Tutto ciò che è reale è razionale?

Nel corso dei secoli la maggioranza, che è ciò che avviene, ci diceva Tutto ciò che è reale è razionale, io che accado sono giustificata, sono adatta, sono ragionevole.

Ma noi, la minoranza, le rispondevamo Tutto ciò che è razionale è reale, ma tu che accadi (non posso negarlo: tu esisti) non hai scusanti, non hai ragione né giustificazioni, tu ci sei ma sei irragionevole.

Ti sbagli, riprendeva la maggioranza, sei tu, anima bella, la vera inadatta, come avresti sgomberato quegli stranieri?, loro erano pericolosissimi, avevano superpoteri come mazze, bombole, spray urticanti, avevano pericolosi infiltrati: supercriminali che prendono le case che non possiedono, avevano i raggi laser, la tela dell’Uomo Ragno, avevano l’antimateria del Dottor Destino, ma io che sono ragionevole, razionale e reale, io che sono lo Stato, li ho saputi sconfiggere.

Anche io, rispondevamo noi, la minoranza, sono lo Stato, pago i tributi per uno Stato che non sia violento, fascista, crudele con i poveri, indifferente alla violenza dei ricchi, io non sono violenta e non sono fascista, io sono reale e razionale e tu, che non lo sei, devi adeguarti, devi ragionare.

Anima bella, ci incalzava la maggioranza, io agisco e ho dalla mia l’opinione dei più, sono razionale perché obbedisco e risolvo, io ho risolto il maggio di sangue di Wedekind, io ho risolto le contraddizioni di Genova, coi miei idranti e i miei manganelli io porto la sintesi, mentre tu blateri antitesi e in pochi ti seguono.

Io forse sono l’antitesi e mi seguono in pochi, protestiamo noi, la minoranza, ma tu, che sei reale (l’ammetto: tu esisti), sei talmente irrazionale da inventare realtà: tu inventi il nemico, lo camuffi, lo amplifichi, crei montaggi della realtà, così porti dalla tua l’opinione dei più, e infine, quando hai sconfitto il tuo nemico (tu sei piena di nemici, essi ti tengono viva), lo accarezzi e lo umili, mentre lui ha le fattezze di una donna che piange, ora questo esiste ed è logico, e funziona e ha risultati, tu funzioni ma non sarai mai ragionevole, tu sei irrazionale, tu sei ingiusta, io non credo alle tue carezze alla donna che piange.

Io, che invece sono la sintesi, diceva fiera la maggioranza, e ho dalla mia l’opinione dei più, amministro la violenza, so colpire i nemici, ma li so accarezzare quando ormai sono inermi, le mie carezze sono la sintesi e sono il sintomo che io porto una realtà razionale, ragionevole, pacificata, immune alle tue antitesi che protestano e sobillano, io sono ciò che è, tu vorresti essere, io faccio, io risolvo, tu desideri mondi diversi e non hai mondo alcuno.

Io sono sconfitta, diceva nel corso dei secoli la minoranza, ma persevero, il mio mondo dev’essere razionale, non solo reale; ragionevole e giusto, non solo legale; tollerante coi poveri, aperto, pronto a risolvere l’esilio e la povertà (tu non li hai mai risolti), dalla tua violenza nasce l’opposta violenza, quella violenza rafforza la tua, io sono inerme ma tu: la mia voce ascolterai sempre.

 

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Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
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