Le cose possibili
di Martina Germani Riccardi
uno, uno, uno.
provo a pensare solo uno
e passano i primi venticinque metri.
due, due
neanche metto la testa fuori,
neanche la giro:
voglio restare qui sotto
né per difesa né per fiato, solo per
stare con me.
tre, tre
ogni tanto ci prova, qualche parola, a venire su
tre, quattro
non le lascio spazio.
le braccia vanno come se dovessero tirare giù il
mondo:
posso guardare curvarsi la schiena della terra:
qui sotto
cinque
posso nuotarci sopra
cinque
entro piangendo, invece la fatica
mi educa il fiato
e mi costringe
sei
a calmarmi
sei
non prima di aver urlato
tutto quello che avevo da dire
a te
a me
sette
non prima cioè di aver dato l’impressione
che un pesce invisibile stia intonando un canto,
mentre nuotiamo e invece è la mia voce
che grida
otto
non prima
di aver mescolato
la mia acqua interna con quella esterna
s
enza essere vista
otto, nove
sbuffo. la prima volta dopo dieci
dieci
dieci volte che ricomincio
sempre da me
non ho più il cuore di
fare senza
stare esattamente dove si è.
stare esattamente dove
si intreccia un filo del discorso:
uno che sia uno. invece di
esserne orfani