sei poesie erotiche
di G.
Hai un acquitrino
sotto il pancino
hai un acquitrino
ben periglioso
le dita slittano
non ce la fanno
a ripartire
(nemmeno
se faccio leva
con la bocca
se chiedo aiuto
al tuo fiato)
Quando la voglia
quando la voglia
t’attanaglia
gli occhi
d’acqua verde
ti stropicci
le narici
strizzi e torci
la bocca
la tua faccia
di bimba adulta
si squaglia
sulla battigia
dell’ossitocina
(dove corre
corre corrivo
il nostro amore)
Cosa fai
cosa fai
ti masturbi?
hai chiesto
mi tocco un po’
mentre ragioniamo
del nostro rapporto
tanto asimmetrico
e tanto tenero
ho risposto
Sul davanti
sul davanti
ti sporgono
due birilli
birichini
due sferette
fiere
deliziosamente
impiccione
per non dire
esibizioniste
(arroccate
su collinette
ergonomiche:
precise precise
per la mia mano)
Mi cavalchi
quand’hai
la smania
mi cavalchi
mi sproni e tiri
le redini
spingendomi
al galoppo
ti strusci
sulla sella
andiamo lontano
tanto lontano
Punto g
quando voglio
baci lievi
lievi lievi
(di ventino
umido)
punto il dito
sul tuo punto g
(d’altro canto
sono G punto)
(NdR: le immagini: stampa attribuita a Keisai Eisen, circa 1810, stampa attribuita a Isoda Koryusai, circa 1770-1771 , e disegno di Albert Marquet)
Qualcuno guarda al cielo e alle stelle, e il suo sguardo lo assimila a quelle cose mirabili. Lo stessa cosa accade per chi contempla lo sterco.
però i corpi e i rapporti fisici, anche nei loro aspetti più corporali e meccanici, non sono sterco, no?
…e mi piacciono. Mi stanno proprio simpatiche. ^_^
Mi piacciono.