La storia in serie
di Claude Royet-Journoud
traduzione di Domenico Brancale
[un estratto da “Le nature indivisibili”,
pubblicato da Effigie Editore
nella nuova collana di poesia Le Meteore]
affinché ciò resista
lei accoglie l’indistinto
non avrei mai voluto
si fanno i conti nel buio
un calore senza fine
tavolo era la parola
——
un nodo racchiude il fuori
altri raggiungono il tavolo per morire
——
il silenzio è una forma
——
aria che definisce impercettibile
nessuna separazione
l’area dell’animale
——
verticalità della fame
madre più vicina
——
una manciata di blu nell’angolo
——
è nella stanza che respira
a dirla tutta
l’aria lascia una macchia rossa
un po’ di febbre nell’intersezione
la fine dell’evento
s’impossessa di colui che è solo
——
il punto che designa il margine
la prossimità dell’acqua
——
scrivevo la parola paura
——
senza staccare lo sguardo dal tuo nome
——
la luna nera di Raworth è rettangolare
——
un atto senza difetti
sebbene lei porti la sua ombra
——
seppellirli nel denaro
——
«ci saranno generazione e distruzione»
——
l’orecchio ascolta il sangue
che l’attraversa e macchia
il lenzuolo
tra il calore e l’immagine
…
che ci siano gesti
…
fa notte nella mano
——
la sua fragilità tocca le pareti
——
poi spalle a terra
il cammino si ferma nello sguardo
——
è questo
o il corpo che cede
——
ti lascio una luce tu spegnerai
——
non ci sono limiti nelle cose
le gambe seguono la frase
l’accumularsi di pietre
un respiro
basta avanzare
——
l’assetto instabile del 4
prendendosi gioco della compattezza
——
fu questione di navigazione e strategia
——
il grande quadrato non ha angoli
fuori
prima della voce
l’alterazione di un oggetto
mai una frase
su la terra rovesciata
(Braccia, gambe. Un corpo fa massa in quel che rimane dell’occhio. Non è più sonno quest’inerzia che lei confessa… Il freddo, come se niente fosse.)
——
le immagini accentuano questo dominio
sottolineano il passaggio
non la finiremo
——
«oggi non parlo a nessuno»
Rumore di piatti dalla cucina.
Chiedo che ora è,
e quanto manca per la cena.
La morte a volte mette appetito