Partigiani in mostra
fotografie di Danilo De Marco
Puntare l’obiettivo sullo sguardo dei vecchi partigiani vuol dire proporre figure che hanno perso forse tutto della loro immagine originaria, della forza della gioventù, ma non la fissità, l’intensità, la certezza dello sguardo, quello che da ultimo inevitabilmente si appannerà, ma adesso quello sguardo rappresenta ancora una consapevole certezza. Il resto del volto, le rughe, i segni che scavano le ombre, sono messi ai margini, sono contorno, restano dunque solo quegli sguardi. E la scelta di costruire un’immagine per piani sovrapposti per De Marco ha un senso: «Ritrovo nei mille possibili piani dell’immagine e delle diverse esistenze la molteplicità dei ‘centri’ come nelle composizioni di Luigi Nono o nella pittura di Paul Klee». Lo spazio piatto, ritagliato, di tanti acquarelli, di tanti dipinti di Paul Klee, che mette sullo stesso piano decine di elementi che sono simbolo, traccia, indice di un complesso molto più articolato che va oltre il senso di ogni singolo dettaglio dipinto, quello spazio che De Marco intende ricreare va scoperto non in una singola opera ma nel complesso, nell’insieme di questa creazione imponente e terribile, devo dirlo, che sono i ritratti dei partigiani.
(queste fotografie fanno parte di quelle esposte nella mostra a palazzo Gopcevich a Trieste, si veda la locandina sopra; il frammento di testo, di Artuto Quintavalle, è tratto dal volume che la accompagna)
Trieste 010
In ‘questa’ Italia, queste foto rappresentano quei sempre pochi che hanno voluto e saputo opporsi a. Certamente che sono testimonianza di un valore incancellabile, di caratteri italici piuttosto infrequenti ma perciò stesso….Basta guardare, guardarli questi volti….Ma le parole non sono più per dirlo….
Semplicemente, sommessamente inchinarci un poco dinnanzi a loro…