Da “Il commento definitivo. Poesie 1984-2008” di Jean-Jacques Viton
IL TUFFATORE OCRA
di Jean-Jacques Viton
traduzione di Andrea Inglese
a Béatrice Gabert
su questa pagina 63 adesso
comincio a parlare
di un tuffatore
.
comincio a parlare dell’uomo raffigurato come un tuffatore
sulla lastra di copertura
di una tomba
.
la Tomba del Tuffatore di Paestum
.
adesso scrivo che parlo
del Tuffatore di Paestum
.
Una lastra di copertura
con un tuffatore come motivo
Tombe du Plongeur e Plunger’s Grave
e Tomba del Tuffatore
.
lastra omologata
Tomba di Paestum con Tuffatore
premendo Archivi appare
– TPF – 480 – PC –
immatricolazione culturale
aggiungo in Memoria: OCRA
.
il tuffatore è colorato
contorno profilo nero sottile
interno corpo ocra scuro
e lo spazio è chiaro
intorno al tuffatore che tuffa
mastice pesante un po’ diluito
pasta stesa in modo irregolare
.
lo spazio del tuffatore è reso male
.
attorno al coperchio della tomba
oscurità completa uno schermo senza scambi
strisce buie è notte fonda
uno strato di storia piuttosto
che di pitture di tinte miscelate
e di minuscoli assemblaggi di pietra
.
sulla lastra di copertura della tomba
luce certa è pieno giorno
strato di colori per un mattino
che immagino intorno alle dieci
un pomeriggio non permetterebbe
questa pacifica stesura monocroma
.
e ciò che dice la poesia
è a metà della mattinata
.
È in una pasta traslucida fredda
che scaturisce obliquamente di profilo
il tuffatore nudo
nessun segno particolare
due dettagli
capelli neri incollati all’indietro
vello sesso un po’ visibile
.
personaggio colorato
uomo che si tuffa di testa
dopo un godimento sulla riva
o allora uomo atleta
nell’esatta posizione
della figura imposta
.
qualche cosa che vive d’apparenza
come una riproduzione
il reale non lo raggiungerà mai
è un frammento di visione
.
IL TUFFATORE OCRA –––––––––––
appare sul tavolo
il fantasma dell’insetto
.
alto sulle zampe
fragile corpo inclinato all’indietro
assomiglia a un modellino
del Morane della 1° G. M.
.
interamente bianco vero fantasma
ricoperto di cenere pura
non ricoperto ma imbevuto come un pugnale
fatto di talco passato nello zucchero
le ali terminano con delle ciglia lente
parrucca di pazzo con dei ciuffi malati
che si accasciano spazzando la tavola
sotto il sole incandescente della lampada
insetto bianco tuffatore di notte
di una notte molto antica d’insetto
stasera termina qui
millenni di discese in spirali
.
lo deposito su una zattera di Kleenex
già scompare nella trasparenza
di un tomba di plastica
.
––––––––––– IL TUFFATORE OCRA
.
questo corpo anonimo di Paestum
nella postura del tuffatore braccia tese
l’asse preciso e il busto appena arcuato
puntando in direzione delle pieghe
d’un telone verde spiegazzato
che mi auguro per il tuffatore
rappresenti davvero il piano d’acqua
ma non alla maniera del teatro del Globo
perché se si trattasse
di una collina d’orizzonte
per la scarsa abilità dell’artigiano
del pittore del coperchio della tomba
allora che cosa significherebbe la curva
che il tuffatore realizza
tra due arbusti ritorti
come le mani del lutto
.
mi chiedo da dove parta questo tuffatore
.
chi ci ha raccontato che Sauri mostruosi
l’hanno trasportato nelle loro fauci
poi l’hanno deposto con precauzione
in cima a tre colonne riunite
sulla copertura della tomba?
.
nessuno ha detto questo
.
il Tuffatore Ocra ha una singolare velocità
arriva da solo e non da così in alto
il Tuffatore Ocra è sfuggito
al tratto che lo disegnava
è sospeso in aria
i denti verso il basso
come una spoglia d’agrimensore
in un cielo color latte cagliato
tutto fluttua all’interno del tuffatore
i suoi liquidi i suoi umori i suoi riflessi
ha nella testa un’impressione di pienezza
attraversa una zona d’irregolarità
i cristalli del suo orecchio sono sconvolti
le informazioni trasmesse al cervello
sono errate
.
Il Tuffatore si sbaglia ma l’eroe sta bene
.
Se volesse fare uno scarto
se volesse filare verso Marte
gli sarebbero necessari tre anni
ma lui persiste e continua la caduta
verso un vecchio mondo d’erbe
.
il vento non soffia
la foglia non cade
l’uccello non canta
senza ragione –
dice il Navajo Hosten Nakai
.
Nel medesimo istante
un gabbiano attraversa la storia
al centro di un gigantesco vuoto
è così alto
che il suo biancore abituale
è divenuto scuro
è la sua stessa ombra
che rimane attaccata alle sue ali
come un lungo aereo di linea inabbordabile
incrocia il salto ad angelo del tuffatore
.
Che nome da cartellone
si darebbe in un circo al Tuffatore?
come chiamare questo sprone
scarabocchiato acceso che stria l’arena
suppliziato libero il cui corpo
non finisce più di tendersi?
.
Baron-Sabato Arturo-Carne-di-Cane
Voco-Atizzu Criminale Zacca-Cugino
Ogu-Ferraglia Sobo-Baden Vévé-Legba
Agamova-Tuono Vévé-Tamburone
o Begocidi
.
lista di nomignoli supernomi soprannomi
presi agli artisti dei Maghi della Terra
piccoli ravioli fregati ad una fiera
destinati ad uno spaghetti-western
.
Conosco qualcuno che sarebbe turbato
dalla fissità instancabile del Tuffatore
.
il modello della Scuola d’Arte di Luminy
.
prende ogni mattina l’autobus ventuno
fermata Rotonda-Prado alle nove
è sottile come un acrobata
è rosso come un mattone
è muto come un tuffatore
ha il viso affilato che sporge
ha i capelli raccolti a coda di cavallo
ha gli occhi bianchi slavati
lo chiamo Modellone-l’Omologo
.
è sfuggito dal fermo immagine
e ora si muove su di un’altra superficie
non so se appartiene
a zone larghe o zone strette
.
A guardarlo bene
il Tuffatore Ocra di Paestum
ha un’aria spaventata
butta all’indietro la testa
come per ritardare uno choc
apre le mani a ventaglio
come un’aletta di frenaggio
.
il Tuffatore finisce col prendere
un leggero colorito di bara
stanco di lasciar credere
che percorre spazi immensi
come un geroglifico universale
.
se si decidesse a cadere
incontrerebbe presto un volo
di quelle cavallette rosse e verdi
che combattono in postura da samurai
delle orde di mosche nere
incrociandole indovinerebbe
il nome di quegli uccelli
il cui blu del collo pare sia
“un miracolo della natura”
.
Il Tuffatore Ocra di Paestum
non è che agli inizi
.
Non sa che il male dello spazio
provoca dei vomiti violenti
che ci sono cinque mutamenti di fuso orario
nella grande traversata transcanadiana
.
non sa che la voce è il nostro resto
non sa che un testimone della Shoa dice
“se poteste leccare il mio cuore
rimarreste avvelenati”
non sa che la presenza delle parole
è più forte della storia
.
il Tuffatore non sa
che un’Imperatrice di Cina
nutriva i suoi pesci preziosi
con i coglioni dei bambini poveri
.
il Tuffatore non sa che carnaio
è il nome dato sulle navi da guerra
a un distributore di acqua potabile
.
il Tuffatore Ocra ignora
che la vita funziona alla temperatura
della sua propria distruzione
.
Io so che una ragazza
strizzando gli occhi nel sole
giocherà ad immaginare
di fronte alla copertura della Tomba
dove il Tuffatore si fermerà
.
La ragazza non sa
che il nome indiano di Los Angeles
è “il luogo dove si sogna”
Marsiglia-Prads, maggio-agosto 1989.
.
[Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, a cura di Andrea Inglese, Metauro, 2009.]
*
Apparsa inizialmente su N.I. il 3 dicembre 2009.
“qualche cosa che vive d’apparenza\come una riproduzione\il reale non lo raggiungerà mai”;
“fragile corpo inclinato all’indietro\assomiglia a un modellino\del Morane della 1° G. M”;
“tomba di plastica”;
“è sfuggito dal fermo immagine”;
“Io so che una ragazza\strizzando gli occhi nel sole\giocherà ad immaginare”.
L’immagine commentata e l’immagine che viene prima della realtà. Il reale non raggiungerà mai la finzione (E non il contrario), il corpo che assomiglia ad un modello, il soggetto che sfugge all’immagine e la ragazza che gioca con le immagini: le immagini ci sovrastano e diventano il punto di riferimento per organizzare il reale, tutto, mi pare, figlio della logica cinematografica, anche la stessa struttura del testo, nella sintassi spezzettata e nelle immagini giustapposte mi sembra come lo scorrere di una pellicola.
Mica male! Secondo me però la lettura frammentaria e cinematografica è riduttiva. Io ci sento più un crescendo in senso psichiatrico – rivelatrice la parola “agrimensore”. Bravo Andrea Inglese.
Ho scoperto questo poeta qui (http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/11/12/programma-del-morto-in-il-commento-definitivo-di-jean-jacques-viton/). E trovo la sua ricerca appassionante, difficilmente comparabile anche con quanto viene fatto in Italia. E’ un autore assolutamente da conoscere. Il libro curato da Inglese è anche interessante per il confronto tra il panorama francese e il nostro.
La lettura frammentaria e cinematografica non è “LA LETTURA”. è quello che ho voluto mettere in evidenza IO. Io ci vedo ANCHE un crescendo in senso psichiatrico.
Luciano, intendevo la tua lettura, “una lettura”, non LA! :-)
Questa poesia in frammenti mi ha incantata.
Quando ero ragazza, ho passato tempo da contemplare nel mio libro di latino la danza del tuffatore. C’è una grazia che parte del movimento iniziato nel cielo, come caduta perfetta verso l’acqua. L’uomo fa il tratto tra il cielo e l’acqua. La linea magnifica del corpo colore ruggine ha il sapore della terra.
E’ come un miracolo; leggo una poesia che danza in comunione sacra con il tuffatore.
I versi sono i gesti del tuffatore, in una lingua classica, nitida.
Brilla l’ocro della poesia. Il tuffatore si metamorfosa parlando la lingua sconosciuta della tragedia moderna.
Brilla l’ocra del tempo.
Era il tempo sospeso prima la tragedia.
Ringrazio Andrea Inglese per la sublime traduzione.
Al volo, di prima lettura e a primo impatto:
Viton è straordinario nel fondere cultura cinematografica, onirismo, clsassicità e racconto, in poesia (che già, in sé, racchiude tutto questo) e , sul piano dello stile, lo fa mediando tra avanguardia e tradizione, con un ritmo “diesel”, che aumenta di potenza e forza con l’incedere del “racconto”, con un registro nient’affatto complesso, molto vicino al grado zero” del poetico, di modo che, per paradosso, questo possa venire fuori dall’understatement con assoluta limpidità, come fossero le perfette linee della composizione dell’affresco. Estetizzante quantro basta per richiamarmi da zone oscure “Sopra un’ urna greca” di John Keats.
Giusto la sensibilità di un poeta quale Andrea Inglese poteva renderlo in italiano con altrettanta bravura. Da rileggere e rimeditare.
In caso d’insonnia
sarà che abito da queste parti
sarà che inglese ha saputo scegliere
sarà che queste parle mi piaccono molto
io trovo che questa sia grande perfetta bellissima poesia
c.
Mi sono piaciuti i commenti, perché rivelano la ricchezza del testo di Viton e le diverse piste che esso può aprire. Viton è un talento d’eccezione e riesce a fornire la poesia di una quantità di timbri e prospettive che generalmente non ha. Ed è una poesia in cui l’immersione nel reale, che assume dimensioni a volte psichedeliche, va di pari passo con una versatilità stilistica incredibile. Credo che Viton possa fornire un punto di fuga a molta poesia italiana, un versante pochissimo esplorato da noi. L’autore italiano che più me lo ricorda è Majorino. Ma Viton lavoro ancora su percezioni più sottili, nell’infraordinario, nei resti.
Provo a inserire il link corretto a un altro testo molto bello di Viton, che Francesco Sasso mi ha chiesto per La poesia e lo spirito:
lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/11/12/programma-del-morto-in-il-commento-definitivo-di-jean-jacques-viton/
Aggiungo una riflessione.
Sull’ultimo Alias (28-11) c’è un paginone del critico Massimo Raffaeli su un saggio di Elisa Donzelli, “Come lenta cometa. Traduzione e amicizia poetica tra Sereni e Char”. Il saggio della Donzelli è senz’altro degno di interesse. L’articolo di Raffaeli si mostra però incredibilmente compiaciuto nel rievocare con solennità le alzate di sopracciglio di Char nei confronti di Sereni. Siamo all’aneddotica microscopica. Al biogramma ingigantito. E sembra che il tempo dei dialoghi tra poeti si sia fermato, sembra che tra Italia e Francia corra un cordone di reciproca ignoranza e indifferenza, sembra che nulla sia venuto dopo, che nulla avvenga oggi. Ma questo non è vero. Non sta certo a dimostrarlo solo questa antologia di Viton. Gli scambi tra poeti italiani e francesi continuano, forse più dispersi e clandestini, ma sono comunque vitali e sempre più fitti.
Posso, forse rozzamente, chiedere se in questa versione italiana c’è il testo originale a fronte?
Si,dovrebbe esserci.
Allora, Luciano, l’antologia ha il testo francese a fronte. In questo post non l’ho inserito per pura mancanza di tempo. Già l’impaginazione dell’italiano mi ha richiesto notevoli sforzi…
Un confronto però – doveroso per altro – tra testo francese e italiano si può osservare seguendo link che ho messo a un altro bel testo di Viton apparso su “La poesia e lo spirito”.
(Simona ne sa qualcosa, perché ha lavorato sulle impaginazioni non facili di Viton…)
grazie per la ri/proposta di un autore di grande ricchezza (che ho scoperto su LPELS) – nel mio arbitrio di lettore oso accostarlo “anche” alla “lezione” di un Wallace Stevens…
“Gli scambi tra poeti italiani e francesi continuano…”
Credo che la presenza dei poeti italiani a Parigi negli ultimi anni hanno contribuito a questo scambio. Penso alla “costellazione” Andrea Raos, Francesco Forlani, Andrea Inglese. La camera verde fa anche un lavoro magnifico.
@ Inglese
è abbastanza sconfortante che la cosidetta critica militante ignori quello che tanti poeti italiano stanno facendo, traducendo e diffondendo poeti statunitensi, inglesi e francesi. Forse Raffaeli ha bisogno di un piccolo aggiornamenti.
Incollo qui un tuo brano dall’introduzione, che mi sembra molto utile per capire a che punto stanno i rapporti tra poesia francese e italiana.
“(…) Pubblicando un’antologia di Jean-Jacques Viton il nostro intento è quindi duplice, sia documentario che militante. Non solo, infatti, si tratta di documentare l’opera di uno tra i maggiori poeti francesi viventi, ma di documentare proprio quell’opera, in quanto eccentrica rispetto alle aspettative di un pubblico italiano, ricettivo dal dopoguerra in poi soprattutto nei confronti della linea Mallarmé-Bonnefoy e di quella Rimbaud-surrealisti. Viton, infatti, s’inscrive in tutt’altro paesaggio, sollecitando in noi lettori una vera e propria ridefinizione dei confini del poetico, sopratutto in relazione alla poesia italiana attuale. L’avvicinamento alla poesia di Viton implica la rilevazione di altre genealogie, che ci conducono a figure come quella di Francis Ponge, in Francia, o come quelle di William Carlos Williams e di Louis Zukofsky negli Stati Uniti. Ma quest’antologia è anche, innanzitutto, un segno di gratitudine nei confronti di Viton, che è stato un passeur, in Francia, della poesia italiana. Non solo egli è stato traduttore di Nanni Balestrini e di Edoardo Sanguineti, ma in veste di direttore, assieme a Liliane Giraudon, della rivista «Banana Split» (1980-1990) ha permesso di far conoscere al pubblico francese poeti quali Costa, Niccolai, Spatola, Reta, ma anche i più tradizionali Quasimodo, Montale, Penna, Luzi, Pasolini, e romanzieri come Gadda e Arbasino. D’altra parte, questo lavoro di “attraversamento” dei confini linguistici e culturali proprio del traduttore è per Viton strettamente legato all’attività del poeta. Lo afferma esplicitamente in un’intervista del 2003: “Il testo straniero fa leggere diversamente la propria letteratura e permette di lavorare all’interno della propria lingua come uno straniero”. E Viton è stato anche traduttore di García Lorca e dei poeti statunitensi Michael Palmer e Jack Spicer. Ha inoltre diretto a Marsiglia, sempre in compagnia di Liliane Giraudon, i «Comptoirs de la Nouvelle B. S.», ossia una collezione di poesia dedicata alla traduzione collettiva di un poeta straniero vivente. (…)”
L’idea di essere straneo alla sua propia lingua è magnifica,
come sole nuovo illumina la parte non vista della parola.
dico la verità. ho goduto. viton è grande. ho goduto. quanto è avanti, quanto è oltre. questo post è una vera gemma, oh inglés.
Grazie caro Franz. So bene che il tuo occhio non fa sconti.
A Veronique,
si, è stato proprio Raos a farmi conoscere Viton. Raos per la Francia è stato un vero apripista. E autonomamente pure Michele Zaffarano, ora attivo in Camera Verde, ha iniziato a fare le sue esplorazioni. E poi c’era un agitatore nostro proprio a Parigi, ossia il Franzisko Furlen.
questo ci voleva proprio, Andrea. questo è. (e: grazie).
Grazie per la risposta Andrea.
mamma mia, questo è perfetto – grazie tantissimo, r
secondo me queste poesie nn sn legate bn
Mah….leggero colorito di bara….geroglifico universale????…cavallette rosse o verdi in postura di samurai…transcanadiense????….coglioni di bimbi poveri ai pesci????…..ma non é un pó trash???