il dibattito no, no, il dibattito no

SCAN0021
Il dibattito
di
Philippe Muray
(traduzione di effeffe)
Non si dovrebbero mai fare dibattiti. Il dibattito, come il resto, nel nostro mondo di intransitività incalzante, ha perso il suo complemento diretto. Si fanno dibattiti ancor prima di sapere su cosa: quel che conta è riunirsi. Il dibattito è diventato una mania in solitaria da praticare in dieci, cinquanta, cento, uno stereotipo celibe e contemporaneamente gregario, un modo di stare insieme, un magma di interglosse che consente di consolarsi costantemente del fatto di non raggiungere mai, da soli, alcunché di fondamentale. Non si dovrebbero mai fare dibattiti; oppure, nel caso non se ne potesse davvero, fare a meno, limitarsi a dibattiti sulla necessità di fare dibattiti. Chiedersi all’infinito, fino all’ esaurimento, qual è l’ideologia del dibattito stesso e la sua necessità mai messa in discussione; e come è possibile mai che il reale molteplice che lo stesso dibattito pretende di dibattere si dissolva alla stessa velocità con cui si dibatte. Eppure nessun dibattito potrà svilupparsi su una siffatta questione, poiché è proprio tale evaporazione del reale ad essere il vero scopo inatteso di qualsiasi dibattito. Si convocano le questioni fondamentali e le si sciolgono, man mano nelle macchine macinatrici della comunicazione. E più c’è dibattito, meno vi sarà il reale. Rimarrà alla fine solo il miraggio di un campo di battaglia in cui si diffonde l’illusione logorroica e imperitura che si possa decifrare il mondo solo attraverso un dibattito; o, se non in questo, in un successivo dibattito, forse. E’ di questa illusione che si nutre l’animatore di dibattiti.
Perché bisogna fare dibattiti? Qualsiasi argomento oggetto di dibattito si deve supporre debole, per definizione, dal momento che può essere demolito o intaccato da un altro argomento. Ogni pensiero che si è costretti a sostenere merita di cedere. E del resto il vero pensiero, il pensiero fondamentale, inizia soltanto laddove il dibattito finisca (o si zittisca). Orbene, solo ciò che è fondamentale conta perché apre alla piena conoscenza della realtà umana, e non lo si ottiene mai per sfregamento di idee composite le une contro le altre come, nel racconti orientali, si strofinino le pantofole per farne venire fuori il genio. Un nuovo pensiero, un pensiero fondamentale del mondo non può essere discusso, ponderato con calma, soppesato in buona compagnia, emendato, corretto, sfumato, palpeggiato, ammorbidito con pro e contro fino a che non assomigli a una mozione di compromesso di una riunione sindacale o la miserabile sintesi finale di un congresso del partito socialista. Qualsiasi proposta originale è minacciata in un dibattito da quel che potrebbe succedergli di peggio: un protocollo d’intesa. Un nuovo pensiero del mondo può e deve essere assestato come dissidenza irrimediabile, come un’incompatibilità d’umore. Non bisogna argomentare, bisogna tagliare di netto. Pensare, è presentare la frattura.
da Essais de Philippe Muray (Les belles lettres)
Print Friendly, PDF & Email

3 Commenti

  1. Che cosa aspettarsi in una società come questa, dove la parola ha perso ogni referenzialità, per privilegiare il canale di comunicazione, l’urlo, l’insulto, ma soprattutto l’apparire di ego ipertrofici che crescono come bolle di sapone?

  2. Definizione Surrealismo data da Breton nel Primo Manifesto

    Il Surrealismo è “Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero con l’assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, di là da ogni preoccupazione estetica e morale”. La surrealtà ha inoltre, secondo Breton, il significato di unire in un luogo futuro i due stati di veglia e sogno, separate dalla società borghese.

    http://www.antelitteram.com/antologia/surrealismo.htm

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Post in translation: Shakespeare

di Massimiliano Palmese
Una festa di parole, di sensi e suoni, questo è stata da subito la poesia per me. E oggi, dopo aver scritto versi per molti anni, è ancora in una festa di parole che mi sono ritrovato traducendo i 154 Sonetti di William Shakespeare. Questa bibbia dell’amore. Questo vangelo in 154 atti.

Photomaton: Carla Fracci

di Augusto De Luca
“Sono passati diversi anni, ma il ricordo di quell’incontro, la memoria di quel momento magico resterà per sempre. Erano i primi anni novanta, per essere precisi il 1991 e da poco era uscito in tutte le librerie il libro “Napoli Donna”, con i miei ritratti di trentasette importanti donne napoletane, accompagnati dalle interviste della giornalista Giuliana Gargiulo.

La primavera dei poeti: Lorenzo Pataro

di Alida Airaghi
Nelle quattro sezioni di cui si compone il libro, oggetto di esplorazione è di nuovo l’amore, ma qui con una chiara consapevolezza della sua temibilità: “Ancora ritorna lo sparviero / il nibbio a piantare l’urlo nella schiena / a percorrere il dolore come un dito...

Overbooking: Cetta Petrollo

di Nadia Cavalera
E allora, ecco la poesia di vita. Non un rifugio astratto, ma un percorso concreto, un intreccio di memoria, affetti e pensiero critico. Un modo di abitare il tempo, radicandolo nella storia e aprendolo alla speranza della solidarietà.

Les nouveau réalistes: Amedeo De Palma

di Amedeo De Palma
“Questi ragazzi americani…c’è sempre uno che sbrocca, va a scuola e incomincia a sparare un po’ a cazzo” disse Paolo.

Un poeta in scena: Elio Pecora

di Elio Pecora
…Allora, in che il mio destino è diverso? Già, la poesia!... Ho cercato parole che significassero quel che intravedevo, sentivo. Perché fossero esatte queste parole bisognava asciugarsi dal sudore, misurare l’ebbrezza.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: