Il grasso ci salverà?
di
Marino Niola
Un carrello ferroviario sta per investire cinque persone legate sui binari. C’è un solo modo per salvarle. Dare una spinta a un grassone che sta sul cavalcavia e farlo precipitare sulla linea perché fermi il veicolo. Voi lettori lo fareste? Non mettetevi a ridere perché la cosa è molto seria. Si tratta infatti di un dilemma logico-etico che viene proposto abitualmente come esercizio nelle classi di filosofia morale inglesi. Ed è oggetto di un libro di David Edmonds. Uccidereste l’uomo grasso? Il dilemma etico del male minore (Cortina Editore). Un titolo che è tutto un programma. E l’autore, un noto divulgatore, ne è perfettamente consapevole. In realtà la carrellologia potrebbe essere un gioco innocente se non si poggiasse su un presupposto inconfessato. Cioè la lipofobia contemporanea. Perché la prima cosa che viene da chiedersi è come mai l’esercizio prevede che l’uomo sul cavalcavia debba essere necessariamente un oversize. Sul piano logico e su quello fisico un normopeso o un sovrappeso non dovrebbero fare differenza.
È chiaro che invece a fare la differenza è il peso simbolico dell’obeso. Che si porta dietro un carico di immoralità che rende morale porsi la domanda se sacrificarlo per salvare delle persone. Mentre buttare giù dal ponte una persona magra sarebbe evidentemente più grave.
Etica per etica, invece che dare una spinta all’obeso dovremmo essere noi a buttarci sul carrello. Se servisse a qualcosa. In realtà mai come in questo caso a far difetto sul piano della morale è la domanda e non la risposta. Perché per sviluppare l’aritmetica utilitaristica del male minore, finisce per liberare il demone dell’obesofobia. Parente stretta del razzismo.
pubblicato con un altro titolo sul Venerdì di Repubblica il 29-maggio 2015