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Il cerchio dell’odio

cerchio dell'odio di Gianni Biondillo

Massimo Galluppi, Il cerchio dell’odio, Marsilio, 2014, 653 pagine

Raul Marcobi è il nuovo (l’ennesimo, viene da dire) poliziotto del giallo italiano. Nuovo ma già ben strutturato nel suo profilo psicologico e nella costruzione del suo passato: famiglia borghese, frequentazioni giovanili al tennis club, esperienza alla DEA di New York e ora capo alla Omicidi di Napoli.

Quella raccontata ne Il cerchio dell’odio è – dopo tanto, troppo, “plebeismo partenopeo” degli scrittori di questi anni – una Napoli benestante, accademica, internazionale, vista con gli occhi di chi la conosce per davvero. Massimo Galluppi – ex docente all’Orientale di Napoli – è uno scrittore esordiente, ma per sua fortuna non è un giovane scrittore. Niente ansie da prestazione, nessuna scrittura tirata via, tutta presa dalla trama piuttosto che dal controllo degli scenari. Quella di Galuppi è una scrittura matura, limpida, esperta, di chi sta in mezzo alle parole da sempre. Il Cerchio dell’odio sembra anzi l’opera di un narratore navigato, capace di gestire oltre 650 pagine di trama con poche cadute nella pedanteria.

Tutto inizia con l’omicidio all’Istituto Superiore di Studi Orientali di Bruno Canalis, sinologo di fama internazionale. Il movente passionale di un fidanzato geloso della liaison fra il professore e la sua fidanzata appare da subito troppo fragile per Marcobi, poliziotto ossessionato dalla scoperta della verità, più che della giustizia. In gioventù Canalis apparteneva ad un gruppo extraparlamentare, il Cerchio Rosso. Un altro omicidio, di poco successivo a quello di Canalis, con la vittima che ha un trascorso da militante nello stesso gruppo maoista negli anni Settanta, orienta le indagini del poliziotto verso un passato irrisolto che è (anagraficamente) quello di Galluppi ma è anche il nostro. Quello che ancora oggi vogliamo colpevolmente dimenticare e che insiste a vivere, represso e compresso, nelle nostre esistenze. Continuando, dopo decenni, a mietere ancora le sue vittime.

(pubblicato su Cooperazione, n° 28, 8 luglio 2014)

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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