Biopolitica, orsù!
di Vito M. Bonito
[Vincitore del Premio Elio Pagliarani 2015 –
Estratti da una silloge inedita]
Biopolitica, orsù!
(how can you mend a broken heart)
Il poeta è un parassita sacro
Michel Houellebecq
o miei pupazzetti
nell’ordine sacro
vi giro e rigiro
ora tu ora là
nessuno lo sa
maraviglia non faccia
il vortice in ch’io
scompaio ed appaio
da sì tanto rumore sdegnata
da sì acuto terrore
che di me sia svelata
la mia di me
parte oscurata
ogni mio falso aldilà
la mano non tocchi
giammai io perdono chi vive
chi sopravvive
nel mio stesso aldiquà
seguìtemi dunque
ìtemi assai
al mio caldo respiro
chiunque di voi
applauso farà
gentile sarò
se non oltre di più
noli tangere me
noli tangere e basta
nascosta io sto
nel fondo profondo
di più non chieda
di più non si può
*
l’uccellino del freddo
ha il futuro di un morto
– sarà bellissimo vedrai
sarà bellissimo non lo sai? –
*
chi ha visto nega di aver visto
chi vede non sa cosa vede
altrove non si sa cosa dire
salace il machista d’un tempo che fu
arguto vanesio di cuori
e di lingua vieppiù
*
«gli spezzeremo le reni!
è nata
avanza
dei puri poeti
la razza di già»
io dico a mia figlia
che suo babbo non sa
quando Alalà
per lui arriverà
mia moglie ormai sulla porta
col volto di chi
se dire non dire
restare
o scomparire
– qualcosa direi
oserei ma perché…
consolazione magari aspettiamo
da altrove da lunge
che a noi decisive
parole morali al morale
orsù dispensi musive –
son giunte!
ooooh
pervade
un gridino di gioia
i nostri poveri cuori
infranti esitanti
*
figlia mia del destino
l’ora per giungere
sta
trasvola
batte nel cielo
la senti?
dei puri poeti
la razza
la grazia ci dà
intatte ci lascia le reni
in faccia ci sparerà
*
– la mamma la mamma
babbo
la mamma dov’è? –
la nebbia figlia
la nebbia
la nebbia cos’è?
*
Iddia e iddii e tu-
che-sei-iddia
bello è
il vostro stare
e non stare
al mondo apparire
e poi scomparire
oggi la faccia
ha solo il didietro
il vuoto profilo
d’un volto che fu
ma altrove si sa
le spoglie mentite
rinascono già
la nebbia la so
vicina mi sta
*
o iddii o Iddia
o-tu-che-sei-iddia
volatili forme parvenze civili
del niente aldiquà
non abbiate paura
è solo ricerca
della felicità
da molto il peggio è passato
quello che arriva è fiato d’un fiato
già stato non ancora avverato
*
ora gli iddii e l’Iddia
e tu-che-sei-iddia
l’uno dell’altro
sotto la pelle
crescono crescono
gonfiano il petto
ne ho come il sospetto
come un verdetto
*
eccomi a voi
manine straziate
di grammi 21
di meno di più?
il poco prezzo il disprezzo
la vergogna di me
è quotidiano memento
il mai sarà il non è
il non essere stato
soltanto un lamento
e così benedetta la strage
sia sublime macello
davanti e didietro
– tranquillo
tranquillo –
la nebbia la so
vicina mi sta
*
stellina mi vedi?
– non ora non più
lo scarto mi devi
d’un sogno che fu –
*
l’altezza mi manca
non manca l’amore
ma il cuore s’è rotto
più non va
e non viene
solo il buco ritrovo
ogni giorno disfatto
di nuovo
*
ora mio hole
sì lui mi duole
il cuore mi duole
sì come suole
cuoricino tremare
per te
che sai solo negare
*
sparire non vale granché
rinascere altrove neppure
non serve inventarsi una vita
altrove non serve
non vedi
il morto che tieni
per mano con te?
*
ma sì che lo vedi
andar l’hai lasciato alla fogna
solo solo
come rospo che sogna
*
o-tu-che-sei-iddia
o-tu-morte-mia
perdonaci tutto
il nostro sapere
che poi te ne vai
il nostro volere
mai e poi mai
coscienti ne siamo
eppur ritorniamo
a dirci proviamo
come illusi speriamo
*
allora
il colpo finale
sia degno fecale
ché più non si addice
il corpo nuziale
*
se ne muore così
l’uccellino del freddo
sì sì
*
ma orsù
giocare col niente
fa bene alla mente
*
eccomi a voi
eccomi a noia
soffiato mi faccio
candela di gioia
*
sia detto sia fatto
o-tu-che-sei-iddia
mia cara stellina
mi vedi? mi vedi?
non credo non credo
– non vedo non vedo –
*
lo so
ora
qui
non fa più mattina…
oh candelina
oh
mia manina
*
brace umana
benzina
Mi piace moltissimo *Il poeta è un parassita sacro*, in epigrafe, di Houellebecq. Non sarebbe assurdo, se questa è l’altezza raggiunta dalla lingua in Premi anche importanti, passare a una menzione speciale per le epigrafi.
una precisazione: questo non è il testo vincitore del Premio Pagliarani, ma (com’è in calce) l’estratto da una silloge ancora inedita. Il libro vincitore del PP si chiama “Soffiati via”, edito da Il Ponte del Sale. se ne può trovare traccia in rete.
Ho letto qualcosa da *Soffiati via* dove ho potuto rilevare una certa continuità tra quelle prove e queste, ammettendo che nella vita di un autore certamente lo stile cambia e si evolve ma non in modo molto marcato in tempi più ravvicinati. Attento a quello che scrivo ho infatti alluso alla *lingua* e non a questi brani in particolare, forte anche del fatto che, prima di dire queste parole, ho letto ciò di cui c’è traccia in rete, confermandomi nel primo pensiero. Tutto mio, se sono il solo a discuterne. ;)