Operazione Levante di Angelo Petrella
Come un jab in pieno volto
di Davide Morganti
Sono sempre stato convinto che bisogna raccontare soprattutto ciò che non si conosce, ciò che non ci appartiene, ciò che è lontano da noi; perché quello che ci sta vicino, prima o poi si presenta. L’ultimo romanzo di Angelo Petrella (Operazione Levante, Baldini & Castoldi, pagg. 391, euro 18) viene considerato un thriller, una spy story, lo è, ma non lo conclude perché le storie che lo scrittore napoletano mette insieme hanno ritmo e potenza e una visione del mondo sulla modernità lucidissima. Questi tre uomini sono la spina dorsale del romanzo: Stanley Kavanagh è un esperto di informatica, distrutto dal dolore per la perdita della figlia e della moglie nell’attentato al Bataclan; Miša Bogdanov, ex agente russo, contrabbandiere di petrolio in Siria, rapito dall’Isis; Bob O’Malley, vicedirettore della Cia, chiede aiuto a Kavanagh per sapere di un attacco agli Stati Uniti di cui è venuto a conoscenza. La scrittura di Petrella incide con precisione nella geografia tragica di questi anni, scompone i confini, li delinea, li disegna; l’azione è continua, frenetica, il caso irrompe talvolta per risolvere o complicare, sparigliando le carte che si hanno in mano.
«I volti sono scavati, i bambini hanno piedi sporchi e paura nel volto, c’è perfino un gruppo di mutilati che si trascina sul selciato. Per il resto, soltanto terra e immondizia e macerie», la capitale dell’Isis è il regno del Lurido, dove la miseria umana ha un fetore peggiore della sporcizia. Trame nascoste, doppiogioco, tradimenti, sesso, morti violente, c’è tutto in questo romanzo che, pagina dopo pagina, suda, ansima, sanguina, soffre e spera con i suoi personaggi; lo stile terso di Petrella è deciso, segue tutti sempre da vicino, sembra un drone che dall’alto va in panoramica per poi abbassarsi e portarci ad altezza occhi. La nitidezza della narrazione spinge a seguire le singole vicende – in realtà ognuna intrecciata all’altra – con simpatia, nel senso etimologico della parola: patire insieme. Ci sono uccisioni che rattristano e altre che rallegrano, si avverte il ritmo di grandi serie televisive come Homeland o di House of cards; il petrolio diventa vergogna e morte, perché si muore e si inganna per questo malefico idrocarburo. Petrella descrive il mondo odierno infoiato di danaro e di potere: la Siria, passaggio obbligato di tanti gasdotti, è un martirio per gli innocenti e ingordigia economica per i politici. Bogdanov si muove tra stupore e rabbia, sopravvive di continuo alla vita, da lei ne è sedotto, non prova a dominarla come vorrebbero le mascelle di Obama e Putin; per questo malandrino russo, la vita è come quei compari che non sai mai se vogliono fregarti o meno, però tu alla loro compagnia non rinunci e la sera, quando ti addormenti, ignori se al mattino saranno ancora lì o no.
«Il Bahrein è un’isola a poco più di quattro ore d’auto da Riad. Un regno noto per il Gran Premio, le spiagge infinite e l’alcool a fiumi. Al punto che i giovani arabi lo soprannominano Saudi bar, recandosi in pellegrinaggio il sabato sera e tuffandosi tra discoteche, cinema e perdizione di stampo occidentale». È un mondo in perenne squilibrio quello che Petrella traccia, un ibrido tra est e ovest, sud e nord: i paesi cozzano tra loro come afflitti dalla deriva (economica) dei continenti, gli urti sono violenti e provocano reazioni a catena; ci sono però le guerrigliere curde e yazide che con il loro coraggio difendono il nord della Siria e provano a restituire dignità agli uomini. Romanzo insolito per l’Italia, abituata a un tipo di realismo minimale, da due camera e cucina e poco altro; invece l’opera di Petrella irrompe con forza, dà una spallata al piagnisteo locale su famiglie e femmine in eterna crisi contro i maschi: c’è una vis comunicativa classica, decisa e spedita. Il libro seduce, invoglia a continuare, l’adrenalina è in ogni pagina, una forsennata tensione che spinge verso Francesca (scoprite da soli chi è), Stan, Taahir (come Francesca), Nadwa. Nomi che contengono storie, storie fuori dal comune, esplosive, sono mine antiuomo, quando le si tocca c’è chi resta ucciso; in quasi quattrocento pagine Petrella ci racconta la follia di questo mondo digitale e carnivoro che corre, corre come la troika di Gogol perseguitata da due tragiche domande: Qual è la tua meta? Qual è il tuo destino? Quesiti che a distanza di quasi due secoli si ripetono. Dove corre l’Occidente e dove vanno la Russia e gli Stati Uniti. Romanzo corale, dunque, di grandi e piccole figure, che annaspano tra deserti e città, tra stanze lussuose e camere povere come la fame.
«C’è una luce sottile che filtra da qualche parte in alto nella cella umida. Nell’eccitazione del momento non aveva notato una finestra con le ante che si aprono dall’esterno: segno che trova nella parte perimetrale della prigione, o del rifugio che sia. Il braccio che pulsa gli fa improvvisamente ricordare tutto. Ha il volto gonfio, il torace pieno di ecchimosi ed ematomi, e le coste gli sembra che traballino». Questa secchezza descrittiva è una delle caratteristiche di Petrella, poco incline a manierismi, le sue parole sono jab sinistro e destro portati con destrezza. Il mondo arabo, i servizi segreti, i potenti della terra, il male di vivere, l’ossessione per i soldi e per la sopraffazione, la lasciva voglia di ingannare, la necessità di Stato, la polvere africana, l’uomo contro uomo; saggio sull’Occidente e sul suo tramonto che per il momento continua più a illuminare con i fuochi delle guerre che a spegnersi nel buio della stanchezza morale.
Angelo Petrella
Operazione Levante
Baldini & Castoldi editore
Pagg. 400 – euro 18