After Lorca, di Jack Spicer – una prima traduzione italiana

Caro Lorca,

Vorrei poter fare poesie di oggetti reali. Che il limone fosse un limone che il lettore possa aprire o spremere o assaggiare – un limone reale, come un giornale in un collage è un giornale reale. Vorrei che la luna nelle mie poesie fosse una luna reale, che all’improvviso possa essere coperta da una nuvola che non ha niente a che fare con la poesia – una luna completamente indipendente dalle immagini. L’immaginazione dipinge il reale. Mi piacerebbe indicare il reale, rivelarlo, per fare una poesia che non abbia suoni al suo interno se non l’indicare di un dito.

Abbiamo entrambi provato ad essere indipendenti dalle immagini (tu sin dall’inizio e io solo quando sono diventato abbastanza vecchio da stancarmi di provare a far sì che le cose si connettano), a rendere le cose visibili piuttosto che a farne delle immagini (phantasia non imaginari). Com’è facile, in una rimuginazione erotica o nella più vera immaginazione onirica, inventare un bel ragazzo. Com’è difficile prendere un ragazzo in un costume da bagno blu, visto non meno casualmente di un albero, e renderlo visibile in una poesia tanto quanto un albero è visibile, non come un’immagine o un dipinto ma come qualcosa di vivo – catturato per sempre nella struttura delle parole. Lune vive, limoni vivi, ragazzi vivi in costume da bagno. La poesia è un collage di reale.

Ma le cose decadono, ribatte la ragione. Le cose reali diventano spazzatura. Il pezzo di limone laccato sulla tela comincia a sviluppare muffa, il giornale racconta di fatti incredibilmente antichi in uno slang dimenticato, il ragazzo diventa un nonno. Sì. Ma la spazzatura del reale continua a penetrare il mondo attuale, rendendo i suoi oggetti, a sua volta, visibili – il limone chiama il limone, il giornale il giornale, il ragazzo il ragazzo. Ciò che decade riporta il proprio equivalente all’essere.

Le cose non si connettono; corrispondono. È questo che rende possibile ad un poeta di trasportare oggetti reali, di portarli attraverso il linguaggio con la stessa facilità con cui li può portare attraverso il tempo. Quell’albero che avete visto in Spagna è un albero che non avrei mai potuto vedere in California, questo limone ha un odore diverso e un diverso sapore, MA la risposta è questa – ogni posto e ogni tempo ha un oggetto reale per corrispondere al vostro oggetto reale – quel limone può diventare questo limone, o può persino diventare questo pezzo d’alga, o questo particolare tono di grigio in questo oceano. Uno non deve immaginare quel limone; deve scoprirlo.

Perfino queste lettere. Esse corrispondono a qualcosa (non so cosa) che avete scritto (forse così poco chiaramente quanto quel limone corrisponde a questo pezzo d’alga) e, a sua volta, qualche futuro poeta scriverà qualcosa che corrisponde ad esse. Questo è il modo in cui noi morti ci scriviamo l’un l’altro.

Con affetto,

Jack

 

 

*

 

 

Narciso

Una Traduzione per Richard Rummonds

 

Bambino,
Come continui a cadere nei fiumi.

Sul fondo c’è una rosa
E nella rosa c’è un altro fiume.

Guarda quell’uccello. Guarda,
Quel giallo uccello.

I miei occhi sono caduti
Nell’acqua.

Mio dio,
Come stanno colando! Ragazzo!

– E io stesso sono nella rosa.

Quando ero perso nell’acqua
Capii ma non ti dirò niente.

 

 

*

 

 

La Ballata della Fuga

 

Una Traduzione per Nat Harden

 

Tante volte mi sono perso lungo l’oceano
Con le orecchie piene di fiori appena tagliati
Con la lingua piena d’amore e d’agonia
Tante volte mi sono perso lungo l’oceano
Come perdo me stesso nei cuori di alcuni ragazzi.

 

Non c’è una notte in cui, dando un bacio,
Uno non senta i sorrisi della gente senza volto
E non c’è nessuno che toccando qualcosa appena nato
Possa dimenticare davvero gli immoti teschi di cavalli.

 

Perché le rose cercano sempre nella fronte
Un duro paesaggio d’osso
E le mani d’un uomo non hanno altro scopo
Che imitare le radici che crescono sotto campi di grano.

 

Come perdo me stesso nei cuori di alcuni ragazzi
Molte volte mi sono perso lungo l’oceano
Lungo la grandezza d’acqua vago cercando
Una fine alle vite che hanno provato a completarmi.

 

*

 

Venerdì 13

Una Traduzione per Will Holter

 

Alla base della gola c’è un piccolo marchingegno
Che ci rende capaci di dire qualsiasi cosa.
Sotto di esso ci sono tappeti
Colorati di rosso, blu, e verde.
Dico che la carne non è erba.
È una casa vuota
In cui c’è soltanto
Un piccolo marchingegno
E grandi, bui tappeti.

 

 

*

 

 

Caro Lorca,

La solitudine è indispensabile per la poesia pura. Quando qualcuno si intrufola nella vita di un poeta (e ogni improvviso contatto personale, che sia a letto o nel cuore, è un’intrusione) questi perde momentaneamente l’equilibrio, scivola nell’essere che è, usa la sua poesia come si usa il denaro o la simpatia. La persona che scrive la poesia emerge, esitando, come un paguro dal suo guscio. Il poeta, per quell’istante, cessa di essere un uomo morto.
Io, per esempio, non ho potuto finire la lettera che vi stavo scrivendo sui suoni. Eravate come un amico in una città lontana a cui di colpo non ero più in grado di scrivere, non perché la struttura della mia vita fosse cambiata, ma perché d’improvviso, temporaneamente, non ero nella struttura della mia vita. Non potevo parlarvene perché entrambi, questo ed io, eravamo momentanei.
Perfino gli oggetti cambiano. I gabbiani, il verde dell’oceano, i pesci – diventano cose da scambiare per un sorriso o il suono di una conversazione – gettoni più che oggetti. Niente importa, se non la grande menzogna del personale – la bugia a cui questi oggetti non credono.
Quell’istante, dicevo. Può durare un minuto, una notte, o un mese, ma ve lo assicuro, García Lorca, la solitudine ritorna. Il poeta incista l’intruso. Gli oggetti tornano al loro posto, accigliati, in silenzio. Comincio di nuovo a scrivervi una lettera sul suono di una poesia. E questa cosa immediata, quest’avventura personale, non sarà trasferita nella poesia come lo erano le onde e gli uccelli; apparirà, tutt’al più, nel delicato disegno delle crepe, in una poesia in cui l’autobiografia è andata in pezzi ma non ha distrutto del tutto la superficie. E l’emozione incistata diventerà essa stessa un oggetto, da trasferire infine nella poesia, come le onde e gli uccelli.
E io diventerò di nuovo il vostro speciale compagno.

Con affetto,
Jack

 

 

*

 

 

Jack Spicer (Los Angeles, 1925 – San Francisco, 1965) fu poeta, studioso di linguistica, libertario – perse la cattedra per aver rifiutato il giuramento di fedeltà agli Stati Uniti – vicino a Robert Duncan e Robin Blaser con cui diede vita al San Francisco Renaissance, insegnante, ispiratore dei language poetsinsofferente nei confronti di definizioni ed etichette.

La casa editrice Gwynplaine, la rivista Argo, nella figura del curatore Fabio Orecchini, e l’impresa creativa non-profit Nie Wiem hanno sostenuto la traduzione di After Lorca (1957), la prima importante pubblicazione del poeta Jack Spicer in Italia. C’è ancora tempo per aiutare il progetto:

https://www.produzionidalbasso.com/project/after-lorca-di-jack-spicer-prima-traduzione-italiana/

 

After Lorca (1957) di Jack Spicer 
Edizioni Gwynplaine, collana Argo, 2018

Con una introduzione di Federico Garcia Lorca
Traduzione e Nota di Andrea Franzoni
Post-fazione di Peter Gizzi
A cura di Andrea Franzoni e Fabio Orecchini – Rivista ARGO

 

*

Print Friendly, PDF & Email

5 Commenti

  1. AFTER LORCA di Jack Spicer | Anteprima a Roma il 25 Giugno
    “LETTURE D’ESTATE” | Giardini di Castel Sant’Angelo
    dalle ore 21 con Brunella Antomarini, Marco Giovenale, Luigi Severi e i curatori del libro Fabio Orecchini e Andrea Franzoni.

  2. AFTER LORCA di Jack Spicer | Anteprima a Roma il 25 Giugno
    “LETTURE D’ESTATE” | Giardini di Castel Sant’Angelo
    dalle ore 21 con Brunella Antomarini, Marco Giovenale, Luigi Severi e i curatori del libro Fabio Orecchini e Andrea Franzoni.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Morire di strati

Di Giovanna Conti
[estratti da un'opera verbo-visiva in lavorazione]
I testi poetici e le immagini che ho raccolto interrogano la figura di mio padre a partire dalla sua faccia difficile. [...] La speranza è che i continui passaggi di stato—dall’Italia all’America e poi indietro, dagli sbuffi di mio padre alla sua rabbia dura...

L’esodo da Gaza – non cercavamo la vita quando lasciammo Gaza

Di Yousef Elqedra

Moheeb,

non ti chiedo di rispondere.
Va’, fuma il tuo narghilè e maledici il mondo.
A me basta che tu sappia che ci sono, che esisto nonostante tutto,

porto Gaza nel cuore come una ferita bella,
e Marsiglia sulle spalle come una croce leggera.

L’altro volto della resistenza

Di Yousef Elqedra

La tenda non è casa,
è promessa d’attesa
e ogni refolo di vento
ti rammenta che non sei che un passante
su una terra che non porta il tuo nome.

TLC

Di Federica Defendenti

dimmi tutti i tuoi segreti a cosa pensi
come un file protetto da password
esteso a .zip: secretato
come estrarti? e anche a saperlo
cosa cambia, dovrei hackerarti per leggerti in pieno ma ora
scegli un’altra app, file non eseguibile
ancora ancora un’altra volta riprovare

Palinsesti

Di Alberto Comparini

le ossa hanno dei tempi di guarigione diversi dai legamenti i tendini persino i menischi richiedono interventi più invasivi dei tumori le recidive i trapianti queste false illusioni quanto possono durare le certificazioni di inglese hanno una data di scadenza i controlli annuali i corpi gli effetti collaterali di quegli anni scivolati tra gli appunti delle segreterie

Gli anni degli altri

Di Marco Carretta
Arriva un pacco,
suo padre preme le bolle
come lui le parole.

Forza un pensiero di martello
fuori dalla sua testa.

Il pacco arriva dal passato.
È un pacco vuoto.
È un pacco di foto.
renata morresi
renata morresi
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: