La poesia di Gianni Toti
di Silvia Moretti
Totilogia – Involatura sulla poesia di Gianni Toti
[dia•foria/ n. 11
Edizioni Cinquemarzo, settembre 2014
1. Era l’autunno del 2011. Il «Sole 24 Ore»lanciava un sondaggio con la complicità della casa editrice Mondadori: a quali autori del Secondo Novecento dedicare un Meridiano? Si rincorsero vari nomi. Tra essi anche quello di Gianni Toti. Gianni Toti? Gianni Toti: poeta sperimentale, classe 1924, romano di nascita, planetario di residenza e di sguardo poetico. Nessun gruppo al quale associarlo e cerimoniosamente ricordarlo; nessun salotto, nessun sofà su cui relegarlo; nessun credo (politico, poetico) che non abbia subito da parte sua ripensamenti, dubbi, turbamenti. Poeta e giornalista, persino cineasta. E poi “poetronico”. Poeta elettronico da quando, all’inizio degli anni Ottanta, coniugò la propria voce poetica all’immagine in movimento attraverso mixer, memorie di quadro, oscillo e vector-scopi e infine mediante i linguaggi delle arti digitali.
2. Il Meridiano ovviamente non si fece. Rimase però la necessità di un ritorno alla poesia di Toti. Il suo nome era stato inserito in svariate antologie minori di poesia sperimentale. Solo Giuseppe Zagarrio, negli anni Settanta, gli aveva dedicato un saggio complesso e corposo per la storia della letteratura italiana contemporanea Marzorati. Non altro. Poco e trascurabile altro. L’ultima raccolta poetica di Toti risaliva al 2004, tre anni prima della sua morte: “I Penultimi Madrigali”, un libello dalla copertina viola, suoi disegni sparsi tra le pagine. Del 2003, invece, la sua ultima “VideoPoemOpera”: “Della morte del trionfo della fine”; il suo accorato e preciso rifiuto dei totalitarismi religiosi e delle ideologie mortifere. Nessuno, nemmeno lui in vita, aveva pensato a ripubblicarne l’opera poetica per intero, un’opera proteiforme cresciuta su se stessa dalla metà degli anni Sessanta, dalla prima raccolta “L’uomo scritto” (Sciascia 1965), suscitando apprezzamenti e polemiche, premi e incomprensioni.
3. Nel 2013, in una mirabile sincronia, un docente di italianistica dell’Università La Sapienza, Francesco Muzzioli, e un giovane studioso toscano, Daniele Poletti, hanno ridato accesso all’opera poetica di Gianni Toti. Muzzioli ha collezionato tutte le raccolte totiane date alle stampe in un ebook per l’editore Onyx. Lo ha intitolato: “Tutti i versi”(in free download a questo indirizzo: http://www.onyxebook.com/toti-tutti-i-versi/). Poletti, attivo co-autore della raffinata rivista/blog “diaforia” (www.diaforia.org) ha composto uno sfogliabile, proponendo un’antologia poetica: “Totilogia”. Lo scorso settembre 2014, quest’ultima è stata trasferita con alcune integrazioni in formato cartaceo per le edizioni Cinquemarzo.
4. Per riproporre la poesia di Gianni Toti è stato determinante il contributo dell’editoria digitale. Un’editoria che non risponde strettamente all’economia del mercato del libro, ma riserva territori ancora franchi animati dalla libertà e dalla difesa dei contenuti intesi come tali, come “contenuti”privi di proiezioni d’incasso. Il digitale consente di impaginare quantità di parola scritta senza farla equivalere al corrispondente costo di carta stampata. Riflessione elementare, questa, ma imprescindibile nel condurre qualsiasi ragionamento sullo stato delle cose. [Un po’come per la fotografia, il rischio è però che “aumentino gli scatti e diminuiscano le domande a cui essi rispondono”. Insomma, che sbiadisca l’identità e lo stato di necessità della scrittura dietro l’alibi “si può, e dunque perché non farlo”.]
5. Mi limiterò qui a ragionare su come le due pubblicazioni digitali destinate a Toti vivano anzitutto nella loro prima funzione: dare accesso ad una scrittura altrimenti non più accessibile. Le raccolte poetiche originali sono ormai pezzi rari, sparsi tra qualche biblioteca pubblica, qualche asta ebay e qualche bancarella dell’usato. Entrambi i curatori dell’opera totiana si sono infatti avvalsi dell’archivio Gianni Toti, conservato presso La Casa Totiana, associazione culturale fondata nel 2009 (si veda il sito: www.lacasatotiana.it), attualmente impegnata in un’ambiziosa operazione di digitalizzazione delle carte e delle videopere del poetronico.
6. Le due opere, mi viene da aggiungere, quella totale e quella antologica, vivono poi insieme, a loro insaputa. La pubblicazione di “Tutti i versi” può essere valorizzata dai numerosi contributi critici proposti dall’antologia. E l’antologia può relazionarsi e significarsi attraverso il confronto con l’intera opera totiana.
7. Il gesto della selezione a partire da un tutto impone di compiere delle scelte e di compiere delle rinunce, in ragione di preferenze e sensibilità personali, in ragione di un discorso che il curatore desidera condurre tra le opere del poeta che sta attraversando. Rimane, dentro di lui e dentro il lettore più avvertito, il dialogo fra ciò che c’è e ciò che non c’è. Poletti, per esempio, decide di portare con sé anche alcuni racconti di Toti, allargando la sua visione di poesia totiana, a comprendere la narrativa più fulminante, quella dei “Racconti da palpebra” (1989) e quella di “Poco dopo gli ultimi tre femtosecondi” (1995). Una scelta questa che condivido e potrei condividere ancor di più se avvenisse dopo aver integrato anche tutto il discorso poetico (nato sulla carta in forma di scrittura poetica) che Toti ha svolto nelle sue opere in video. Una scelta, in generale, che andrebbe maggiormente illustrata. Ma dalla versione digitale alla versione su carta, viene meno la bella introduzione riservata da Poletti al progetto online. Conoscendone la sensibilità poetica, nonché il rigore e la dedizione, gli stessi che adopera quando sceglie di rispettare tabulazioni, maiuscoli, accenti dell’impaginazione originale delle poesie di Toti, e dei testi critici, dispiace che non si presenti apertamente come “Curatore”. Perché il curatore di un’antologia è una sorta di “co-autore”, e merita di darsi nome e cognome. Daniele Poletti, peraltro, proviene da territori poetici che rendono fortemente credibili e documentate le sue interpretazioni poetiche.
Cito dall’introduzione online:
“Uno dei motivi di questa disappartenenza (ndr. di Toti), di questo cammino solitario (comune a pochi altri autori come Alberto Faietti o Augusto Blotto), è la direzione presa e intrapresa, totalmente inversa rispetto a quella dei colleghi dell’epoca: la scrittura di Toti esordisce nella tradizione per poi attestarsi nella vertigine dell’invenzione e della sperimentazione fino alle ultime raccolte, in modo oltranzista, ma diremmo connaturale alla volontà di trovare nuove vie di interpretazione e di suggerimento sulla lettura del mondo.”
E dal finale:
“l’unicum della scrittura totiana trova a mio avviso il suo unico predecessore nel poeta barocco Ludovico Leporeo.”
8. L’antologia ha il grande pregio di comprendere contributi critici ricchi, pertinenti, scritti ad hoc sulla selezione fornita da Poletti, e finalmente di provenienza variegata, di critici di vecchia e nuovissima data, di poeti, di artisti, di chi conosceva Toti di persona e di chi lo ha conosciuto solo sulla carta. Online alcuni di essi, come il contributo di Paolo Albani, possono essere apprezzati in viva voce.
Il libro cartaceo a tutti gli effetti fa parte di un progetto transmediale. Qui stabilisce una risonanza che ne restituisce tutto il valore.
9. Infine, una conclusione, ora che è stato garantito l’accesso alla poesia totiana. Il passo successivo, richiesto a chiunque desideri approcciare l’opera di Toti, è cominciare a corredarla di apparati critici. Il discorso che possiamo condurre rischia il già detto e il già sentito. Credo che strumenti filologici applicati ai manoscritti di Toti e alle loro varie stesure, possano consentirci di compiere quel necessario salto di comprensione. E poi c’è tutto l’inedito, le centinaia di migliaia di poesie, raccolte da Toti e da Toti già riordinate in faldoni cronologici, a partire dagli anni Sessanta. C’è una eccezionale possibilità di seguire, giorno dopo giorno, la storia della sua scrittura, la partitura compositiva della sua voce.
[ Una serata della rassegna Tu se sai dire dillo 2014 è stata dedicata a Gianni Toti (1924-2007), tra l’altro pioniere della video poesia in Italia, di cui è stata presentata per la prima volta la pubblicazione dell’intera opera di poesia ‘scritta’ o lineare, curata da Daniele Poletti. L’archivio delle opere di Gianni Toti è curato dalla Casa Totiana . La comunicazione di Silvia Moretti qui pubblicata è relativa al suo intervento nell’ambito di Tu se sai dire dillo. Segnalo qui il link alla registrazione di alcuni momenti della rassegna , un mio ricordo e una breve scheda biobibliografica del poeta. B.C. ]
Giovanni Toti (Roma 1924-2007), “Vania” nella Resistenza romana (1943- 1945), è stato per decenni giornalista de “L’Unità”, de “La voce della Sicilia” e “Paese Sera”, inviato speciale in tutto il mondo per “Vie Nuove” e direttore del rotocalco della Cgil “Lavoro” dal 1952 al 1958. In Ungheria ha incontrato Marinka Dallos, la compagna amatissima, mancata agli inizi degli anni ’90, coloratissima pittrice naïf, che si era scoperta intensa interprete delle antiche memorie della campagna ungherese sposate sapientemente con le nuove esperienze di vita italiana e soprattutto romana. Dal mondo egli ha portato e tradotto in Italia testi sconosciuti e a volte scomodi, ha partecipato ai “cinegiornali liberi” con Cesare Zavattini e Jean-Luc Godard nel ’68-‘69, curato la rivista “Carte Segrete”. Negli anni Novanta ha ideato e diretto la collana “I Taschinabili”, edita da Fahrenheit 451. Tra i tanti suoi amici possiamo annoverare Neruda, Pasolini, Metz, Cortàzar, Lilj Brik, Che Guevara, ma anche artisti e poeti di ogni età meno conosciuti di tutto il mondo. Lo spirito di Toti è sempre stato combattivo, provocatorio, indagatore, coraggioso nell’accendere dibattiti e sempre pronto a contrastare le approssimazioni e le mode culturali, la “falsa coscienza” dei festival e dei convegni, da Pesaro a Venezia, da L’Avana a San Paolo, a Mosca, a Parigi. Gianni Toti era un autore coltissimo dell’avanguardia letteraria e audiovisiva, avversario dei realismi più o meno socialisti. Lungi dal negare la sua appartenenza al partito comunista italiano, non è mai venuto meno alla personale identità creativa e a un’attenta critica degli automatismi del linguaggio. Ha sempre affermato con convinzione, erede in questo di pensatori quali Croce e Gramsci, che “l’arte è educatrice in quanto arte, non in quanto arte educatrice“. Sentiva e viveva l’arte come creazione sempre sperimentale e strumento privilegiato per pensare l’impensabile. Sovente avvertiva la necessità di ripetere anche a se stesso: “Il faut penser l’impensable”. Negli anni ’80 ha fatto parte degli autori della breve stagione della “Sperimentazione Programmi” della Rai-radiotelevisione italiana, dedicata alle tecnologie elettroniche con videopoemi non trasmessi dalla nostra tv ma conosciuti, studiati e premiati in tutto il mondo. Ha realizzato la parte più consistente delle sue VideoPoemOpere soprattutto in Francia, sia a Marsiglia che al Centre International de Creation Vidéo (CICV) di Hérimoncourt (Montbéliard-Belfort) dove gli è stato intitolato un edificio, l’Espace Gianni Toti, dedicato a mostre e attività artistiche.
Un Meridiano forse non riuscirebbe a “contenere” e rappresentare le molte sperimentazioni artistiche di Gianni Toti e la sua opera che stenta a fermarsi sulla carta, anzi vola altrove e prova tante voci e tanti linguaggi. Ma sarebbe comunque un atto dovuto, un omaggio, un atto di generosità per un poeta e uomo generoso. Bello l’articolo di Silvia Moretti
Segnalo che il link corretto all’ebook Onyxebook è il seguente
http://www.onyxebook.com/prodotto/455/
e per completezza di informazione il volume “Gianni Toti o della poetronica”, a cura di Sandra Lischi e Silvia Moretti, Ed. ETS Pisa, forse per modestia non indicato nell’articolo :)
http://www.edizioniets.it/scheda.asp?N=9788846730107
aggiungo anch’io un altro recente riferimento bibliografico:”Un allegro fischiettare nelle tenebre. Ritratto di Toti Scialoja”(Quodlibet) di Eloisa Morra
Gentile Viola, grazie per la sua preziosa indicazione, in effetti il libro su Scialoja deve essere di grande interesse per poter meglio collocare una figura così articolata quale egli fu. Da ricordare anche la recentissima stampa di “Tre per un topo”, sempre su Quodlibet, che è il libro antesignano degli altri libri di filastrocche di Scialoja.
Tuttavia le faccio timidamente presente che questo articolo è una recensione e approfondimento su Gianni Toti.
Daniele