La madre socratica
di Vittoria Baruffaldi
[da Esercizi di meraviglia
Fare la mamma con filosofia.
Einaudi 2016]
Ci sono madri dubbiose, ma ci sono anche madri dogmatiche. Le madri dogmatiche enunciano una serie di proposizioni in maniera definitiva ma acritica, che ricevono validità per il solo fatto di essere pronunciate dall’autorità madre.
La filosofia ha da sempre combattuto ogni dogmatismo, basti pensare a Socrate, colui che per primo ha aperto la battaglia contro i sapienti dell’apparenza. Personaggio noto presso i suoi concittadini ateniesi, era dai piú inviso. La sua principale occupazione, infatti, era quella di attaccare bottone – dialettico, irriverente, stringato – con chiunque gli capitasse intorno. Nonostante le buone intenzioni che lo animavano – il comune miglioramento dal punto di vista conoscitivo ed etico – il risultato era una crescente irritazione nei suoi confronti. Chiunque millantasse una qualche verità veniva trascinato in un vortice di parole da Socrate, e costretto ad andare sempre piú a fondo fino a rendere conto di sé, delle proprie contraddizioni.
Il suo tratto piú detestato era l’ironia, ovvero la dissimulazione della propria sapienza. Socrate si poneva come colui che sa di non sapere e va in cerca della verità. Dalla sua bocca non uscivano mai asserzioni ma una catena infinita di domande, di dubbi – un’ondata di inquietudini – che dovevano portare l’interlocutore a capire dove avesse sbagliato. La sua era una missione di verità, a cui non poteva sottrarsi: lo aveva ripetuto inutilmente anche al processo in cui fu votata la sua condanna a morte.
Le madri dogmatiche s’incontrano al parco, strette su una panchina mentre spingono i passeggini con una mano: nonostante abbiano bambini piccoli, incapaci di utilizzare altalene, scivoli e molle, questo luogo le fa sentire molto madri. Parlano compiaciute dei loro figli, elargiscono consigli e s’ingarbugliano in futuri inconsistenti. Finché una, con gli occhi sporgenti e il naso camuso, passa alla confutazione e non le lascia in pace, come un tafano che ronza attorno a un cavallo:
– E, allora, cos’è importante per il futuro dei vostri figli? – domanda alle altre.
– L’inglese e il mandarino e l’esperanto, se è ancora di moda.
– Il segno zodiacale.
– Il lunedí judo, il martedí violoncello, il mercoledí laboratorio artistico, il giovedí ballo tribale, il venerdí corso di manipolazione. E il fine settimana dai nonni.
– Ma cos’è davvero importante? Di cosa parlate quando usate la parola «importante»? Incalza la madre socratica.
Altre domande, altre risposte, le bocche formicolanti come se avessero sfiorato una torpedine di mare. Alla fine, l’accordo: propongono di andare a prendere un aperitivo. Ordinano un crodino, e la madre socratica si augura che le altre non ci aggiungano un pizzico di cicuta.
Acuto, intrigante, attuale. Lo proporrò ai genitori dei miei studenti.
Grazie!
Rosaria Di Donato
Ci sono madri magmatiche.