“Dal corpo abitato”

copertinacorpo

di Matteo Pelliti

.

Sistema cardiocircolatorio

Era l’ansia di avere
questo sistema cardiocircolatorio
perennemente fuori norma, fuori legge,
la caldaia è il cuore malato della casa,
l’ictus, l’infarto, il blocco improvviso.

Da alcuni mesi l’acqua calda non partiva più
se non stavano accesi pure i riscaldamenti,
eravamo già in piena estate.

*

Bronchi

Nel bagno senza finestre
gira l’aria ricircolata
dalla ventolina in alto, più d’una casa
abitata aveva questo secondo servizio,
il piccolo bunker atomico del pianto,
della defecazione silenziosa,
dell’autoerotismo puberale.

*

Reni

La spazzatura che bagna il pavimento
prima di portarla fuori casa:
allora metto un giornale davanti alla porta,
il sistema renale che perde
quando non dividi l’organico dal resto.

La casa produce rifiuti anche propri,
matasse di polvere oppure
i fondi di caffè dimenticati,
come lo scatolame scaduto
in fondo alla dispensa.

*

Mal di testa

L’antenna sul tetto non ha mai funzionato.
Allora fu tutto un provare
amplificatori di segnale di fortuna,
era l’anno del passaggio definitivo al digitale terrestre,
col fiorire di canali dal giorno alla notte.

Mi facevo antenna col corpo
e sintonizzavo il canale dei cartoni animati
stando vicino allo schermo,
poi una danza acrobatica intorno al video
per spostare gli stecchi di ferro
finché non si centrava la frequenza,
le bacchette da rabdomante per l’etere.

Un giorno, poi, mi hai consolato
perché mi scusavo con te, affranto,
che l’antenna non facesse più vedere
i tuoi animati cartoni, captati.

Quando la casa ha il mal di testa
la tv non si vede.

*

Pentagramma

Hai cinque anni, un’età piena
come una mano chiusa,
come una mano aperta
le cinque dita prima unità di misura,
ti misuro e mi arrivi all’anca,
a un metro e dodici.

Tracciamo un segno sul muro di cucina
nella casa dove sto in affitto,
in due anni l’abbiamo pentagrammato
coi tuoi salti ossei,
il bordo del tramezzo
tra salotto e cucinino,
di asticelle con la data
come altezze musicali, traduzioni
della frase ricorrente:
“Come sei cresciuta!”

*

In auto

Quando torniamo a casa,
di notte, mentre dormi
nell’auto che diventa casa
del tuo sonno itinerante
tra case, so che il tuo sonno
sarebbe un carburante
sufficiente per continuare
la strada oltre ogni destinazione.
Quel sonno mi veglia,
mi rende attento alla strada
più d’ogni caffè imbarcato
prima del casello d’avvio
e fa dell’abitacolo,
per il tempo breve del viaggio,
l’unica casa davvero abitabile
per il tuo come per il mio sonno.

*

Età

A volte, quando camminiamo per strada,
penso tu t’accorga – tenendomi per mano –
che ho ancora la tua stessa età
e vesto abiti troppo grandi per me
– tu che indossi per gioco i miei vestiti… –
che cammino su strade smisurate,
che anche tuo padre ha paura, o paure,
ma ci sarà a difenderti da quelle tue.

*

Inaugurazioni

Un legame ulteriore e prosaico,
quindi profondo,
che unisce case e corpi
sta nei molteplici atti inaugurali,
prese di possesso, di una casa
attraverso le funzioni corporali.

Così il mangiare, la defecazione,
il sesso valgono quasi più
del pernottamento stesso quali gesti
d’introduzione ufficiale
nella nuova domiciliazione di sé.

Le molte “prime volte” dentro una casa
segnate dal corpo, dai suoi bisogni.

*

Registrazioni

Rientrato in casa la sensazione che salvo
è quella del possesso della proprietà,
la consistenza, cioè stare dentro un immobile
a me intestato, una specie di rassicurante gabbia
finanziaria. Camminavo per strada
e mi ero prescritto d’attivare
una scatola nera delle percezioni
ricevute dal corpo abitato
una volta ripreso il suo possesso.
Stabat casa dolorosa, dopo la prima notte
l’euforia fu anestetica per me e per te
poi la rabbia del cambiamento
emerse il giorno dopo.

Nei sogni della prima notte,
mentre dormivi nella cameretta nuova,
ricordo che ero come sperso dentro una nave
senza direzione.

*

Unità immobiliari

Non è affatto vero che siano immobili
perché intorno alle case ruota un movimentato
brulicare di cessioni, usufrutti, traslochi, subentri,
contenziosi, guerre di millesimi, confini semantici
tra locatore e locatario ben misurabili.

¤

[Matteo Pelliti, Dal corpo abitato, Sossella, 2015 112 pp + cd audio di 50 minuti, con la voce di Simone Cristicchi e le illustrazioni di Guido Scarabottolo]

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