Il caso Roualdès: il genio anarchico e poetico d’un occitano di Francia
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di Andrea Inglese
Gallimard lo voleva per la sua storica “Série Noire”, Seuil lo voleva per la collezione “Fiction et Cie”, fondata nel 1974 dal poeta Denis Roche, persino l’esigentissima Minuit, che non ha nemmeno una collana di poesia, lo voleva, e non un solo volume, ma i suoi 9 libri, che per lui altro non sono che le 9 cantiche di un solo macro-poema.
Dopo aver suscitato un’attenzione isterica nel mondo letterario francese, Fabrici Roualdès ha deciso, in modo platealmente provocatore e polemico, di fare uscire il primo volume per una piccola casa editrice regionale, la sola d’altra parte che gli ha garantito di pubblicare tutta la sua opera (Rage d’homme) con il testo a fronte occitano.
Roualdès, infatti, è collezionista di paradossi. Ha collaborato alla creazione di un videogioco in puro stile hard boiled per la Kamisto, che è un celebre editore francese di videogiochi, ma Roualdès è praticamente assente dal web, in quanto rifiuta in modo programmatico non solo di vivere attraverso i social-media, ma anche spende somme ingenti di denaro, per essere periodicamente cancellato dalla rete. È un poeta ad oggi inedito, eppure le sue letture sono un evento seguitissimo e che mobilita un pubblico in gran parte estraneo sia alla letteratura franco-occitana ma anche alla poesia francese contemporanea. La grande celebrità l’ha conquistata leggendo i sui testi in alessandrini a due dei maggiori festival del romanzo noir francese, il Festival du Polar di Cognac e il Festival du polar méditerannéen. Rage d’homme è infatti una saga noir, ambientata in un’Europa gestita dalle polizie private di grandi imprese multinazionali o da milizie di mafie locali. La maggior parte della popolazione si organizza in tribù autogestite, ma in competizione tra loro. In tale situazione d’instabilità sociale permanente e di guerra generalizzata di tutti contro tutti, gli unici gruppi sociali avvantaggiati sono quelli che la vecchie nazioni europee avevano marginalizzato e perseguitato, ossia le minoranze linguistiche. E Rage d’homme è un noir in versi, in cui l’unico eroe positivo è la lingua, la lingua minoritaria, che è in primo luogo quella occitana, ma anche la lingua francese passata, però, attraverso il filtro della poesia, che la rende straniera a se stessa. La lingua, dunque, grazie alle sue possibilità di straniamento, di distanziamento dal reale e dagli automatismi mentali che lo rafforzano, offre l’unico efficace sistema difensivo nei confronti della legge del sopruso e della razzia che domina incontrastato nell’universo distopico di Roualdès.
Che un poeta scriva un noir in versi, e che riscuota un incredibile successo proprio dagli stessi lettori non di poesia ma di noir, e che ciò riesca a far incazzare sia i poeti che gli scrittori di “polar”, rende Roualdès già di per sé un personaggio di culto, assolutamente inclassificabile nel panorama tutto sommato perbenista delle lettere francesi. Se a questo aggiungiamo poi il lato paranoico e fobico nei confronti del web, associato però a una grandissima passione e conoscenza dei videogiochi, oltreché a un ruolo di ideatore in tale campo, appare chiaro che Roualdès costituisce un’anomalia difficilmente inquadrabile anche in un’ottica più internazionale. Ciliegina sulla torta, l’intransigenza politica. Houellebecq l’ha definito il “cow-boy dell’Auvergne”, e i servizi segreti francesi hanno un dossier sicuramente ricco su di lui, almeno per quel che riguarda il periodo della sua militanza per un gruppo indipendentista vicino a Occitània Libertària, gruppo che rivendicava la pratica del sabotaggio “contro lo Stato colonialista”. Fatto sta che l’ultimo progetto annunciato da Roualdès è la traduzione in occitano della Società dello spettacolo di Debord. E l’autore ha già precisato: “non è un atto letterario il mio, è un atto puramente politico”.
Bisognerà aspettare l’uscita del primo volume del ciclo Rage d’homme, per avere la possibilità di tradurre qualcosa in italiano. Ma anche su questo fronte, Roualdès si è dimostrato sconcertante. Sul palco del Festival di Cognac ha esordito, urlando nel microfono: “E voglio ricordare a tutti i mestieranti del romanzo poliziesco e del romanzo noir, che il primo noir della storia europea, anzi l’insuperabile modello del noir nella nostra storia letteraria, è costituito dall’Inferno di Dante scritto in terzine di endecasillabi”.
Ogni tanto, qualcosa di s-muove: “bisogna essere minoranza per sparare al pensiero…”
(firmato: La nuova Situazione)
Grandissimo. Come non ricordare la causa legale per plagio, purtroppo persa, che lo ha opposto ad AV Games? The Stanley Parable, che AVG ha scopiazzato da un suo prototipo per Kamisto, è diventato un successo mondiale.
https://youtu.be/fBtX0S2J32Y
Mi pare un uomo onesto…. :-) e probabilmente anche un ottimo poeta… Occitània libera!
La cosa incredibile, jan, è che Roualdès è conosciuto nel mondo dei videogiochi, soprattutto in Francia, ma non per forza la gente che ha seguito la sua carriera di Game designer, lo conosce in quanto poeta e autore di noir! Inoltre, credo che il suo pseudonimo come Game designer sia stato a lungo “Naked Lunch”.
ma chi lo pubblica e quando (in Francia) ?
L’unica cosa certa è la data: settembre. Sulla casa editrice le voci sono contrastanti. Bisognerà attendere ancora un po’.
“E voglio ricordare a tutti i mestieranti del romanzo poliziesco e del romanzo noir, che il primo noir della storia europea, anzi l’insuperabile modello del noir nella nostra storia letteraria, è costituito dall’Inferno di Dante scritto in terzine di endecasillabi”.
Grande davvero.Grazie per questo pezzo, Inglish