Ballata
George Oppen
Astrolabi e glossari
Un tempo nelle magioni –
Un povero pescatore di aragoste
Incontrato per caso
Sull’isola di Swan
Dov’era nato
Vedemmo la vecchia fattoria
Stagliarsi sulla cima della collina
Su quell’isola
Dove passa il traghetto
Un povero pescatore di aragoste
I denti anneriti
Ci portò per l’isola
Su di una vecchia macchina
Un uomo forbito
Quasi irreale
Conoscendo tra quei campi incolti
Le nasse per le aragoste e gli attrezzi
Che sanno di sale
Le rocce sopravvissute ai classicisti,
Le rocce e le rimesse dei pescatori di aragoste
E le bellezze dell’isola
I moli sul mare mosso visto dalla strada
E il porto
E l’ufficio postale
Difficile capire quel che uno vuole dire
– essere seri e capire cosa uno vuole dire –
Un’isola
Ha una qualità pubblica
Sua moglie sul sedile anteriore
In un vestito semplice
Di quelli che portano le donne povere
Pensava che venissimo –
Non so come dirlo, lei disse –
Non per qualcosa che avevamo fatto, lei disse,
Dolcemente, “da Dio”. Lei disse
Quello che amo più di tutto
È visitare le altre isole…
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Il testo originale è qui . La traduzione è di chi posta. Un bel postcast di PennSound contiene una lettura fatta da Oppen nel 1979 e una conversazione critica sul testo tra Al Filreis, Rachel Blau DuPlessis, Jessica Lowenthal e Linh Dinh.
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Grazie Renata. Sarebbe cosi bello, mettiamo, che Einaudi dicesse: metto in una busta un bel po’ di soldi perché finalmente una buona traduttrice, e per altro poetessa, come Renata Morresi, curi l’opera integrale di Oppen in Italia, fine del sogno psichedelico. Grazie Renata, perché anche una poesia sola fa cosi bene!