‘O Strega! : Non dirmi che hai paura (Feltrinelli) di Giuseppe Catozzella

1280px-Caspar_David_Friedrich_029
Monaco in riva al mare, 1808 – 1810, Berlino, Alte Nationalgalerie, di Caspar David Friedrich

Sublime\Samia

di

Francesco Forlani

(Nota al terzo dei dodici romanzi candidati al Premio Strega 2014)

Quando si conoscono persone di altri paesi, di altre lingue, viene sempre spontaneo chiedere cosa significhi il loro nome. Perché i nomi, al di là o grazie al suono che portano, spesso nascondono nella propria etimologia un significato che non sempre, ma spesso, traduce insieme all’augurio un destino. Samia, in arabo, significa sublime, elevata, vicina a Dio. La matrice è ovviamente religiosa ma quando ho terminato la lettura del libro di Giuseppe Catozzella, è alla categoria estetica che ho pensato, alla sua distanza dal bello, dalla dimensione pacificatrice a cui certe cose, un libro, un quadro, una musica, appartengono e che trasmettono in forma di piacere, conforto. Ho pensato dunque alla storia di Samia come a una storia sublime e a come la parola paura ne fosse, tradizionalmente, filosoficamente, il fondamento. Senza paura non può esserci sublime, e di tutte le paure possibili in qualsiasi esperienza vitale, quando diciamo sublime, si tratta di paura della morte.

Non dirmi che hai paura”, ingiunzione che si trasmettono fin da bambine le due sorelle somale  Hodan e Samia  Yusuf Omar, come un grigri, talismano, portafortuna, si inscrive così in un naturale gioco di specchi che coinvolge oltre alla minuta e coraggiosa protagonista della storia, e del romanzo, il lettore-spettatore, ma soprattutto l’autore. La scelta della prima persona, l’immedesimazione da parte di un reporter milanese in un corpo che aspira alla levità, alla sottrazione di ogni gravità per diventare vento e correre più veloce di tutti, è inimmaginabile in un contesto diverso da quello della paura. La storia in cui si imbatte Giuseppe Catozzella è una storia che nell’estate del 2012 ha fatto il giro del mondo. A pochi giorni dalla tragedia che coinvolse un vecchio peschereccio al largo di Lampedusa provocando la morte di diversi migranti d’origine somala, pubblicammo su Nazione Indiana la disanima, precisa e struggente che ne aveva fatto Igiaba Scego su Pubblico.

quarta.jpg.207x324_q100_upscaleTutte le “figure del dramma” erano in campo a cominciare dal vecchio campione somalo  Abdi Bile, che chiede: “sapete che fine ha fatto Saamiya Yusuf Omar?” E sappiamo dall’autore stesso che fu proprio questo racconto a far nascere in lui il desiderio di dare ad ognuno di quei frammenti una storia in grado di salvare dall’oblio, più che la morte, la vita della giovane atleta. Nel romanzo si racconta come i sogni prendano forma; in che modo vecchi ritagli di giornale dedicati ai campioni poveri dell’atletica ravvivino la fiamma di un’ambizione che trascende il singolo per diventare voce di popolo oppresso, riscatto femminile; in quale maniera questi possano sopravvivere al cambio di paesaggio interiore, bambina e poi donna, ed esterno, sia che si tratti di eventi politici come la guerra a sbrecciare le facciate delle case, o naturali, dalla città al deserto fino al mare. Tutto è in una frase che il padre consegna alle figlie nella prima parte:

” Figlie mie, tutto ciò che fino a ieri era normale, oggi è complicato”

Per raccontare il complicato viaggio di un sogno, solo una sensibilità straordinaria come quella di Giuseppe Catozzella  poteva riuscire a non cadere nella trappola  del desiderio di successo editoriale passando su tutto e tutti, in cui scivolano, va detto, molti dei narratori italici under 40. Sicuramente incoraggiato dalla delicatezza con cui Fabio Geda aveva raccolto la storia di Enaiatollah Akbari, per il romanzo documento Nel mare ci sono i coccodrilli , la sensazione che ho avuto è stata che “quella paura” di cannibalizzare l’altrui sofferenza, sia stata una presenza costante e necessaria, riuscendo a guidare l’autore nel passo e nel tono, a lasciare intatto il respiro della vera protagonista, di fare in modo che il “doppiaggio” della voce non sacrificasse sull’altare della narratività o peggio ancora, dell’editorialità  marketing la VO di Samia.  Un libro, verrebbe da dire a questo punto, che dovrebbe vincere lo Strega? Avrebbe potuto se l’autore a partire dagli ultimi capitoli non avesse smesso di avere paura. Nel finale il sogno dell’autore, dai contorni incerti ed esageratamente lirici, prende il sopravvento sul sogno originario, scuote la fragile barca sospesa in mezzo al Mediterraneo, nella cui deriva rimangono a filo d’acqua due fotografie in bianco e nero, quella di Samia e dell’amata e mai incontrata nipote, Mannaar.

 

 

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Uno spiritello si aggira per l’Europa: Incurables.

di Incurabili
Oggi 21 novembre 2024 uno spiritello si aggira per l'Europa. Un movimento generazionale e rigenerativo di cui vi diremo meglio, e racconteremo il Manifesto, articolo per articolo, il 30 dicembre prima di fare il botto.

Evviva Sud. Nuovo numero 24: Itinera

di Francesco Forlani
Come ogni anno, con salti mortali e piccoli miracoli tra amici, fresco di stampa il nuovo Sud esiste, su supporto cartaceo in una tiratura limitata e disponibile gratuitamente in edizione digitale insieme all'intera serie a questo indirizzo.

Il mio manoscritto di Saragozza

di Francesco Forlani
Da meno di un mese il romanzo manoscritto del Furlèn dedicato a Errico Malatesta, in parte nato proprio qui con il diario di Saragozza, è in giro. Una spedizione ambiziosa ma con cognizione di causa e di possibilità di scacco.

Les nouveaux réalistes: Cristina Pasqua

di Cristina Pasqua
Sapendo di incorrere nelle ire di sua madre e del nonno, che quella casa l’aveva tirata su spezzandosi le reni, all’alba, prima di coricarsi, eliminava le tracce del suo passaggio con attenzione maniacale.

Note da Gerusalemme: Lucia D’Anna (suite)

di Lucia D'Anna
“Come da manuale” quando si suona in ensemble d’archi, prima di iniziare a produrre suoni, succedono una serie di piccole cose che di solito nessuno nota ma sono importanti. Si poggia l’arco sulle corde del proprio strumento, passa una frazione di secondo, poi si alza il proprio sguardo per incontrare quello di chi sta dirigendo.

Note da Gerusalemme: Lucia D’Anna

di Lucia D'Anna
Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: