006 ha vinto al Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura per il libro a fumetti Una lacrima sul viso con disegni di Lorenzo Sartori. E’ stato redattore di alfapiù, supplemento in rete di Alfabeta2, e attualmente del blog letterario nazioneindiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: