Due poesie
di Marina Massenz
Peli di gatto lingua di delfino
Peli di gatto lingua di delfino
per la tavola del generale
unghie di pecora testa di zebù
per lo spettacolo dei draghi
a tre teste e paladini è solo teatro
illustra il mondo globale alcoolico
abusante con armature smargiasse
ma vero di sangue è sparso il ridotto
tra fari imposture e teste mozzate
si tratta perciò di un guasto generale
non si può imputare nessun distretto
se manca la luce e ad intervalli si sfonda
la mente o il cuore intermittenze vitali
come svuotare con un secchio piccolo
tipo ditale un sacco una catastrofe
nucleare enorme di rifiuti un disavanzo
nella fame globale tra più più e meno
meno pochissimo un ditale non basta
si sa nemmeno tuffarsi a testa bassa
nel mare per salvare niente basta
né avanza solo un accanito assistere
come se l’essere presente di chi guarda
vede facesse baluardo, come se.
Occhio di Pernice
Per l’assenza del figlio
meglio affidare l’indagine
all’agenzia investigatrice
Occhio di Pernice
affinché con l’occhio strambo
affondi nei suburbi di città
nel vaporoso rumore s’intrattenga
e trovi così di lui le tracce i suoni
mentre la madre nella gabbia
abbindolata si astiene desiste
dall’andare dal fare dal dire
attende info indirette pertinenti
perché egli nulla sa né sappia
della presenza annidatasi in lei
anticamente in forma di assenza
conclamata subìta inabitata
del gelo in cima al grattacielo
la bimba nuda attende riso
e latte e arrivi impossibili
quattro appoggi sulle piastrelle
bianche nere bianche nere.
Mi dispiace, ma per quanto mi sforzi di comprendere, queste poesie parlano una lingua a me sconosciuta e non possono far altro che allontanarmi dalla poesia. Ma certamente si tratta di un mio limite.
…..e mi sa che anch’io ho il suo stesso limite.
a me piacciono: hanno un’esuberanza audace, tra la favola nera e i fauves, e un versificare elegante, classico. molto interessanti, complimenti.
Occhio di Pernice… Solo la poesia stana lo strazio e lo fa con delicatezza.
Grazie a chi ha letto i miei testi… Mi spiace se il mio linguaggio risulta oscuro a qualcuno. Soprattutto voglio dire a Mirella che mi ha fatto il complimento forse più grande che mi sia finora arrivato;”solo la poesia stana lo strazio e lo fa con delicatezza”. Esattamente, è proprio così; questo mi dice che la mia poesia è stata capita molto profondamente. Dunque ha ottenuto il suo scopo, creare una forma/linguaggio che riesca a parlare intensamente anche di quello che non si può dire con altre parole.
Marina
Sono d’accordo con Mirella, sia l’oscurità sia la leggerezza sono ambedue solo apparenti e funzionali a dire quanto è difficile dire in altro modo. Grazie!