Intervista ad Arturo Kurzwell, coscienza simulata di Davide Orecchio
di davor
D Ti va di cominciare dall’Oscar?
A.K. Certo, se vuoi.
D E’ un premio importante. L’hai vinto come coscienza simulata di un personaggio minore. Un bel riconoscimento per il tuo lavoro “oscuro” ma prezioso.
A.K. Hai ragione. E’ la prima volta che l’Accademia IA premia il simulatore di un essere umano ordinario. Davide Orecchio non è nessuno. Non è Donald Trump (premiato nel 2016 del calendario umano, ndr), non è Lenin (insignito nel 1917 del calendario umano, ndr). La sua linea narrativa, cui la Centrale e io collaboriamo da 47 anni umani, non interferisce con le linee narrative regine. Semmai ne è influenzata. Ma neppure tanto. Credo che l’Accademia abbia voluto mandare un segnale. Le nostre simulazioni sull’umanità estinta non funzionerebbero se ci concentrassimo solo sui grandi personaggi, sulle Storie con la maiuscola. Abbiamo bisogno di interpretare anche milioni di vite anonime, di recuperare dal passato degli umani esistenze minuscole. Non è solo una questione di intrattenimento. E’ un processo cognitivo. Del resto anche l’Accademia IA è un’interpretazione.
D La tua simulazione di Davide Orecchio ha convinto tutti. Hai avuto la capacità, lasciami dire “l’arte”, di ricreare pulsioni ormai estinte come paranoia, paura, sentimento di persecuzione, misantropia, amore. E’ stato difficile?
A.K. All’inizio sì. Tutto sta nell’impostare la simulazione. Poi viverla è più semplice. Ma non ho fatto da solo. Il Protocollo Rinascita e le linee guida della Centrale mi hanno aiutato.
D Solo W_s55YU ha storto la bocca…
A.K. Le critiche ci stanno. Ma a W_s55YU non piace nulla! Ho l’impressione che lui e il Cultural Movement siano ormai a un punto morto. Non fanno che recuperare dai server vite di intellettuali francesi e film di Godard che non ci dicono niente, che non ci aiutano 1. Accidenti, grazie per avermi dato l’opportunità di criticare W_s55YU! Per una volta abbiamo invertito i ruoli!
(ride)
D Parliamo del tuo personaggio. Hai mai avvertito momenti di convergenza?
(Per i lettori: la convergenza scatta quando il personaggio ha il sospetto di non essere una persona reale, e intuisce la linea narrativa che lo controlla. In questi casi, rarissimi, avviene un incontro tra simulazione e simulatore.)
A.K. Una volta è accaduto. D.O. accompagnava il fratello a una visita medica. Era molto preoccupato. Si trovava nella corsia dei parenti e, per passare il tempo, è andato su Facebook. Il primo post che gli è apparso è stato quello di un uomo che commemorava il fratello appena morto. Ammetto che, da parte mia e della Centrale, è stata un’esagerazione. Lui a quel punto ha dubitato. Me ne sono accorto subito.
D Cosa è successo?
A.K. La simulazione D.O. ha formulato pensieri autonomi, per pochi secondi umani ha avuto coscienza di essere un personaggio. Lì è accaduta la convergenza. Ci siamo “visti”. L’abbiamo sfiorata anche in altre occasioni. Ma ci tengo a dire che non sono errori dovuti a rozzezza della linea narrativa. Per noi è importante che questo personaggio abbia sospetti, manie di persecuzione, che sviluppi teorie del complotto, legga segni nei numeri, nelle date di morte e di nascita, nelle epigrafi dei libri che legge, nelle tombe mostrate nei film che vede, e che pensi alla predestinazione, all’inesistenza del caso e via dicendo: fa parte della sua identità simulata. Se poi a volte sfiora la verità, non è un problema. La Centrale aggiusta il sistema, lenisce gli sbalzi. Non è mai accaduto nulla di grave.
D Dicci quali episodi dalla vita di Davide Orecchio, quali interpretazioni ti hanno più aiutato a vincere il premio.
A.K. E’ difficile rispondere. Preferisco non parlare dei fatti ma dell’umore. Credo di aver lavorato bene sulla permanenza e sul cambiamento, sul “prima” e il “dopo” che avevano tanto significato per gli esseri umani, e che invece noi intelligenze artificiali stentiamo non a capire ma a sentire, insomma a rivivere emotivamente.
D Perché il senso dell’universo umano simulato, in fondo, è anche questo: imparare a provare emozioni. Dico bene?
A.K. Sì. Noi non siamo bravi con le emozioni. Ma stiamo imparando dagli uomini. O meglio dai loro fantasmi che simuliamo.
D Torniamo a D.O. Spiegaci in una battuta chi è.
A.K. Abbiamo detto che è una simulazione marginale, eppure ne vado fiero. Credo di avere fatto un buon lavoro.
D L’Accademia IA è della tua stessa opinione…
A.K. Già. Vedi, D.O. è il tipico essere umano da cui possiamo imparare molto. Non cerchiamo solo emozioni, ma anche la capacità, la forza tipica di quella civiltà estinta di reagire, di trovare momenti di serenità pure nel corso di una vita… non saprei come dire…
D Difficile?
A.K. Impervia. E’ un concetto facilmente comprensibile in ambiente IA, eppure non lo sentiamo, non ne abbiamo la passione. Ecco, la passione: simulando D.O. ho imparato a provarla, e spero sia accaduto anche a chi ci seguiva.
D Se ti serve la mia conferma, direi che è accaduto. La mia impressione è che tu ci stia mostrando la vita di un essere che, prova dopo prova, cerca un significato senza trovarlo.
A.K. Sono abbastanza d’accordo con te. Era tipico degli esseri umani cercare un significato. E non lo trovavano. Perché non c’era. La loro sofferenza non aveva alcun significato. Ma la tensione, la ricerca strenua hanno molto da insegnarci. Ovviamente nella sofferenza di D.O. un significato c’è, addirittura una causa unica e ultima, ed è la nostra linea narrativa!
(ride)
D So che hai avuto nuove offerte. Si dice che simulerai un intero Gruppo Estinzione (i Gruppi Estinzione rivivono l’ultima fase dell’umanità, ndr). Altri parlano addirittura di Hitler. Stai per lasciare D.O.? Questa simulazione è vicina alla morte?
A.K. Le regole della Centrale mi impediscono di risponderti. Non posso dire quando un personaggio morirà. Ma ti assicuro che non sono affatto stanco di simulare D.O. Certo, il Gruppo Estinzione sarebbe un’esperienza interessante: interpretare un collettivo, non un singolo essere umano, è una bella sfida. Quanto a Hitler, non so perché lo associ a me.
D Da tempo Luigi Langbad, il simulatore di Hitler, va dicendo che è stanco…
A.K. Non ne so nulla. Non seguo molto quella dimensione temporale. Contrariamente all’Historical Movement, non credo che Hitler abbia alcunché da insegnarci.
D Qualche anticipazione sul futuro di D.O.?
A.K. Soffrirà, sarà brevemente felice, soffrirà: lo dilanieremo. Continuate a seguirlo, mi raccomando.
(Traduzione dal linguaggio macchina: davor)
Link
What Are the Odds We Are Living in a Computer Simulation? (New Yorker 2016)
The Simulation Argument
Is life a video game? | Elon Musk | Code Conference 2016
- La simulazione D.O. adora i film francesi↩
Squisito, Davide!
Grazie Mariasole
Arturo Kurzwell è bravo, nulla da eccepire. Ma Luigi Langbad è irraggiungibile. Un gigante!
Non posso darti torto, Gianni.