cinéDIMANCHE #07 XAVIER DOLAN “Les Amours imaginaires” [2010]

Dolan foto apertura

 

di Ornella Tajani

Tra pochi giorni uscirà al cinema Mommy, il primo film di Xavier Dolan a essere distribuito nelle sale italiane. L’etichetta di enfant prodige per Dolan è scontata: classe 1989, il regista -e attore- canadese ha al suo attivo già cinque lungometraggi. Mommy ha vinto il Prix du Jury al Festival di Cannes di quest’anno, ex aequo con Adieu au langage di Jean-Luc Godard.
Les amours imaginaires (2010) è il suo secondo lavoro. Protagonisti Francis (Dolan stesso) e Maria (Monia Chokri), due amici di lunga data che si innamorano di Nicolas (Niels Schneider), un ragazzo bello, colto e incredibilmente somigliante a un disegno di Cocteau. Il riferimento, esplicito nel film, è calzante: Nicolas è il perno intorno al quale ruota un meccanismo infernale fatto di tentativi di seduzione, piccole perfidie, stoccate sibilate tra i denti, gare a chi gli fa il regalo di compleanno più apprezzato; è l’oggetto di due desideri e il motore di una giostra di attese, speranze, indagini semiologiche da manuale barthesiano, per decifrare se un suo ambiguo slancio d’affetto contiene o meno il seme dell’attrazione; ed è il frutto della discordia che Francis e Maria si contendono in un duello camp sulle note di Bang bang cantata da Dalida.
Ma Nicolas è anche l’angelo incarnato, inseguito da Cocteau per tutta la vita e rappresentato in varie sue opere, nelle sembianze di Orfeo, di Paul in Les enfants terribles, dell’anarchico ribelle in L’aigle à deux têtes o dell’angelo della morte Azraël: tutti meravigliosi «esseri senza legge» che sembrano trovare nella figura di Arthur Rimbaud il loro capostipite – e Nicolas inviterà Francis e Maria a uscire insieme per la prima volta inviandogli un biglietto in cui cita proprio un verso del poeta voyant. Quelle di cui si parla, però, non sono altro che sembianze: Nicolas è solo l’involucro di un’idea d’amore, il contenitore di due – probabilmente diverse – proiezioni.
Pop, coloratissimo, vintage fino al parossismo, con richiami al cinema di Wong Kar Wai nei ralentis monocromatici su suite di Bach in sottofondo, o a quello di Almodóvar nei primi piani e nelle fisionomie di alcuni volti; intervallato da mini-interviste/confessioni che tutte conducono al gran tema della non-reciprocità dell’amore (altro leitmotiv cocteauiano); ancora lontano, infine, dalla complessità tematica e attoriale di Laurence Anyways o di Tom à la ferme, ma già emblematico della sua cura registica, Les amours imaginaires racchiude il gusto personale di Dolan in un collage di mitologie che si fa cifra stilistica del film. Un suggerimento per iniziare a scoprire il suo cinema, un racconto che fa pensare a un verso di una poesia di Paul Géraldy messa in musica da Giorgio Conte:

On aime d’abord par hasard
                    par jeu, par curiosité
pour avoir, dans un regard,
lu des possibilités

 


 
cinéDIMANCHE

 

cdNella pausa delle domeniche, in pomeriggi verso il buio sempre più vicino, fra equinozi e solstizi, mentre avanza Autunno e verrà Inverno, poi “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera“, riscoprire film rari, amati e importanti. Scelti di volta in volta da alcuni di noi, con criteri sempre diversi, trasversali e atemporali.

 

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Cinquant’anni dalle poesie che non cambieranno il mondo

di Rosalia Gambatesa
Le mie poesie non cambieranno il mondo non voleva dire che lei non lo volesse cambiare. Quel titolo «era una provocazione, ma anche una forma di arroganza. Perché dire “le mie poesie non cambieranno il mondo” voleva dire il contrario. Cambiarlo, ma in maniera diversa, attraverso le parole.

Una storia emiliano-romagnola

di Valeria Merante
A Bologna un affitto è più caro di un mutuo ed è una notizia indegna. Tutti pensano al capitale investito come la ricchezza migliore. Matteo ha un camper e vuole vendere la sua casa immensa, non vede l’ora.

Nelle pieghe degli anni Ottanta

di Pasquale Palmieri
Chi scrive parte dal presupposto che quella stessa epoca non sia riducibile alle sole tendenze verso l’ottimismo e l’edonismo, ma sia allo stesso tempo attraversata anche da pesanti conflitti che ridefiniscono il rapporto fra individui e collettività

Scoprire, conquistare, raccontare le Indie. Intervista a Emanuele Canzaniello

di Pasquale Palmieri
"Da un lato il Breviario vive della vertigine dei dati minimi, della pazienza della scienza, della faticosa acquisizione che ci ha offerto la Storia. Vive e omaggia quella moltitudine di notizie, ne fa una sostanza plasmabile che è già narrazione.

L’Africa per noi. Su “L’Africa non è un paese” di Dipo Faloyin

di Daniele Ruini
In apertura del libro di cui stiamo per parlare troviamo, come citazione in esergo, questa indicazione: «Inserire qui un generico proverbio africano. Idealmente, un’allegoria su una scimmia saggia che interagisce con un albero. Fonte: Antico proverbio africano».

I nervi, il cuore e la Storia. Intervista a Rosella Postorino

di Pasquale Palmieri
“Siamo tutti mossi dal desiderio, dubbiosi sulla felicità possibile, tentati da un impossibile ritorno a casa, gettati nostro malgrado nella Storia”. Prendo in prestito queste parole dalla quarta di copertina del nuovo libro di Rosella Postorino
ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: