LA VERA ETA’

di Giacomo Sartori (fotogrammi: film di Trapani-Sartori)

Si dà per scontato che l’età della gente

aumenti mano a mano

cambi di continuo

ciò contraddice la fisica quantistica

e più semplicemente

l’esperienza di tutti i giorni:

ognuno ha la sua età

fissa e immutabile

se la porta appresso

mese dopo mese

anno dopo anno

C’è chi è un bamboccio d’otto anni

e lo sarà sempre

chi è sempre stato un vegliardo

chi una ragazzona

I denti spuntano e cascano

i capelli s’infoltiscono e si diradano

gli stili vestimentari e le voghe

delle cosiddette età

sono patetici travestimenti

dell’atemporale identità

 

Basta pensare ai compagni di scuola

al tipetto del banco dietro

era già il flaccido ragioniere

incontrato trent’anni dopo

la spilungona della prima fila

non aveva nove anni

come sosteneva

ma cinquantasette

la docente con vezzi d’adulta

aveva in realtà dieci anni

Già allora

l’essenza di ciascuno

non mentiva

Per non parlare dei familiari

ti tormentano anno dopo anno

con la loro immutabile età

mentale e psicologica

scolpita nei loro geni

Mio fratello ha sempre avuto sei anni

anche quando ne aveva quattro

(e io uno)

mia sorella ne ha sempre avuti dieci

a dispetto delle arie d’anzianotta

che si dà adesso

mio padre ormai defunto diciotto

mia madre a stento cinque

Auspicheresti che le persone

evolvessero un minimo

e invece restano uguali a se stesse

come i fossili nelle rocce

Il mio amico ora deceduto

ha sempre avuto

quarantatre anni

come del resto molti altri artisti

L’età ideale per un autore

è proprio quarantatre

si potrebbero fare infiniti esempi

Parlo naturalmente dell’oggi:

in un futuro anche prossimo

potranno esserci variazioni

(e certo i poeti sperimentali

sono un discorso a parte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una volta andavano di moda i vecchi

chi n’aveva uno per le mani

lo mostrava in giro con fierezza

Ogni famiglia ne teneva un paio in cucina

stava lì a contemplarli

se li coccolava

come adesso i telefoni portatili

e i tablet

Ogni frase di questi cascami umani

(anche quando si vedeva

ch’erano restati bambini)

veniva ascoltata e meditata

E quindi anche i cosiddetti giovani

e le cosiddette persone di mezza età

(si parla sempre d’apparenza)

si sforzavano di sembrare anziani

Adesso vanno invece i giovani

più s’appare acerbi

(lasciando stare la vera età)

più s’è valutati

Il meglio di tutto

è esprimersi per vagiti:

due crocerossini bramosi d’adottarti

sono assicurati

S’addice apparire lisci

avere seni sordi alla gravità

silhouette snelle e resilienti

dentizioni luccicanti

Gli sforzi dell’umanità in questo senso

sono ragguardevoli

spesso eroici

Ora i cosiddetti vecchi

si considerano essi stessi

scandali semoventi

passano il tempo in palestra

e a spianarsi le rughe

con il ferro da stiro

Tutta fatica inutile:

nessun anziano viene mai adottato

da una coppia giovane

 

 

 

 

 

 

 

 

Beninteso chi per destino è un vecchione

nelle prime fasi della vita è a disagio

È impaziente di saltare le tappe

senza rendersene conto aspira

a un minimo accordo con se stesso

Enuncia sentenze che suonano stonate

massime grondanti saggezza

destinate a galleggiare nell’aria

Nei momenti di incomodo tossicchia

con espettorazioni da anziano

e fruscii di cartone secco

Poi però se dio vuole incanutisce

e si sente bene

Chi invece è intrinsecamente giovane

da principio se la passa da re

nemmeno se ne accorge

poi però le cose si guastano

diventa un calvario

Tutto ciò nell’inconsapevolezza:

le persone non sanno che età hanno

non sono interessate a saperlo

credono solo alla carta d’identità

e alla messa inscena dei compleanni

Bisognerebbe organizzare dei corsi

per aiutarli a orientarsi

distribuire manualetti per l’autodiagnosi

 

Certo l’apparenza qualche volta inganna

sarebbe assurdo sostenere il contrario

qualche volta un granchio si prende

Davi per scontato che il dato tipo

fosse di mezza età

pensavi d’averne mille prove

e scopri con raccapriccio

che scombinava le carte:

è un nonnetto abile al poker

Pur di ingannarti certi soggetti

applicano alla loro intimità

le prodezze della chirurgia estetica

O viceversa una vecchina

si rivela una balda ragazzetta

a dispetto delle orogenesi della cute

La vita è la vita

le certezze matematiche non esistono mai

Tanto meno nei rapporti telematici

basati per comune accordo sulla truffa

Gli unici che non s’ostinano

a cambiare sempre d’età

sono i morti

e si meritano per questo

un sentito rispetto

Se uno decede a cinquant’anni

l’anno dopo non pretende

d’averne cinquantuno

non si fa in quattro

per mostrarne quaranta

o magari trentacinque

Certo anche loro

s’aggrappano alle cifre nominali

incise sulla lapide

snobbando la vera età

ma non fingono di invecchiare

è già qualcosa

Per questo aspetto

sono sinceri

 

NdA: questo testo è tratto da una prosa apparsa (26 ottobre 2011) su Nazione Indiana, all’interno della serie “Nuovi Autismi”, con il titolo “La vera età delle persone”, e viene letto nel video “La verà età” (2018, durata 7.10 minuti), di Sergio Trapani e Giacomo Sartori, con la voce di Eloisa Del Giudice, realizzato nell’ambito di “Raccolte differenziate”; i tre fotogrammi sono tratti da ciascuna delle tre sezioni che compongono il video

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email

5 Commenti

  1. Lo trovo scontato, oltre che piuttosto noioso. Tipico compiacimento autoriale. E non ho mai pubblicato nulla finora sul vostro sito.

  2. gentile Valentina, ti confesso che adoro quando un/i lettore/i si lamenta/no, spero che anche questo non ti suoni come compiacimento; come dire, in questa cacofonia di parole, dalla quale anche la narrativa non ne esce indenne, mi sembra pur sempre un sempre un segno di interesse e di partecipazione; prima anche su NI c’era questa vita;
    detto questo mi spiace per la noia, e per lo scontato se mi segnali qualche autore che sostenga le stesse tesi mi fai un piacere (non scherzo, mi interessa davvero)

  3. Incredibile come Sartori possa ancora pubblicare qualcosa. Testo sciatto, pensieri elementari, di una banalità disarmante. Ma non c’è una redazione che seleziona i pezzi?

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Abbagli tra le rovine del mondo caduto

di Alice Pisu
Intrigato dalla vita nascosta nella materia morta, da ciò che è ormai privo di senso, Voltolini genera visioni nel gioco di accumuli utile a sostanziare una dimensione estranea al noto. La tensione alla vertigine esorta chi legge a concepire una cifra di inconoscibilità e al contempo di familiarità in luoghi infestati dalla solitudine: analogie con l’ignoto che ogni individuo sperimenta se osserva il proprio vuoto.

LA SPORCIZIA DELLA TERRA

di Giacomo Sartori e Elena Tognoli
Ci hanno insegnato che la pulizia è molto importante, e che le cose pulite sono inodori e ordinate, ben illuminate, ben geometriche, preferibilmente chiare. Quindi non c’è molto da stupirsi se la terra, che è tutto il contrario, ci sembra sporca e brutta, e anche poco igienica, infestata da vermi e altri bacherozzi com’è.

Le finestre di Enrico Palandri

di Alberto della Rovere
Questa la suggestione che abita l'opera di Palandri, nell'accorato invito a non rinchiuderci nelle nostre abituali, labili rassicurazioni, di pensiero, relazione e azione, nell'appartenenza, nei codici e nelle categorie, per muover-si, invece, nel mistero, nell'incertezza, all'incontro con l'alterità e gli affetti

Nessuno può uccidere Medusa

Marino Magliani intervista Giuseppe Conte
Io lavoro intorno al mito dagli anni Settanta del secolo scorso, quando mi ribellai, allora davvero solo in Italia, allo strapotere della cultura analitica, della semiologia, del formalismo, una cultura che avevo attraversato come allievo e poi assistente di Gillo Dorfles alla Statale di Milano.

Dogpatch

di Elizabeth McKenzie (traduzione di Michela Martini)
In quegli anni passavo da un ufficio all’altro per sostituire impiegati in malattia, in congedo di maternità, con emergenze familiari o che semplicemente avevano detto “Mi licenzio” e se ne erano andati.

Euphorbia lactea

di Carlotta Centonze
L'odore vivo dei cespugli di mirto, della salvia selvatica, del legno d'ulivo bruciato e della terra ferrosa, mischiato a una nota onnipresente di affumicato e di zolfo che veniva dal vulcano, le solleticavano il naso e la irritavano come una falsa promessa. Non ci sarebbe stato spazio per i sensi in quella loro missione.
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: