Un adulterio
di Gianni Biondillo
Edoardo Albinati, Un adulterio, Rizzoli, 2017, 126 pagine
Uscito dall’esperienza elefantiaca del romanzo precedente Edoardo Albinati torna in libreria con una piccola storia: Un adulterio. Già dal titolo si respira un’aria inattuale, viene da dire ottocentesca. Si può ancora parlare di adulterio nel XXI secolo? Chi tradisce chi? Clementina ed Erri, i due giovani amanti, sono sposati entrambi. Hanno chi un marito, chi una moglie, ai quali nulla va rimproverato. Hanno entrambi una vita soddisfacente, una buona condizione sociale, Clementina un figlio nato da poco, Erri due figli.
Ma questa vita così piena, così soddisfacente sembra non basti. C’è come una febbre che li attanaglia fin dal loro primo fortuito incontro. Il racconto di come abbiano deciso di tradire i loro cogniugi arriva tardi; Albinati ci presenta i due protagonisti già al culmine del loro adulterio, quando stanno traghettando verso un’isola a un’ora di aliscafo dalla costa e, idealmente, dal mondo intero.
Si sono presi un fine settimana, due giorni fuori dalla quotidianità per amarsi senza sconti, senza remore. Più che la trama, labile per quanto puntuale, compilatoria, ad Albinati sembra interessi raccontare il desiderio, i sentimenti dei due protagonisti. Il suo è un esercizio di stile: come trasmettere l’amore fisico, carnale di due persone sostanzialmente sconosciute, evitando una deriva virilista, una scrittura sessualizzata? Albinati scrive, in questo libro, come ci immaginiamo debba scrivere una donna, non un uomo, ribaltando i pregiudizi di genere letterario. La sua è una scrittura erotica e ben educata.
Il fine settimana dei due amanti, come è ovvio, passa in fretta. L’isola di libertà dai vincoli sociali dev’essere abbandonata. Si torna a casa. Ma chi alla fine, dei due ne soffrirà di più ricordando questo sogno ad occhi aperti che si stanno lasciando alle spalle?
(precedentemente pubblicato su Cooperazione ma non ricordo il numero del 2017)