I poeti appartati: Antonella Bukovaz

-3

 

Dalla luce del mio sepolcro

canto la parola armata

di Antonella Bukovaz

 

dedicato a Hanna Preuss

 

 

Soltanto solo,/sperduto,/muto, a piedi/riesco a riconoscere le cose.

Pier Paolo Pasolini

 

 

(voci fuori scena – inglese, sloveno, italiano)

Ho sognato che ero un uomo

un uomo perso nella terra

ho fatto un sogno che mi perdeva nella terra

ero un uomo

dovevo andare andare

attraversare la montagna

raggiungere… nel sogno, sono un uomo

raggiungere arrivare – andare andare…

Vani, scavati nella roccia

sono umidi e bui, entro

esco, per entrare in altri cunicoli

più piccoli più grandi… sono solo

perso

nella terra

… sono uomo

(Antigona)

guardami

sono lo specchio del corpo insepolto

riflessa, capovolta

la legge divina dimora e scorre

mentre viva, sepolta, mi divora

nel corpo acceso

sua dimora

guardami

tu sei in me

non per fusione ma per riduzione

ridotto a me

dico di me e di te

del tradimento e della legge

dico che sono sola

integra, incarnata

sola con te dentro di me

ora nasco alla storia

aspettavo da molto tempo

sola nella violenza del silenzio

in questo vuoto

in bilico

tra amore e conoscenza

 

 

(voci fuori scena – inglese, sloveno, italiano)

Ho sognato che ero un uomo

un uomo perso nella terra

ho fatto un sogno che mi perdeva nella terra

ero un uomo…

sono un uomo che parla alla terra

con la voce della terra… ho sognato… sono perso…

un uomo nel sogno… nella terra…

Quali parole? Dov’è la mia parola… la mia voce…

la parola di superficie

non corrisponde ai luoghi dentro la terra

non conosco i miei passi… le mie mani…

i miei occhi vedono ciò che non riconosco…

ma sono certo della prossima luce

stupito! del buio dopo altro buio

mai uguale ma altro e altro ancora…

guardami

qui dove ho posato il mio cuore, nasco

nasco dalla legge prima

dal diritto alla pietà, alla solidarietà

sono il diritto alla morte

sono la debolezza

la carezza del dolore

guardami

sono il tempo della resistenza

sono tutti gli antenati

e tutta la discendenza

la carne

innestata alla carne

un lupo affamato è il peccato di mio padre

in me, riflesso capovolto

che veglio sul dio disarmato

guardami

io dico che l’aria aperta dal flusso del cuore

porta in sé una forma di rivoluzione

degli spazi

può rivoltare i margini una corrente così

porta venti che arrossano

le nuvole all’orizzonte, disorienta

gli occhi dei tronchi dei faggi

 

 

(voci fuori scena – inglese, sloveno italiano)

Qualcuno mi aspetta e io sono un uomo, un uomo

perso nelle viscere della terra

un uomo, un uomo calmo e smarrito

di cunicolo in cunicolo… abito nel passaggio

nella frattura, nella frana…

Io partorisco qui il mio seme

lo rilascio intero alla terra e alla pietra

all’aria ai muschi al buio

alla corrente e al tempo.

guardami

muove verso la soglia la vita

non c’è luogo migliore per la rivolta

e sarà amore per l’ultima parola

e sarà parola-fondamento

sarà amore che genera metamorfosi

sarà civiltà, sarà diritto

parlerà la legge della creazione

intrecciata all’ultimo mio respiro

e tu? per chi? ricopri di splendore

il tuo potere cieco

dalla luce del mio sepolcro

canto la parola armata

nella sfida ti sfido e creo

sto nella cerimonia

col mio canto ti tengo, proteggo

tra le braccia della mia debolezza

la tua parola è muro senza salvezza

solo sangue senza rito

che uomini dopo di te tradiranno

moriranno i tuoi figli

io alzo la polvere – ricopro la pena

tra le mie dita scorre l’acqua

rigenera la vita, dà vita alla terra

saranno poi uomini nuovi

saranno donne con le figlie sulle spalle

i figli al fianco

 

 

(voci fuori scena – inglese, sloveno, italiano)

… nel buio della terra

nella commozione dell’ascesa

nelle braccia e nella forza

nell’oscurità

ho ancora mani per cercare il pane

dalla voragine apertasi alla mia ombra, risalgo

aggrappandomi ai sassi e alle radici che viscide

il vuoto della terra ha scoperte

mi aggrappo e risalgo intero, colmo, roteando, rilascio

odori di marcescenza e in questo, la vita

risuono e sono in me

spargo la mia voce nel tutto

e nel niente della storia

del buio trasudo la vita

seguo dentro me il dio sconosciuto

e non temo memoria

rallento, risalgo al fondo

mi attende un ritorno

lungo i sentieri della montagna

m’incammino con il pensiero ancora dentro

dove mi ero quasi perso l’animo

e nel buio dopo altro buio

mai uguale ma altro e altro ancora

che appartiene anche alla superficie

qualcuno mi aspetta e io sono l’uomo

l’uomo

e torno

“e nevi e piogge cadono su lei che si dissolve goccia a goccia”

 

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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