Fiaba d’amore

a moresco

di Gianni Biondillo

(per la vigilia di Natale direi occorra segnalare una fiaba, no? ;-) G.B.)

Antonio Moresco, Fiaba d’amore, Mondadori, 2014, 155 pag.

Antonio Moresco con Fiaba d’amore ci racconta una storia che si svolge nel non-tempo della favole. “C’era una volta”, scrive in apertura, “una volta” che potrebbe essere ieri, domani, o mai. Eppure come è simile al nostro mondo, al nostro tempo, la vita disperata del protagonista, un vecchio pazzo, residuo di una società indifferente, che vive coperto di stracci e cartoni nel cuore di una metropoli.

A quest’uomo che non ha più nulla, né beni materiali né speranze, con un corpo acciaccato e un’anima sfibrata, accade, “come nelle favole”, il più incomprensibile dei miracoli: il suo sguardo incrocia il volto di una ragazza bellissima che, quasi lo avesse cercato fra tutti i rifiuti del mondo, lo porterà con sé, a casa sua. I due vivranno di un amore fatto di gesti e di corpi, prima ancora che di parole, sempre inadeguate di fronte ai miracoli.

Ogni scrittore, se è davvero uno scrittore, non scrive mai “opere minori”. In attesa della pubblicazione del monumentale Gli increati, conclusione di un’opera-mondo iniziata decenni addietro, Moresco, con questa sua fiaba che parla di vita, di morte, di tradimento e redenzione, si comporta come un pittore che, in attesa di portare a termine l’affresco della cattedrale, continua a vergare bozzetti, disegni, acquarelli. Non per puro intrattenimento personale, ma come desiderio di fissare immagini, sperimentare forme. E non è un caso che spesso in queste opere, quasi più svincolate dal programma monumentale, si svela una libertà immaginifica che commuove.

È una fiaba crudele e dolce assieme, rivolta ad un pubblico che non ha età, scritta con una lingua che non nasconde nulla, esplicita fino all’ossessione nelle descrizioni tattili, eppure spesso pudica nei sentimenti; scrittura pura come quella di un bambino che non ha problemi ad immaginare una luminosa città dei vivi attraversata da morti inconsapevoli, e una buia città dei morti, così tanto simile alla sua gemella, dove però, quando tutto è perduto, si può tornare a vivere per davvero.

(precedentemente pubblicato su Cooperazione numero 8, del 18 febbraio 2014)

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. Bellissima.Poesia della miseria incontrando la bellezza.
    Un tratto.
    Tra caos della città e frammenti
    di speranza.
    Auguri a tutti.
    Con il cuore.

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Non chiamatela Banlieue

di Gianni Biondillo
Innanzitutto: non è una banlieue. Smettiamola di usare parole a sproposito, non aiuta a capire di cosa stiamo parlando. E, a ben vedere, non è neppure più una periferia. Dal Corvetto a Duomo ci vuole un quarto d'ora di metropolitana, siamo ormai nel cuore della metropoli lombarda.

Il venditore di via Broletto

di Romano A. Fiocchi
Sono trascorsi molti anni ma mi ricorderò sempre di quel giorno gelido di fine gennaio in cui lo incontrai. Lavoravo come fotoreporter da circa tre mesi, mi aveva assunto in prova l’agenzia Immaginazione.

Il cuore del mondo

di Luca Alerci
Vincenzo Consolo lo incontrai, viandante, nei miei paesi sui contrafforti dell’Appennino siciliano. Andava alla ricerca della Sicilia fredda, austera e progressista del Gran Lombardo, sulle tracce di quel mito rivoluzionario del Vittorini di "Conversazione in Sicilia".

Apnea

di Alessandro Gorza
Era stata una giornata particolarmente faticosa, il tribunale di Pavia l’aveva chiamata per una consulenza su un brutto caso. Non aveva più voglia di quegli incontri la dottoressa Statuto, psicologa infantile: la bambina abusata coi suoi giochi, i disegni, gli assistenti sociali e il PM, tutti assieme ad aspettare che lei confermasse quello che già si sapeva.

Spatriati

Gianni Biondillo intervista Mario Desiati
Leggevo "Spatriati" e pensavo al dittico di Boccioni: "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Il tuo è un romanzo di stati d'animo?

La fuga di Anna

Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: