Nuove nughette
di Leonardo Canella
[Le vie della ricerca poetica sono (quasi) infinite. Una di queste passa per le Nughette di Canella. a. i.]
Da Nuove nughette, Edizioni Prufrock spa, 2017
ti avvicini e mi vuoi far male. Hai i denti grossi. Rotti.
Piccolo, mi vuoi far male e mi racconti la storia di tua
figlia che non la vedi da dodici anni. Penso che hai letto
i Promessi Sposi quando mi mostri il bubbone che hai
sullo stomaco. Fuoriesce di 20 cm. Mi dici che è un’ernia
nonricordocosa e penso però che i Promessi Sposi non li
hai letti bene, che Don Rodrigo ce l’aveva sotto l’ascella,
il bubbone. Vuoi dei soldi per bere. Lo so. Ma penso che
se bevi poi non li rileggi bene, i Promessi Sposi. E allora
ti porto a casa pop corn coca tv (per me) e leggiamo
insieme di Don Rodrigo che ce l’aveva sotto l’ascella, il
bubbone. Hai capito?
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mi dici cura canalare allungamento di corona ricostruzione
con perni in carbonio e porcellana oro duemilaseicentocinquanta
euro. CHE COSA? Tutto per me? Che
penso che quando diranno quest’anno che lo Strega è
per me, potrò dire volete vedere la mia capsula porcellana
oro duemilaseicentocinquanta euro? Che c’ho pure
un elemento provvisorio in resina. Mitica Dildy, mitica
Fez, mitica Lalla, è questa la mia biografia letteraria. Che
vi racconto stasera. E intanto vi faccio vedere invidiose
la mia capsula oro porcellana duemilaseicentocinquanta
euro. Intorno al fuoco, sotto la luna.
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A Scipione Borghese
non so, corriamo sulla spiaggia. C’è il rumore del vento
e il sole che ti spalma gioia sulla schiena e ti fa bene. Ti
spara serotonina in vena e ti fa star bene. Ci sono anche
il baracchino con la cocacola e due cadaveri di migranti
boccaperta pesciolino in bocca. E ci siamo noi che corriamo
vento nelle orecchie, sole che ti spalma gioia sulla
schiena. Sulla spiaggia. Lui c’ha i quadri, io le nughette.
Sul gommone. È il 1610, è Porto Ercole, migranti nero
lucente denti d’avorio. Che scappano. Con i suoi quadri,
con le mie nughette. Sul gommone. Sera che arriva
è danza intorno al fuoco. Luna lucente denti d’avorio.
Michelangelo ed io lasciati sulla riva.
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alla conferenza filosofica alla periferia dell’esistenza
nell’epoca del nichilismo penso che la mia mamma mi
faceva un brodino buonissimo quando c’avevo male al
pancino. E anche il purè. Dopo aver visto l’ispettore Derrick,
che scendevo in cucina ancora in pigiama. E allora
alla conferenza filosofica di Adriano Fabris, Luigi Manconi
ed Eugenio Muzzarella (cfr. supra), io c’ho preparato
un brodino buonissimo pure per loro. In mezzo alla sala.
Grande filosofo pure io. E tutti in cerchio ci siamo messi
a guardare l’ispettore Derrick, Eugenio Muzzarella Luigi
Manconi Adriano Fabris ed io. In pigiama. Che è entrata
pure la mia mamma con il purè. Che grande ovazione, il
pubblico dice che è l’incontro filosofico più bello di tutti.
Io filosofo, e pure l’ispettore Derrick, in pigiama pure lui.
Che però lui meno filosofico di me.
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io te lo donerei un fiore se questa immagine non fosse
consumata. Avevo anche pensato di baciare le tue lacrime
ma ti sei messa a ridere (mentre scrivo, giocherello
in mutande con un ragno dell’albergo). Così stamattina
ti ho sparato. Prima di colazione. Sempre in mutande.
Sono d’accordo con te, anche questa immagine è un
tantino consumata. Se aspetti che finisco colazione allora
– che ci sono le albicocche sciroppate super saporite
e lo yogurt di mustafapascià – questa nughetta troverà
una soluzione finale anche per te.
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hai il sedere che si vede fuori mitico Elly. Sulla sedia, al
bar. PENSI. E pensi tutto il pomeriggio. Sulla sedia, al
bar. Il mare, le donne… E io ti guardo mitico Elly. Col sedere
che si vede fuori. Che pensi. E penso allora che per
pensare bisogna avere il sedere che si vede fuori, mitico
Elly. Non so. E se leggo che oggi la letteratura è finita dal
1980 penso che chi lo pensa non c’aveva il sedere che si
vede fuori, non so. E io e te invece ce l’abbiamo il sedere
che si vede fuori, mitico Elly. Al bar. E pensiamo il mare,
le donne, la letteratura…
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pensavo che una poesia è una scheggia nel dito e un
romanzo è Billy biscio pallino che cammina fra incavi
e increspature. Però penso che a Billy biscio pallino è
meglio se gli strappi una zampetta se no non c’è trama.
Che lui potrebbe dirti di occuparti invece della scheggia
nel dito, di toglierla magari. Ma digli che questa è opera
di poesia. E sentire il rumore scostante di Daly calabrone
solo chiuso dentro un barattolo? È il tempo che rimane.
Sul tavolo.
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io e lui difronte al dio Mediterraneo ondenere due di
notte. Hai aperto il gas in casa, vero?, c’ho detto evangelico.
Alla partenza. Ci parla allora parole audaci quella
sgrinfietta della Luna: venite, vi dico che cos’è la letteratura.
E lui e io subito a gara in mezzo al dio Mediterraneo
ondenere due di notte (gas aperto in casa). Tu
che troverai questa nughetta nella bottiglia, sappi che
entrambi nuotiamo chiappobiancolunari e allucinati in
mezzo al dio Mediterraneo. Ondenere due di notte. Fregati
scemiforte da quella sgrinfietta della Luna.
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mitico Omero, oggi ho conosciuto la bidella Susy, quella
della nughetta quattro del mio nughettolibello 2014 (sìii
profe, la numero quattro). Era lei prima che io sapessi
che lei c’era (ci sono rimasta male profe, lei mi fa parlare
in quel modo…). Io ho dovuto spiegare. Ti dico questo
perché forse da te verranno dopo cena quelle sgrinfiette
delle Sirene e vedrai la rosea figa di Venere. Che se però
viene il mitico Ciclope me lo devi presentare, RICORDATELO!,
che gli faccio subito assaggiare i miei pop corn
grandi e saporiti.
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ecco, se la Polly tornasse adesso mi troverebbe seduto in
cucina davanti a youtube, due limoni, il Corriere, Dante,
le nughette, la macchina digitale difronte, i piedi sulla
sedia. Morto. Penso questo e penso però che questa
nughetta falsa la mia posizione e che la Polly non mi troverebbe
esattamente così. La scrittura sporca la realtà!
mi grida dal freezer il pollo della Despar.
Mi ricordano, in una versione allucinata e ‘inefficiente’, i frisbees di Giulia Niccolai. Fanno fare pace con la scrittura poetica come intruglio di invenzione e piacere. Viva le nughette!
“La scrittura sporca la realtà”. Mi pare una ‘massima’ molto ‘minima’ da tenere sul comodino. Queste “nughette” (non so cosa siano e non vado a cercare) mi ricordano molto la Nutella con le fette di pane pugliese tagliate grosse da mia madre, la domenica pomeriggio, non nei giorni feriali. Comunque sia, ci si riconcilia con la realtà, con la ‘nughettità’. Ad majora Canella e la sua contemporaneità.