Strada che spunta

di Alli Traina

COP Strada che spunta

Introduzione ai nove racconti del libro  « Strada che spunta » di Alli Traina (Flaccovio Editore, Palermo, maggio 2015)

 

Prima di capire è stato necessario liberarsi dalle convinzioni. Dalle notizie di seconda mano con cui avevo riempito fogli di appunti: idee nate per sentito dire e consolidatesi come stereotipo. Dario, Mario, Samuele e gli altri protagonisti di questo libro sono giovani palermitani che da minorenni hanno commesso un reato e che per questo sono entrati nel circuito della giustizia minorile.

All’inizio neanche mi accorgevo di porre sempre la stessa domanda: «Cosa hai fatto? Che reato hai commesso?». Per conoscerli, cercavo le colpe. Credevo, così, di sapere chi avevo davanti. Leggevo i capi di imputazione e li trasformavo in etichette: per ogni rapina immaginavo un ladro, per ogni aggressione un violento. Conoscendoli, ho capito che da adolescenti il reato non definisce nulla. Un furto, una rapina, una violenza non rivela molto di chi li ha commessi. Non descrivono il carattere, non parlano dei talenti, non raccontano il flusso dei giorni passati. Allora alle domande sui reati e sugli errori si sono sostituite quelle sui loro pensieri, sui loro sogni scritti a matita e magari cancellati un momento dopo: perché a quell’età bisogna cambiare idea, interessarsi a qualcosa e poi a un’altra. A quell’età si dovrebbe avere il diritto di ricominciare da un foglio bianco, il diritto all’adolescenza. La pretesa di semplificare, etichettandole, le esistenze mutevoli degli adolescenti è un’enorme ingiustizia: qualsiasi definizione può essere vera un giorno e falsa l’indomani. Sei un’arancia in terra si dice in certi quartieri ai ragazzini più difficili, per intendere che nonostante la giovane età ormai sono marci, irredimibili. Gli stessi contenuti sono espressi in forma diversa nei quartieri più ricchi della città, dove i “delinquenti” sono tutti uguali: per gente così non c’è più niente da fare. Sconosciuti senza storia, senza infanzia, senza età. Corpi senza volto né desideri. Fastidi da arginare.

L’errore più grande sta proprio qui, nel credere di non avere responsabilità nei confronti di questi ragazzi e delle loro scelte, abbandonandoli a un’educazione deviata e intervenendo solo alla commissione del primo reato. La maggior parte dei giovani che entra nel circuito penale non ha portato a termine la scuola dell’obbligo e risulta avere condizioni di elevato svantaggio culturale e socio-economico.

Ci sono quartieri da cui non si esce.

Devo scendere a Palermo, si dice quando si va in centro, quando si lascia la propria “zona”. Perché è lì che si abita, non nel resto della città. Si va in centro e si diventa stranieri.

I quartieri emergono dunque come coprotagonisti di questo libro. Sono parte delle scelte, dei volti, dei gesti dei giovani che ci vivono e che vi si muovono come se fossero dei mondi chiusi e lontani dal centro cittadino. Il quale, invece, molto spesso è a due passi. Tutto ciò vuol dire che ci sono posti in cui chi vi nasce non è messo nelle condizioni di esprimere se stesso, magnifico o terribile che sia. Indipendentemente da ragionamenti sulle singole personalità e sul libero arbitrio, sulla libertà dell’uomo in quanto artefice del proprio destino nella scelta del male o del bene, molti bambini non hanno oggi la possibilità di “essere”. Per loro non esistono scuola, sport, cultura; esiste solo il quartiere e spesso le uniche vie d’uscita sono offerte dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

È emblematico il caso di due fratelli molto giovani che, mentre scrivevo questo libro, sono stati arrestati in flagrante per avere rubato dei limoni in un giardino privato. Paradossalmente l’hanno fatto di proposito: senza scuola e senza alcun tipo di educazione, con una situazione familiare pesantissima, quella era la loro unica occasione per essere aiutati. Almeno così avranno un’opportunità, hanno detto con tristezza gli educatori del centro di aggregazione giovanile che li seguivano. Ragazzi che non esistono per la società: per accorgersi di loro, per agire si aspetta che si rovinino, almeno un poco.

Se si tornasse a immaginare i “minori autori di reato” come ragazzini, se si pensasse a loro non come numeri ma come singole persone, si capirebbe che spesso è la società in debito con loro e non il contrario, che tutti noi – con la nostra insofferenza o peggio ancora con la nostra indifferenza – non siamo innocenti nei loro confronti. E allora, come filigrana tra le parole di tutto il libro, s’intravede in trasparenza sempre la stessa domanda: dove sta la colpa?

Sarebbe tuttavia parziale il mio racconto se non accennassi a tutte le famiglie eroiche che ho conosciuto in quegli stessi quartieri: persone che mantengono una dignità e un’onestà strabiliante. Giovani che hanno giornalmente sotto gli occhi esempi di scelte devianti, che non trovano lavoro ma sanno bene che un posto tra le fila degli spacciatori è sempre libero, che non hanno in tasca un soldo eppure scelgono di darsi da fare per costruirsi un futuro lontano dai reati.

Ho conosciuto, poi, molti adolescenti che potevano essere questo e quell’altro, che prendevano “quello che capitava” e che poi constatavano che non capitava nulla. Aspettavano che succedesse qualcosa, che arrivasse un giorno un’occasione di salvezza, ma quell’occasione non arrivava mai. E così decidevano di non credere in niente, di non sperare più.

Ogni racconto è diverso dall’altro, perché diversi sono i ragazzi che ho incontrato. Alcuni avevano voglia di condividere le loro idee: in questi casi sono le loro voci e i loro pensieri a guidare la narrazione. Altri invece erano silenziosi, ma riuscivano a dire molto di più con uno sguardo, con un gesto o con un’unica parola. Ogni storia è una sola storia, ogni voce è una sola voce, ogni volto è un solo volto. Ogni ragazzo che ho conosciuto è unico e diversissimo da chi ha commesso lo stesso reato, alla stessa età e con le stesse modalità.

Il filo narrativo che li lega sta nel fatto che a tutti è stata applicata la “messa alla prova”, un istituto che consente al giudice di sospendere il processo per affidare il giovane ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia che elaborano un progetto “su misura” per lui. Se la messa alla prova dà esito positivo, il giudice dichiara con sentenza l’estinzione del reato. Per tutti, inoltre, durante questa fase è stato previsto il progetto Rise, un’opportunità di borsa lavoro.

I protagonisti di questo libro, allora, sono colti in un periodo temporale ben preciso: il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Eppure molti di loro sono passati “dall’infanzia alla vecchiaia” – come mi ha detto uno dei protagonisti – senza il lusso dell’adolescenza. Alcuni sono riusciti a riguadagnarla, altri non l’hanno mai avuta.

Nonostante conoscessi la loro età, prima di incontrarli li immaginavo adulti. Di fatto mi sono trovata di fronte dei ragazzi. Intelligenti, timidi, sfrontati, ostinati, incerti, duri, sfuggenti. Ironici, come solo i più giovani sanno essere, e con la capacità di cambiare vita da un momento all’altro. Li ho resi irriconoscibili – tacendo su luoghi specifici, cambiando i nomi, mutando certe caratteristiche della loro esistenza e del loro percorso – ma il resto è la realtà così come l’ho raccolta.

Fin da bambina, ogni volta che incrociavo un volto interessante, quando c’era un amico che spegneva la sua torta di compleanno soffermandosi a esprimere un desiderio, quando entravo in una chiesa, quando vivevo con qualcuno lunghi momenti di silenzio, sognavo sempre la stessa cosa: alzare il volume dei loro pensieri, fino a poterli sentire; per capire loro e di riflesso capire più di me stessa. Adesso, mentre ascolto le registrazioni delle mie interviste, realizzo quel desiderio. Per un momento sono riuscita ad alzare il volume dei sogni e delle preghiere silenziose di chi ho incontrato, regalati a me, regalati a tutti con coraggio e con la voglia di fare della propria esperienza un percorso utile per l’intera società.

—-

 

Alli Traina è nata a Palermo nel 1978. È giornalista e scrittrice. Ha pubblicato Vicoli Vicoli Palermo. Guida intima ai monumenti umani, Hotel Metropole, 101 storie su Palermo che non ti hanno mai raccontato. Ha partecipato con i suoi racconti alla raccolta Brucerò la Vucciria con il mio piano in fiamme e Sizilien fürs Handgepäck.

 

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