La curva del giorno

di Biagio Cepollaro

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(molto volentieri pubblico questi testi di Biagio, dal secondo volume, ancora inedito, de Le Qualità, raccolta di cui abbiamo parlato su Nazione Indiana qui e qui. Il titolo provvisorio è La curva del giorno, a.s.)

*
occorre stabilire i confini del silenzio non rispondere sempre
non sempre essere informati fare in modo che ogni parola
sia pleonasmo a fronte di ciò che già c’è. non dicendo
di sé ma dando voce alle spalle alla schiena curva dell’intuizione
che ha percorso tutta la stanza trafiggendo in uno i molti pensieri
occorre che ogni parola distillata sia essa stessa una guardia
di frontiera che vigili insonne i confini dall’alba al tramonto
con gli occhi rivolti al silenzio sia la sua unica verità corporale

*
occorre stabilire i confini del corpo: anche una casa
con le sue camere e le sue funzioni è una guaina
e aderisce ai suoi moti. dormire al riparo dalla pioggia
cucinando i cibi assaporando carni di altri animali
e foglie e frutti. dormire ancora dopo ogni rientro
sistemando lenzuola e coperte lavando con cura
il piatto e il bicchiere affilando il coltello per il pane
occorre lasciar passare da quei confini la notte
e lasciar mescolare i corpi perché parlino tra loro

*

il corpo sa che tra i suoi mobili confini e le strade si accumula
una gran massa d’acqua che piove dal cielo. è questo mare rovesciato
che suona la sua risacca di gocce sul legno delle finestre e sulla tela
degli ombrelli a inchiodarlo in un ascolto senza azione e costrutto:
il suo movimento vorrebbe la secchezza dell’asciutto la precisione
di ciò che non perde non si frammenta piuttosto una linea tracciata
tra due punti come un’idea illuminata nel centro da un raggio di sole

*

sotto pioggia battente il corpo coperto non si bagna
e la bici scorre con un sapere ovvio di ruote e di gomme
mentre l’asfalto e le piccole buche sono un pensiero
non visto il contesto immaginato di quest’andare
fisso davanti con lo sguardo tagliato dalle gocce
ma che lascia ricomporre dopo ogni lampione il paesaggio
pedalare è senza sforzo mentre il corpo galleggia
sul suo respiro: è una sera della vita è attraversare il bosco

*

il corpo controlla le provviste di cibo il livello del sonno
l’assenza di dolori i nomi pochi e fidati che fanno della rubrica
il puntello dell’amicizia gli ingredienti più umani della festa
scorre le foto dei passati momenti e ancora stupisce della forza
che ha il passato di sparire quanto più prova a far di sé testimonianza
ci rinuncia e a questa incessante di sé cancellazione si adegua o ci prova

*

il corpo nella sua vivente e distratta concretezza non si riconosce
nella collettiva narrazione che lo vuole eterno e senza increspature
e neanche partecipa di ciò che all’esterno viene posto come necessario
il prestito a rate l’interesse da pagare il saldo e lo sconto né crede
sia davvero una promozione l’indicazione truffaldina per l’acquisto
il corpo si tiene a debita distanza e appare da solo sol perché si astrae
dalla cattiva compagnia di un mondo di parole fallaci e dall’idiozia

*

il corpo non si pone problemi di metrica
a lui pertiene il respiro che dice ed è questo
il ritmo che non solo esprime ma anche lo fa
felice: il sapere talvolta ha questo potere
di dare al corpo vita quando gli dà coscienza
ed è qui la misura e il piacere della sua danza

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5 Commenti

  1. Molto belle queste poesie, che aumentano la curiosità per quelle che verranno nel lavoro completo.

    Francesco t.

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antonio sparzani
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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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