TerraeMotus [voci, traccia]
Installazione | Performance | Suoni | Visioni
Site specific | Rialto Sant’Ambrogio, Roma | 22/02/2015 – dalle ore 19
a cura di Fabio Orecchini
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di casa in casa, a stanare a far mambassa hanno mannaie
e tubi col gas, per amnesie ordinarie, manuali di rito ortodossi al
martirio di anime hanno l’anima, l’anonimato li preserva
sono abili, abilitati al male pre-ordinato, sono morfine mordono
i polsi le caviglie vene in combustione sono muta di cani
leccano i crani ancora aperti, le ferite dei colpevoli
parti adunche sbavando di sorrisi e suppliche
un, enzima del tempo rovinando decortica
[donando nuova vita
proprio ora che mi sbrani]
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L’atto poetico come funzione_finzione rammemorante, oscillazione e scarto che apre al senso del presente, contagiato_ricontamina il passato, nella forma aporetica del dialogo mancante -inutile dire, inutile non dire- omesso il vero, il verso: come porsi nell’abisso_l’epicentro, tracciare un nesso, col mondo della realtà superstite, la memoria estromessa: tenere a mente non occorre, cosa occorre ? ricucire la frattura, lo iato tra rimozione e rigenerazione, tra scrittura e storia, la faglia emersa della gola: spalancare la bocca, seppur l’ultima, inseppellibile che slarga, rantola, si fagocita nel dirsi: sondare i buchi con l’orecchio, le porte di legno, toccare con mano la ferita, che rimargina e riapre, essere un tramite tremante, voce trapassata, che trapassa, occultata traccia del remoto, della terra il moto : l’Aquila estinta, la città che sprofonda nel giorno, infinito tendere e tenere di mani, con mani, questo scavare, continuo come di cani, in un infinito presente.
Il Rialto immaginato come paesaggio/passaggio [ visivo/semantico/sonoro ] di rimemorazione che sedimenta_si dimentica, sequenza di bocche per voci mancanti, allegoria dell’odierno luogo “comune”: il nostro tempo, che non da scampo, e come un forcipe attrae_sottrae vita, verità e vita. (fo)
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Artisti coinvolti :
Fabio Orecchini/poeta, ideazione e cura | Kate Louise Samuels/performer | Pane/musiche e voce Marco Vitale/video | Alessandro Morino/artista
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a seguire – dalle ore 21:00
Pane [Live Acustico]
Claudio Orlandi/voce
Vito Andrea Arcomano/chitarra acustica
Claudio Madaudo/flauto traverso
Pane, folk impregnato di radici jazz, colta, etnica e palpabili impronte progressive. Un folk-rock prima del rock, acustico ma scosso da un’energia che presagisce elettricità, il lirismo che si nutre di inquietudini antiche come base e sfondo di una crisi contemporanea; ogni brano un atto di questa tragicommedia umana troppo umana appesa al filo della voce vibrante e stentorea di Claudio Orlandi, interprete dalla vasta e furibonda sensibilità che diresti discendere in qualche modo dalle evoluzioni terrigne e febbricitanti d’un Demetrio Stratos e di Tim Buckley.
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fa parte di
Giardini d’Inverno 015
poesia contemporanea riconnessa [ritrasmessa] relata
a cura di Ivan Schiavone