La frontiera

lafrontiera  di Gianni Biondillo

 

Alessandro Leogrande, La frontiera, Feltrinelli, 2015, 316 pagine

Semplificando all’estremo la letteratura italiana sembra in questi anni polarizzata fra il mainstream del romanzo borghese da una parte e l’universo del “genere” dall’altra, indipendentemente dalla (alta o bassa) qualità espressa. Anche per questo libri d’altra natura, come quello di Alessandro Leogrande, riescono a portare un po’ di bibliodiversità all’asfittico paesaggio letterario nazionale.

La frontiera punta tutto sul suo valore testimoniale. Ci racconta di quel cambiamento, non solo storico ma addirittura epocale, che stiamo attraversando, senza che lo si stia intuendo per davvero. A leggerlo si comprende come non potrà mai esistere alcuna frontiera artificiale che possa bloccare al di fuori una specie, quello umana – indifferentemente dalle etnie e dalle culture – che cerca una emancipazione dalla guerra o dalla fame.

Nessuna tesi buonista, solo una presa d’atto da parte dell’autore che ha deciso di raccontarci questo esodo non attraverso cifre o statistiche, ma con la voce delle persone – afgane, eritree, curde – che ha incontrato strada facendo e che gli hanno confessato le loro tragiche e assurde traversie.

Ma Leogrande guarda anche alle reazioni delle classi sociali più povere dei paesi che stanno vivendo questa “accoglienza forzata”, consapevole di come il mutamento provochi tensioni sociali e rigurgiti razzisti. Da che parte si ponga l’autore è evidente, alla sua scrittura manca l’asetticità del saggio sociologico. La partecipazione emotiva è esplicita, persino il senso di frustrazione del suo ruolo di “semplice” testimone.

D’altronde, al di là della resa letteraria, quello che conta è come questi libri riescano a farci ragionare fuori dalle urla e dalle banalizzazioni televisive su un tema, quello dell’emigrazione, che o sapremo governare con intelligenza o che ci travolgerà tutti. E il primo passo sta nel non perdere l’umanità. Di chi arriva e di chi accoglie.

(pubblicato su Cooperazione, numero 52, del 21 dicembre 2015)

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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