Sole di mezzanotte ( bagatella dell’apericena)

di Giorgio Mascitelli

Quando Guido della Veloira vuole fare il figo, si mette gli occhiali da sole.

In sé non c’è nulla di male, viviamo in un’epoca di ampia tolleranza ed è un saggio piacere di attardarsi a giocare proprio quando la vita mette fretta; tuttavia da un punto di vista tecnico la questione è di tutt’altro genere perché bisogna ammettere che Guido della Veloira prova questo impulso con particolare intensità nelle ore crepuscolari, all’ora dell’apericena, insomma, e vi è forse una correlazione tra la propensione al consumo di detta forma d’intrattenimento alimentare e l’utilizzo degli occhiali da sole al tramonto o subito dopo.

Ora le scelte sono scelte e non si possono sindacare, ma poi bisogna notare che tanti fanno la scelta di Guido della Veloira e in sé non c’è nulla di male, un po’ di conformismo non ha mai ucciso nessuno, anzi la vita di tutti i giorni si svolge anche perché  c’è un pizzico di conformismo nella maggior parte delle cose che facciamo. Il problema risiede piuttosto nell’implicita convinzione di Guido della Veloira di compiere una scelta esclusiva quando indossa gli occhiali da sole all’ora dell’apericena. Questo significa, dovrebbe significare, perché ormai in questi giorni di luce breve non c’è più nulla di certo ( e i miei occhi invecchiano a vista d’occhio),  che c’è un problema di percezione di sé, il che costituisce senza alcun dubbio un inconveniente.  Per tutti è difficile riconoscere la propria esperienza come un’esperienza tra le altre, ma addirittura Guido la pensa come l’inevitabile prodotto di un’accorta programmazione e di scelte felici.

Questa storia delle scelte è un po’ come quando all’apericena  ci si sofferma a considerare con ponderazione se si vuole lo spritz con l’aperol o con il campari, senza ricordare che spesso sono più importanti il vino, la quantità d’acqua e, in definitiva, lo stato d’animo con cui si beve. In pratica l’unica scelta possibile occupa tutto lo spazio mentale così che non si veda il resto del campo. Del resto anche l’apericena, la sua oggettiva importanza nella vita moderna e in particolare l’apericena con gli occhiali da sole va considerata come un parziale risarcimento ( di cosa non occorre precisarlo qui perché i tempi non sono maturi).

L’inconveniente principale di chi trascorre l’apericena indossando occhiali scuri sono due. Il primo, davanti al buffet, è di faticare a distinguere le vivande, specie i vari tipi di pasta fredda, cosicché spesso non si sa ma si presume quel che si porta al  tavolo nel piatto; il secondo è di protendere il viso verso l’interlocutore come fa quello che procede in base a quanto sente. D’altra parte viviamo in un’epoca o quanto meno in quest’epoca  frequentiamo apericene in cui nessuno porta più l’orologio ma tutti sanno esattamente che ora è, così è possibile che chi porta gli occhiali da sole veda meglio degli altri.

Non si registrano scontri nell’afflusso ai tavoli imbanditi con le pietanze per l’apericena tra i portatori di occhiali da sole che evidentemente sanno muoversi con destrezza. Si è sviluppata tutta un’abilità nel leggere nella penombra causata dall’occhiale nero le dimensioni dei volumi e degli spazi; abilità invero tanto più commendevole quanto più superflua dal momento che basterebbe togliersi gli occhiali per vedere le cose nella loro vera luce. Ma essi non vogliono levarseli, nemmeno Guido della Veloira che pure avverte un brivido di dubbio: per desiderare di vedere le cose nella loro luce bisognerebbe che questa fosse almeno presentabile, non certo questa luce livida breve che adesso va per la maggiore. Insomma essi non vogliono levarseli ed è difficile dar loro torto. Piaccia o meno,  questa è la legge dell’apericene in cui ci tocca vivere.

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. Ma se ci sono pubblicita in cui “l’eroe” ostenta occhiali da sole
    di notte… reclamizzando un certo abito…

  2. insomma, grazie a Giorgio che ci fa così ridere sulle nostre normali visioni di città..

    Io, che non sono così arguta, ad esempio potrei pensare ad un diffondersi di virus che causano congiuntivite, che si acquisce particolarmente di fronte ad un bicchiere di aperitivo.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Un inizio

di Edoardo d'Amore
È una storia piccola, troppo minuta e fragile perché se ne sia parlato. Si può non credere a queste parole e andarla a cercare tra mondi virtuali e mondi reali, ma si scoprirà solo quanto già detto

Una facile profezia. La storica analisi di Hirsch jr. sulla scuola

di Giovanni Carosotti
Hirsch jr. denuncia la «refrattarietà dei pedagogisti a sottoporre le loro teorie a una libera discussione pubblica», consapevoli che quanto sostengono non reggerebbe a un adeguato confronto intellettuale.

Il pop deve ancora venire

di Alessio Barettini
Un esordio convincente, Il pop deve ancora venire, dove la forza della scrittura e la precisione del lessico appaiono in primo piano, con la padronanza di Anna Chiara Bassan e l'abilità nell'uso delle parole «instabili, precarie e mutevoli anche da sole.»

Il mazzero

di Arjuna Cecchetti
Beh, il mazzero inizia sognando che è a caccia. Insegue un animale, un cinghiale o un cervo, e lo segue lungo un fiume poi spara all'animale e lo uccide e quando lo raggiunge e lo gira, scopre che il cinghiale ha il volto di una persona che conosce.

Le rovine di La Chiusa

di Giorgio Mascitelli
In questo romanzo dominano le rovine, le discariche abusive, le costruzioni fatiscenti e per l’appunto i cimiteri di macchine: esse sono una forma di allegoria della condizione storica del presente

Buchi

di Serena Barsottelli
La sensazione che provava non era simile ai brividi. Eppure spesso tremava. Non si trattava neppure dell'umidità, quel freddo capace di filtrare sotto il primo strato di pelle e poi sciogliersi nei cunicoli tra nervi e vene.
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli
Giorgio Mascitelli ha pubblicato due romanzi Nel silenzio delle merci (1996) e L’arte della capriola (1999), e le raccolte di racconti Catastrofi d’assestamento (2011) e Notturno buffo ( 2017) oltre a numerosi articoli e racconti su varie riviste letterarie e culturali. Un racconto è apparso su volume autonomo con il titolo Piove sempre sul bagnato (2008). Nel 2006 ha vinto al Napoli Comicon il premio Micheluzzi per la migliore sceneggiatura per il libro a fumetti Una lacrima sul viso con disegni di Lorenzo Sartori. E’ stato redattore di alfapiù, supplemento in rete di Alfabeta2, e attualmente del blog letterario nazioneindiana.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: