Genoma

di Carlo Bordini

 

Questa è una poesia dedicata a mio nonno

 

Lui aveva la stessa testa come la mia. Piena di cose. E anche di cose

troppo numerose, che cozzano tra loro, e che a volte

non riescono a

trovare l’armonia.

 

a trovare l’ordine. a trovare l’ordine l’armonia. Aveva la stessa testa

che ho io.

 

E anche questo senso etico, un po’ austero, [da]

friulano.

 

Mio nonno è nel Dizionario Biografico degli Italiani.

A mio nonno è stata dedicata una via a Roma.

 

Mio nonno.

 

Mio nonno conobbe sua moglie a Berlino.

 

Probabilmente mio nonno era incapace di

tradire. Incapace di non mantenere

la parola,; e vergognoso

di cambiare.

Idea.

 

Mio nonno non era mezzo

schizoide. Non ha avuto bisogno

di essere

recuperato da uno psicanalista.

I suoi erano errori semplici,

Andare in guerra, morire per la patria

 

Mio nonno

non era pazzo

e non era neanche

un pazzo mancato.

 

Un mio amico (un mio amico brigatista)

mi ha consigliato di scrivere questa poesia.

 

Il mio amico si definisce

un burattino della rivoluzione.

 

Mio nonno amò mia nonna,

non era un amore

tanto bello

era un po’ ridicolo

mia nonna non poté mai scordarsi

di lui

e costruì la sua vita

sull’immagine

di quest’uomo

 

Un amore austero.

 

Era una coerenza un po’ ridicola

[[ma]]

 

era una coerenza che rispondeva alla coerenza

mio nonno non era pazzo

 

mia nonna non era pazza

soltanto un po’

ridicola

 

Sono affezionato al mio amico brigatista

perché avrei potuto essere come lui

 

Mio nonno mi affascina perché tra i miei antenati

è l’unico a cui somiglio.

 

non era uno stupido, anche se era austero.

 

si vedeva che era problematico

 

si poneva molti interrogativi.

 

e in fondo il suo senso del dovere

non era una colpa

 

Un amore austero

[perché   ]

 

 

anch’io conobbi a berlino

la donna della mia vita

o quella che avrebbe potuto essere

o quella che lo sarebbe stata

in un’esistenza parallela

 

avevo diciannove anni ero

/molto/disturbato

odiavo l’amore.

 

*

 

Le mie prozie

 

La storia della mia famiglia è complicata – perché non era una

sola famiglia, o due famiglie, ma quattro: cioè, mio padre e

mia madre avevano già perso le loro radici, estirpate e lontanissime.

I loro genitori infatti venivano da posti diversi. Di loro

si dicono varie cose, e pare che io sia di origine nobile. Dicono che

una parte della mia famiglia discenda da una sorella di Dante (Ma Dante

aveva una sorella? Non so). Si racconta poi

una storia abbastanza precisa, di un mio trisavolo napoletano, che veniva, pare,

però, dal Monferrato. Comunque

era a Napoli, e faceva diciamo, l’ingegnere, o il matematico, nell’Ottocento,

e si scontrò con un Inglese che, si dice, avesse insultato l’Italia, e lo uccise

in duello. Poi scappò in Francia,

e i suoi figli furono allevati nell’accademia militare. Uno di loro

diventò garibaldino, l’altro, per la rabbia, distrusse

l’albero genealogico. Ma so che sono esistite

altre donne, un ramo della mia famiglia infatti

è danese, i Von

Irminger, che venivano dalla

Germania, ed erano, più o meno, soldati, guardie

del corpo, e poi diventarono ammiragli. Sembra che ci sia tutta una generazione

di ammiragli danesi che fanno parte dei miei antenati in questo strano e lontano paese. Fu

………..[un mio antenato che comandava la nave che portò

una principessa russa

a sposare il re danese, o forse era

una principessa danese che doveva sposare

un principe russo. E io ho le fotografie

delle mie prozie, e stranamente da questa genia di soldati, mi sono rimaste

soprattutto le fotografie di donne, queste prozie meravigliose, che si fecero fotografare

alla fine dell’Ottocento. E’ bello avere

delle prozie danesi, belle

come le fate, sottilmente inquietanti, e una

l’ho conosciuta, abitava ad Amburgo, ed era molto bella, anche se ormai

vecchia; aveva una grande fascino, un fascino soave, e

nelle fotografie di ragazza è bellissima, così come le altre, erano tante

sorelle, una più bella dell’altra, quasi tutte bionde, e

tra loro

mia nonna era forse la meno bella, quella

più pensosa, e infatti venne in

Italia e sposò un intellettuale italiano, che poi fu ucciso in guerra.

Ma le altre prozie hanno tutte una

levità da dee, tutte

bionde, con la bicicletta, con quelle vecchie biciclette dell’ottocento,

oppure coi boccoli, e con quell’aria smagata, e c’è

una fotografia in cui

loro hanno accanto

a loro una loro nonna o prozia vecchissima, con un

cappellino pieno di fiori, e infatti mia sorella dice che mia nonna diceva

che sua nonna portava sempre

un cappellino pieno di fiori. E dei miei

antenati mi sono rimaste soltanto le figure

femminili, come se le

donne vegliassero su di me,

dall’alto, dall’alto di questo lontano paese

vichingo, ed è per questo poi

che mi hanno sempre fatto sognare le donne nordiche, perché queste fate

che vegliano su di me, dall’alto delle

fotografie

della Danimarca.

 

e

per questo

forse sono pochissime donne che ho amato

 

*

 

Non ho mai amato mia madre, né

era possibile, dato che

lei non mi amava.

Vi chiederete se posso rimpiangere

la confidenza, la solidarietà,

l’alleanza tra la madre e

un figlio. O se l’ho desiderata.

No. Non l’ho mai desiderata

e, anche, non la rimpiango.

Non si può rimpiangere ciò

che non si conosce.

Non posso rimpiangere quindi ciò

che non conosco.

 

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