Vite salvate #1

di Davide Orecchio

 

Al mattino ero nel sole, ero sulla strada, io sono una cellula germinale che prolifera nella città, nessuna terapia può annientarmi né cronicizzarmi, comunque mi autocancellerò, ero sul motorino, scendevo verso i quartieri di valle e ho visto una donna salire dal serpente d’asfalto, neppure sul marciapiede, camminava nella mia corsia, è vecchia, s’appoggia a un bastone, su dai fianchi la schiena le architetta un angolo ottuso appena protetto dalla camicia larga coi fiori, questa donna è una cellula germinale che prolifera nella città, ma sta per autocancellarsi, ero nel sole, ero sulla strada, ho visto che la donna si ferma, poi lasciò cadere il bastone, portò la mano sul cuore, per questo ho frenato, chiesi Ha bisogno di aiuto?; non rispondeva, sta per autocancellarsi, non conosco bene la procedura ma credo includa dei gesti come camminare in salita sul serpente d’asfalto, nella corsia delle auto, non sul marciapiede, e lasciare il bastone, e portarsi al cuore la mano, e restare nell’angolo ottuso, la paura viene un momento prima dell’autocancellazione, poi anche quella svapora, noi siamo cellule germinali che proliferano nella città, ci insegniamo l’un l’altra a morire

ma sono sceso dal motorino, l’ho parcheggiato, salgo verso la donna e quando le sono vicino lei mi sussurra Non respiro, ho dolore al petto; allora le mostrai i giardinetti poco sopra di noi dove c’è una panchina sotto l’ombra degli eucalipti, e una fontanella per dissetarsi: Vogliamo andare su insieme?; la donna fa cenno di no: non riesce più a muoversi, forse questa cellula mi sta insegnando a morire, le cellule germinali della città, nel momento in cui imparano a morire, insegnano a morire, ma io ero nel sole, ero sulla strada, non ho voglia di imparare quest’oggi io/l’ho presa in braccio come una sposa, come Benigni con Berlinguer e con la donna ho scalato i gradini di marmo fino alla panchina nell’ombra dell’eucalipto, l’ho messa a sedere, andai alla fontanella dell’acqua e ne raccolsi nelle mani serrate, tornai dalla donna che bevve dalle mie mani, così lei ora respira e dice Forse ho meno dolore,

aspettiamo nell’ombra, le cellule germinali sanno occasionalmente fermarsi, allora l’autocancellazione va in pausa, non c’è ancora la morte, c’è stata, ci sarà, ma non adesso, e questo si chiama presente, e chiedo alla donna Ha un numero che possa chiamare?; lei mi porge il telefono dalla borsetta e disse Cerchi “Serena nipote”, non “Serena portiera”, non si confonda; così chiamai “Serena nipote” che disse Arrivo; così l’aspettiamo, la donna sdraiata, io seduto sulla panchina, offro il mio grembo alla testa grigia di lei, si fermò una Fiat Cinquecento ed ecco “Serena nipote”, ho dato alla ragazza sua nonna, la ragazza l’ha fatta sdraiare nell’auto, le cellule germinali proliferano nella città egoisticamente ma occasionalmente offrono riparazioni alle sorelle gratuitamente, hanno la facoltà di fermare l’autocancellazione delle sorelle, questo solo nel presente, non vale per il futuro, e la ragazza portò via la donna dell’angolo ottuso, e ne raccolse il bastone, ma prima che vada le lascio il mio numero per sapere la fine.

Ed ecco la fine.

Il giorno dopo mi chiama: L’ho portata dal medico, ha detto che poteva morire, è molto fragile, ma si ostina con le sue passeggiate, la proliferazione ostinata delle cellule germinali della città, insomma se non c’eri tu non ci sarebbe più lei, le hai salvato la vita, cosa posso fare per sdebitarmi?

Non puoi fare nulla, nulla di nulla, hai già fatto tutto, mi hai appena detto che ho salvato una vita, nel presente delle cellule germinali questo è possibile sebbene raro, mi hai detto quello che serve.

E questa è stata la mia prima vita salvata.

Immagine tratta da https://pixabay.com/it/users/Witizia-261998.

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Giallo

di Franco Santucci
Giallo, come argomentazione sterile, come il ridicolo di emozioni in un trascorso indenne, giallo narciso di sconforto e inettitudine, nervi a pezzi di un giallo inutile. Mi rifugiai sul primo treno in partenza, uno qualunque (giallo borghese di una medesima ribellione), per sfuggire alla persecuzione

Non premiatemi, sono un poeta

di Max Mauro
Sono un poeta. Negli ultimi dodici anni ho partecipato a 128 concorsi letterari. Tengo il conto di tutti perché sono un tipo preciso. In camera, in una cartellina dentro il cassetto dei documenti, conservo le ricevute delle raccomandate di ogni singola spedizione...

Gaza: Warfare

di Flavio Torba
Si scambiano dichiarazioni di guerra con gli occhi. Il viso di Pastore è un campo minato dall'acne. La vita all'aria aperta non deve fargli un granché bene. Si tormenta un bubbone, mentre sibila un flusso ininterrotto su chi ucciderà chi

Epigrafi a Nordest

di Anna Toscano
Sin da piccola sono stata abituata a frequentare i cimiteri, andare in visita da parenti defunti, accompagnarli nel loro ultimo viaggio, attraversare camposanti pieni delle stesse fototessere: anziani coi capelli grigi, occhiali, sfondo chiaro, abiti scuri. Mia madre e mia nonna, tuttavia, hanno iniziato a pensare alla loro morte anzitempo, ogni due anni eleggevano una foto come quella per la tomba e per l’epigrafe

Lo senti

di Stefano Ficagna
Cominciarono a sparire in primavera. Dissero che era colpa di un batterio, l'eredità genetica della guerra: certe persone diventavano trasparenti, poche per la verità ma abbastanza da poterlo notare coi tuoi occhi, perché succedeva ovunque. Fu una trasformazione graduale, tutt'altro che piacevole

Addio addio, dottore mio

di Paola Ivaldi
Nel considerare, per un attimo, il processo di inarrestabile sgretolamento della Sanità pubblica, quella fondata nel lontano 1978 sui nobili principi di universalità, gratuità ed equità, senza avere più né la forza né la voglia né tanto meno la capacità di additare gli innumerevoli responsabili di tale sfacelo, inizio a giocare di immaginazione
davide orecchio
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: