LO SGOMBRO E’ IL PESCE DEL FUTURO Cronache da altrove
di ⇨ Anna Tellini
Ti risvegli e ancora dinanzi a te si stendono i campi e la steppa:
non c’è nulla in alcun luogo, solo una vasta, desolata solitudine.
Nikolaj Vasil’evič Gogol’, Anime morte
In viaggio tutto può venir utile. […] Tutto può venir buono.
Cosa c’è là? Della corda? Dammi anche la corda;
anche la corda può servire in viaggio.
Nikolaj Vasil’evič Gogol’, Il revisore
Non ci potrei giurare, ma l’ho capito quel giorno, direi, di essere davvero tornata a casa. Che poi sarebbe il giorno di due soste a modo loro memorabili, in due località che per l’occasione ho diligentemente annotato, intanto perchè non capita sempre – di tornare a casa, intendo; e poi perchè a nessuno, scommetto, verrebbe in mente altro che scordarle al più presto.
Invece io con precisione chirurgica sono in grado ora di testimoniare che a Perevoloki, villaggio dell’oblast’ di Samara, come dai più paventato una gomma del nostro autobus ha infine ceduto proiettando noi, turisti di belle speranze, sull’asfalto inospite e polveroso di un’autofficina da cui salvarci affollando la contigua tavola calda, dove festanti infrangemmo l’austera disciplina alimentare che da giorni ci sosteneva, ma non la quotidiana conferenza dell’accompagnatore culturale di cui molto e legittimamente menavamo vanto e che, indifferente alle avverse circostanze, in quella location fuori dalla norma una volta dispostici noi in cerchio ha continuato a illuminarci sulla ricchezza storica e umana, per non dire sulla imprevedibilità, di quell’angolo di Russia che da Kazan’ a Rostov stavamo attraversando e che nella mia mente vivevo come la sua parte androgina in cui l’Asia ha fatto irruzione nell’Europa con i relativi rovelli sulla reale appartenenza all’uno o all’altro universo e col corollario di eurasisti e compagni e con l’immagine ejzenštejniana – per me decisiva – di Ivan il Terribile che stringe d’assedio le bianche mura della capitale dei tatari…
da Ivan il Terribile di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn [1944]
Per prendere la quale lo zar volle nei pressi una città fortezza che fosse d’appoggio per l’esercito, e la volle nella vicina isola di Svjažsk, e dopo un anno Kazan’ fu presa, e l’isola si fece luogo ideale di vita monastica, poi travolta dal Gulag col suo corollario di monasteri distrutti e poi in parte ricostruiti, che però la guida locale, Aleksandr per la cronaca, fu riottosa a mostrarci, attenta piuttosto a convogliarci alle bancarelle di souvenir…
Ma della nostra lotta di turisti acculturati in difesa delle nostre legittime aspettative, e anche un po’ stravolti dalle troppe case-vacanza dei nuovi ricchi post-sovietici che assediano quest’area così ricca di storia, un’altra volta casomai, perchè presto fummo presi dallo spettacolo di due altre mirabilia dei dintorni, entrambe incompatibili se vogliamo tra di loro, e anche con l’ambiente, ossia il “tempio di tutte le religioni” e ⇨ Innopolis, di cui ero, confesso, completamente all’oscuro. E se il primo, incompiuto, mi rende ancora insofferente con quell’aria new age un po’ così, sulla seconda – non c’è altra città nella storia moderna russa ad essere stata costruita completamente da zero – mi consento parallelismi arditi: Innopolis come Sankt Piter Bourkh! Create entrambe con un atto di imperio su uno spazio incredibilmente piatto, orizzontale, entrambe denominate con suoni stranieri e pensate come il centro della ragione, delle scienze, della cultura, sotto il segno di una modernizzazione concepita e imposta rigidamente dall’alto 1…
Ma tornando coi piedi per terra, e per la precisione alle due soste a modo loro memorabili, è stato nella seconda che qualche ora dopo, in località Oktjabr’sk, sulla strada che da Syzran’ conduce a Balakovo, quella sensazione antica e familiare di un incongruo pronto a farsi metafisico 2 mi ha definitivamente inondata al cospetto di un “Audaces Fortuna Juvat” in primo piano sul basamento di un leone di gesso (cemento bianco?) con la zampa sulla canonica sfera e, sullo sfondo, l’indicazione “toilette”, che poi è quella che cercavamo, ignari ancora di quell’iperbolico cortocircuito di senso e anche dell’orgoglio patrio che quella citazione latina ci avrebbe comunque indotto, a dispetto della sua evidente sconnessione da tutto e da ogni cosa.
Alla luce di tutto questo, e considerata la mia non disprezzabile sintonia con l’assurdo quotidiano di lì, ora, ripensandoci, non mi capacito di come la mia coda dell’occhio abbia potuto trasmettermi una sorta di trasalimento nel veder asserito – per l’esattezza sulla rotabile per Mosca, accanto alla fermata “Avtovokzal”, lasciando Ul’janovsk per Samara – su un cartellone, a firma dei Comunisti di Russia, un apodittico “Lo sgombro è il pesce del futuro”.
Perchè proprio lo sgombro, e non il tonno o il delfino, su questo attualmente si stanno spaccando la testa i russi
(24tv.ua)
Lo sgombro dei miei sogni. Come lo sgombro di Ul’janovsk si è “candidato” alle elezioni
(360tv.ru)
Dove sta andando lo sgombro dei comunisti russi?
(ulpravda.ru)
L’ingrandimento del pene, lo sgombro e la sexy-candidata. Come a un mese dalle elezioni a Ul’janovsk la campagna si è trasformata in un calembour 3
(dailystorm.ru)
e via elencando, e variamente argomentando. Ricordati alcuni legittimi interrogativi
Perchè proprio lo sgombro? Non la trota, non lo storione attualmente raro, non la popolare aringa?,
seguiti da considerazioni assennate:
(ulpravda.ru)
io però mi voglio concentrare su un’intervista del 13 agosto scorso ad Il’ja Michajlovič Ul’janov, uno dei leader dei “Comunisti di Russia”:
“Il’ja Michajlovič, perchè lo sgombro è il pesce del futuro?” / “Lo sgombro è un pesce antico. Lo sgombro c’era prima di noi, lo sgombro ci sarà anche dopo di noi. L’umanità è destinata a perire, ma lo sgombro ci sarà. E’ il pesce del futuro”
col che in questa fantasmagorica creatura il passato si sporge in un presente corroso dal dubbio, ed è Gogol’ che dilaga, è la sua iperbole che l’ha vinta – lo sgombro come il chlestakoviano cocomero da settecento rubli 4 -, in un vortice di sbandamenti nervosi in cui il grottesco distrugge la norma e le proporzioni, e si riaffaccia puntuale il tema puškiniano della tristezza sulla Russia, in un va e vieni di riso e di amarezza:
“vogliamo che lo slogan diventi una sciarada intellettuale: dove siamo, dove andiamo e cosa vedremo nel futuro?” 5
E infine, e per tirare un po’ il fiato:
INTIMITA’
Lasciato il gruppo a Širjaevoselo, sto scivolando sulla Volga verso Samara, e sento che la mia fusione col mondo si fa così totale che ho paura che gli altri, sul battello, mi accusino di oscenità
GRATITUDINE
Stalingrado, il Memoriale
ESOTISMO 1
Chissà quanti anni ho mentre, ipnotizzata, fotografo – così vicina da poterlo toccare – un sontuoso fior di loto del delta della Volga
ESOTISMO 2
A Elista, la gentilissima commessa calmucca di un negozio che vende abiti italiani stenta a credere che noi, davvero, siam voluti andare fin là
ESOTISMO 3
A Ul’janovsk, il direttore dell’agenzia turistica locale insiste che dobbiamo per forza essere tutti comunisti, visto che vogliamo visitare il museo Lenin, e per giunta nel giorno di chiusura
ESOTISMO 4
Nel rettilineo senza sbavature che da Astrachan’ ci sta portando ad Elista, a risvegliarci dal torpore è la crosta di sale a perdita d’occhio lasciata da un lago evaporato
GROTTESCO
Al mio occhio addestrato in epoca sovietica provoca una stupefatta esultanza, all’interno dell’antico mercato coperto di Saratov, quell’inarrestabile profluvio di carni pesci scatolame e frutta e alimentari di ogni tipo che dice che sì, è vero, certe memorie forse andrebbero accantonate
L’INESPRIMIBILE
All’uscita da una chiesa di Vecchi Credenti, a Rostov, una custode vestita come ai tempi che furono ci invita a tornare, l’indomani, “così, per stare un po’ insieme”:
- Nato nel 1992 per volontà dell’architetto, e filantropo, Ildar Chanov, e tuttora incompiuto, il “tempio di tutte le religioni” incorpora le influenze architettoniche di sedici religioni diverse, con l’ambizione, secondo le parole del suo fondatore, di essere luogo “di cultura e verità”. Innopolis, che il 9 giugno ha compiuto tre anni, ed ogni anno organizza un festival degli aquiloni (!), è una città intelligente che vuole attrarre investimenti e fare innovazione, a partire anche da una università specializzata esclusivamente in tecnologie informatiche, intorno a cui ruotano infrastrutture sociali, commerciali e abitazioni, scuole, ospedali, e pizzeria “Cacio e vino” compresi.↩
- Sì, credo che ad irretirmi, una volta e per sempre, sia stata a suo tempo questa incoercibile inclinazione russa all’assurdo, una peripezia di choc sui generis che costringe a continui aggiustamenti della percezione, a stabilire tra l’oggetto osservato e la realtà dei legami di senso per poi interpretarli; questo suo amore per il non ancora, lo stato di sospensione, lo scaturire delle cose dall’opacità dello sguardo consueto, per gli scarti, i dati marginali che si fanno rivelatori; questa capacità di vivere cogliendo, quasi di sorpresa, le cose alle spalle, mentre (perchè) nel frattempo la realtà è esplosa.
↩ - L’articolo specifica che da un manifesto Sergej Mironov, leader di “Spravedlivaja Rossija”, insieme a una bionda sexy, Ol’ga Svirid, sessoterapeuta candidata alle elezioni, invita ad aumentare il pene, e non l’età pensionabile.↩
- Ossia il cocomero, pari per prezzo a una casa d’abitazione da qualche parte alla periferia di Pietroburgo, che Chlestakov, protagonista de Il Revisore di Gogol’, asserisce venga servito durante i balli che egli dà nella capitale. Secondo le parole del suo stesso autore egli “non è affatto un impostore; non è un mentitore di professione; dimentica egli stesso di mentire e crede quasi lui stesso a ciò che dice”. N. V. Gogol’, Brano di una lettera scritta dall’autore a un letterato poco dopo la prima rappresentazione del “Revisore”.↩
- Novaja taktika kommunistov (la nuova tattica dei comunisti), 73online.ru del 13 agosto. Nel prosieguo si chiarisce che si tratta di un’ironia triste satura di sottotesti sociali, in breve di un artificio polemico contro la riforma pensionistica voluta da Putin, il cui tasso di popolarità ha subito per questo un calo dal 79% al 65% in pochi giorni. A urne chiuse, oggi sappiamo che i “Comunisti di Russia” hanno ottenuto il 5,82 dei consensi.↩
I commenti a questo post sono chiusi
che bel viaggio (la lettura), grazie
una meraviglia, come al solito, cara Orsola. Sempre preferisco lo sgombro, pesce più salutare di tonno e di altri pesci grossi, che abbondano in mercurio.
confermo quanto dice lo Sparz che lo cucina benissimo