“Rebibbia 1977”
di Patrizia Vicinelli
E torno là torno sempre là
e ho sposato uno che non era il mio
che mi sarebbe rimasto fedele per sempre
e torno sempre a te – ferito a morte –
ho avuto
tanti amanti amori tutti infedeli
per compensazione
ma torno sempre a te
non lo sapevo non lo sapevo lo giuro non lo sapevo
quel giovedì quel venerdì
di maggio non lo sapevo
e mi hai condannato per l’eternità
e sono a te finché il sacrificio sia grato
a tutti quelli che sanno
agli avi
alla mia misericordia al tempo che sul mio viso
ha scritto la nostra storia
uccelli marini che non abitano qui
parlano ancora della mia vita
furono colpiti da quelle frecce di metallo
acciaio fuso che puntasti contro
e scoccasti-sì-per difenderti
amore che mai sono riuscita ad amare
tremenda ferita che confinava con l’abisso
delle mie radici ancora inesplorate
tremendo abitacolo
che non ha più voluto abbandonarmi
vent’anni quasi e l’assassinio
il rito di quella notte di luna di fine agosto
si ri-compie
come un miracolo
come una dannazione
un back ground che resta unico
un flash back senza ritorno
Uccidimi una volta per tutte
o lasciami andare via
via da te
*
Da Patrizia Vicinelli, Non sempre ricordano. Poesia Prosa Performance. A cura di Cecilia Bello Minciacchi. Firenze: Le Lettere, 2009.
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“E torno sempre a te”, non sembra poi casuale il modo in cui ricorre ritmicamente la stessa espressione in “Litio” dei Massimo Volume
Otto marzo
Tacco da 20.
Sesso : è
un sensore\pulsione del\nel cervello
con il contesto favorevole e la costanza
diviene cultura\etica\estetica
si incanala in un percorso obbligato
costruisce una coazione a ripetere per il sociale.
La natura ci obbliga all’amore, baci.