Articolo precedente
Articolo successivo

Gli zoccoletti rossi

di Marina Massenz

Nella penombra della stanza, rilassata sul letto, ripensava al loro ultimo viaggio. Erano stati in un paese lontano, un paese d’Oriente.

Un giorno si trovavano in riva al mare; Peter giocava con altri bambini, a tratti si immergeva con maschera e tubo, poi ricompariva. Era da poco passato il maltempo, l’acqua da torbida andava riacquistando la sua trasparenza, il sole spandeva sulla scena una luce inesorabile. Lei era distesa sulla sabbia, ma ad un tratto avvertì un improvviso pericolo; forse i pescecani si stavano avvicinando alla riva, al largo il mare era ancora scuro e burrascoso. Le rive scendevano in quel punto in modo particolare; dolcemente all’inizio, formando delle pozze in cui ai bambini piaceva giocare; poi, poco più in là, improvvisamente, il fondale cadeva a strapiombo, l’acqua acquistava un colore blu intenso che alludeva a grandi profondità.

Si alzò inorridita; vedeva, come se il suo sguardo fosse improvvisamente capace di sondare tali abissi marini, le sagome affilate dei pescecani avvicinarsi, prepararsi al loro balzo felino sui piccoli umani. Allora chiamò a gran voce “Peter, Peter…”, ma Peter quando esplorava non sentiva nulla. Si protese quindi in avanti, distese il braccio il più possibile, il suo corpo si allungò fino a coprire la distanza che la separava dal bambino, l’afferrò per una spalla e lo tirò sulla spiaggia accanto a sé.

In quel momento, arrivò Paul; disse, venite, ho trovato due persone che possono essere per noi ottime guide. Si diressero insieme verso di loro; molto cordiali, l’uomo e la donna pareva conoscessero assai bene il paese. Di fronte alla barca, sulla quale  fino a quel momento era previsto che salissero, lei e Paul provarono entrambi una certa esitazione, un sottile timore; infatti le nuove guide li avevano invitati a seguirle per un’altra strada. Chiese a Paul: “Sei sicuro che abbiamo preso tutto, che non abbiamo scordato nulla?”. Ma dopo poco si tranquillizzò, vedendo che l’imbarcazione sulla quale avevano riposto tanta fiducia altro non era che una tozza scatola di lamiera, per giunta tutta chiusa, senza finestre, che avanzava sull’acqua senza alcuna eleganza.

Loro, invece, avrebbero proseguito diversamente; strane imbarcazioni, in verità… Si accomodarono; la coppia che li guidava in una, Paul e Peter in un’altra. Erano grosse ceste galleggianti. Lei si sistemò ridendo nella borsa di paglia che portava ogni giorno al mare.  Emergeva la sua testa, che osservava il panorama, le braccia, che poggiavano sui manici della borsa, e le gambe, che facevano dondolare gli zoccoletti rossi ad un pelo dall’acqua. Iniziarono il loro viaggio in tutta allegria; le leggere imbarcazioni venivano trasportate dalla corrente per una sorta di via secondaria, una strada di canali verdi e luminosi per i quali si procedeva senza alcuno sforzo.

A tratti lei rideva, perché a volte la cesta girava su se stessa, tirata in un carosello di gorghi leggeri, poi riprendeva il suo percorso ondeggiando come su una giostra.

Mentre le altre due piccole imbarcazioni avevano già toccato la riva, ancora giocava; un’onda le accarezzò il piede, afferrò uno zoccoletto… lo vide affondare lentamente. Si allontanava sempre più, perché nel frattempo l’acqua stava portandola verso terra. Allora si mise a remare con le braccia contro corrente, presa dall’urgenza di riavere la sua calzatura; dopo un po’ di resistenza, il fiumiciattolo cedette alla sua insistenza e

mentre lei affondava il braccio, fattosi di nuovo lungo lungo, la lasciò raccogliere lo zoccoletto. Se lo rimise e subito dopo saltò a terra, dove gli altri la stavano aspettando. Camminavano davanti a lei, che nuda osservava il suo corpo muoversi nel passo elastico, poi vide il suo ventre piatto e il pube. Si fermò affascinata; i peli del pube erano diventati piccoli arbusti, che portavano infiorescenze di diversi colori.

Il giallo, il verde, il rosso  riverberavano luminosi in quel punto del suo corpo.

Chiamò Paul, gli chiese di guardarla; egli si fermò, la osservò e disse che era molto bella ma avrebbe visto meglio dopo. Paul ha paura di perdere le guide, pensò. In effetti le loro guide e Peter tra di loro camminavano veloci avanti. Paul affrettò subito il passo per raggiungerli.

Lei invece si attardò ancora un attimo; si girò verso il fiume, lo guardò con amore, un po’ dispiaciuta di non aver regalato il suo zoccoletto ai gorghi divertenti che lo volevano. Ma non poteva donare a nessuno le sue chiavi segrete.

 

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

La penna

di Enrico Di Coste
Scrivere è come un imbuto: divieni così avvezzo alla pratica che non ti accorgi più di quale liquido passi all’interno. Maurizio scriveva per inerzia.

Quasi come un’egloga ( beh più o meno, insomma a voler essere precisi si poteva far di meglio, ma tant’è)

di Giorgio Mascitelli
Noi si è tutta brava e allegra gente di bosco e dove ci dicono di tagliare, noi si taglia; noi si porta sempre una simpatica ( e allegra) camicia a quadrettoni, che ci si slaccia allorché nella radura comincia a penetrare la luce del sole, dopo che qualche tronco è rovinato al suolo, e il clima si fa un po’ più caliente.

Un inizio

di Edoardo d'Amore
È una storia piccola, troppo minuta e fragile perché se ne sia parlato. Si può non credere a queste parole e andarla a cercare tra mondi virtuali e mondi reali, ma si scoprirà solo quanto già detto

Una facile profezia. La storica analisi di Hirsch jr. sulla scuola

di Giovanni Carosotti
Hirsch jr. denuncia la «refrattarietà dei pedagogisti a sottoporre le loro teorie a una libera discussione pubblica», consapevoli che quanto sostengono non reggerebbe a un adeguato confronto intellettuale.

Il pop deve ancora venire

di Alessio Barettini
Un esordio convincente, Il pop deve ancora venire, dove la forza della scrittura e la precisione del lessico appaiono in primo piano, con la padronanza di Anna Chiara Bassan e l'abilità nell'uso delle parole «instabili, precarie e mutevoli anche da sole.»

Il mazzero

di Arjuna Cecchetti
Beh, il mazzero inizia sognando che è a caccia. Insegue un animale, un cinghiale o un cervo, e lo segue lungo un fiume poi spara all'animale e lo uccide e quando lo raggiunge e lo gira, scopre che il cinghiale ha il volto di una persona che conosce.
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli ha pubblicato due romanzi Nel silenzio delle merci (1996) e L’arte della capriola (1999), e le raccolte di racconti Catastrofi d’assestamento (2011) e Notturno buffo ( 2017) oltre a numerosi articoli e racconti su varie riviste letterarie e culturali. Un racconto è apparso su volume autonomo con il titolo Piove sempre sul bagnato (2008). Nel 2006 ha vinto al Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura per il libro a fumetti Una lacrima sul viso con disegni di Lorenzo Sartori. E’ stato redattore di alfapiù, supplemento in rete di Alfabeta2, e attualmente del blog letterario nazioneindiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: