Forze di quale ordine?

di Antonio Sparzani
morte Stefano Cucchi

Non lo faccio ormai quasi più, perché mi dico “tanto lo so già”, ma l’altra sera ho ceduto perché ho mangiato tardi per via di certi fagioli, e allora ho guardato «presa diretta» sul terzo canale della nostra tv di stato e per l’appunto «morti di stato» era il titolo della puntata: i bravi Riccardo Jacona e Giulia Bosetti raccontano con partecipato distacco e buona professionalità le tristi vicende, è il caso di dirlo, di Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Riccardo Rasman e Stefano Brunetti. Tutti cittadini italiani sui quali le forze dell’ordine hanno infierito selvaggiamente senza ragione alcuna, anche perché nessuna ragione ci può essere per il tipo di trattamento che a questi cittadini è stato riservato. La maggior parte di questi cittadini sono morti in seguito al trattamento, gli altri sono rimasti invalidi per tutta la vita. In qualche caso gli autori sono stati processati e condannati, di solito a pene abbastanza miti, per omicidio colposo e mai di più, talvolta mitissime tanto che alcuni tra i poliziotti assassini non hanno scontato un solo giorno di carcere e anzi sono stati mantenuti in servizio, e spesso promossi.
Se volete i dettagli potete guardare in rete, ad esempio qua, ma le cose che non capisco e su cui vorrei che tutti fossero un po’ più sensibili sono schematicamente le seguenti:

1. Quale molla spinge questi uomini (e, talvolta, donne) delle forze dell’ordine, che così si chiamano perché appunto sono delegati da tutti noi a far rispettare l’ordine democratico in una nazione dove, almeno di nome e in parte anche di fatto, un tale ordine esiste ed è regolato da leggi, quale brama di piccolo potere li spinge a esercitare la loro piccola ma spesso letale violenza su altri cittadini ?

2. Perché con quasi uniforme regolarità, il corpo di appartenenza, Polizia di Stato o Carabinieri, è omertosamente connivente, minimizza, copre, mai riconosce, mai si scusa anche dopo sentenze chiarissime passate in Cassazione, anzi promuove i colpevoli, ufficialmente riconosciuti tali?

In taluni casi, attenzione, la verità viene a galla, malgrado i rapporti ufficiali che dunque si rivelano platealmente falsi, grazie alle benedette telecamere di sorveglianza, che, sì, ci sorvegliano ormai in ogni istante della nostra vita pubblica, ma talvolta fanno il loro mestiere di documentare una realtà incontrovertibile a favore della giustizia. Sono passate nella trasmissione di Jacona alcune immagini di queste telecamere, e io vorrei che tutti le vedessero: non c’è scusante per l’aggressione gratuita del forte contro il debole, aggravata dal fatto che il forte in questi casi rappresenta la legge e l’ordine. L’unica scusante, pardon, spiegazione, è da psicopatologi.

Chi mi conosce immaginerà che sono particolarmente sensibile a questo tema, dato che nel 1971 un gruppo di poliziotti armati ― questore di Milano, per chi non ricorda, era Marcello Guida, ex-uomo di fiducia di Mussolini, che ricoprì, negli ultimi anni del ventennio, l’incarico di direttore del confino politico di Ventotene, e anche lui rimasto bellamente in servizio con una posizione di prestigio ― si avventò su di me con manganelli, rompendomi una mano, visto che per fortuna mi riparavo con questa la testa; fui poi, abbastanza ironicamente, denunciato per “resistenza aggravata”.

Ed è ben vero che il constatare come nulla sia cambiato da questo punto di vista mi provoca una feroce rabbia; e mi chiedo quale sia la strada per cambiare questo modo di essere che così malamente caratterizza il nostro paese: le forze preposte dallo stato, cioè da noi tutti, a mantenere l’ordine diventano in alcune occasioni i nostri nemici, o meglio noi diventiamo i loro nemici, sui quali sfogare aggressività e frustrazioni. E non è, in casi come questi, minimamente rilevante la famosa invettiva di Pasolini sui poliziotti “figli di poveri”, che oltretutto va letta fino in fondo, ad esempio qui.

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13 Commenti

  1. Quando l’Italia fu divisa in due e le truppe anglo-americane ferme alla linea gotica, i ministeri romani rapidamente, mimeticamente si ‘reciclarono’ alla democrazia. Ovvero i conniventi col fascismo diventarono ‘antiofascisti’. Così quando i combattenti veri nella lotta di liberazione arrivarono finalmente a Roma si trovarono le cose belle e sistemate. Ovvero mentre altrove le forse dell’ordine sono al servizio del paese in Italia le forze dell’ordine (salve le debite eccezioni)incarnano il potere assoluto, si sentono sopra lo stato, quindi autorizzate a….In realtà siamo purtroppo ambigui, machiavellici vedi un Pd e il Monte dei Paschi di Siena. Tutto sommato siamo sempre un paese ‘senza’, senza il senso dello stato ma legati alla contrada cittadina o paesana che sia e quindi legati al particolare….Eppoi quella che è stata nei secoli la palla al piede del Vaticano, il potere fortemente secolare della Chiesa che diceva ai Longobardi:’Voi vi convertite e io vi do investitura…’Eppoi la varie associazioni di stampo mafioso con le quali vi è un secolare rapporto…Insomma a farla lunga….Pasolini? Geniale ma non immune, nella sua difesa ad oltranza dell’oasi pulita (PCI) nel paese sporco per anni avallò la morte del fratello nella Resistenza ad opera del fascismo mentre era stato ucciso dai resistenti comunisti…Qualsiasi rotta prendiamo ad un certo punto diventa insolubile.

  2. prova con la fisica quantistica,magari lì i conti iniziano a quadrare.Di sicuro se fosse vero quello che si sente dire in giro,voci a dire il vero a cui non sono disposto a dare molto credito in quanto non credo che in questo paese si possa parlare di corruzione con un minimo di credibilità,per cui i concorsi sono viziati da irregolarità potrebbe pure darsi che gli operatori della pubblica sicurezza non hanno seguito una vocazione o un istinto ma si sono semplicemente limitati a ricoprire un ruolo che invece presume una sensibilità particolare(personalmente devo dire che in certe caserme dei carabinieri di paese ho pensato di intravederla).Per i responsabili delle forze dell’ordine invece mi piacerebbe che si ricominciasse a parlare seriamente di responsabilità oggettiva

  3. La violenza di polizia nelle operazioni ordinarie dipende dal livello di avanzamento della società, dall’equilibrio dei poteri, controlli, esistenza di alternative, meccanismi di selezione e carriera del personale. Mi piacerebbe conoscere i dati sulla violenza poliziesca in altri paesi europei, ma so che in UK, Germania, Francia e Spagna le forze delll’ordine (i vari corpi civili e militari preposti allo scopo) picchiano duro.

    Mi preoccupa invece molto la violenza delle operazioni antisommossa, quelle del ’71 che citi, ma anche quelle degli ultimi anni in tutta Europa. Credo che sia molto cresciuta e che tali operazioni abbiano cercato coscienteme di aumentare la violenza dispiegabile sul pubblico. Dal kettling all’uso di proiettili di gomma, fino ai recenti strumenti legali per impedire l’esercizio dei diritti civili per via amministrativa.

  4. Ci sono le risposte alle domande di Sparzani. E’ fisiologico che le polizia attiri anche psicopatici e assassini, invasati e stupratori. Toccherebbe ai medici che valutano l’idoneità dei candidati filtrare i buoni dai cattivi. Inoltre la violenza dei poliziotti è frutto di ordini precisi. Infine occorre notare che purtroppo anche l’azione della polizia è di classe. I bastonati e i morti ammazzati sono sempre i “pezzenti”, termine che uso con grande affetto. Non è mai accaduto che un ricco venisse bastonato o ucciso dalle cosiddette forze di polizia. Ricordo che “in uno stato democratico la polizia è al servizio del cittadino, in un regime o in una finta-democrazia è il cane da guardia dei padroni.

  5. Jared Diamond nel libro “The world before yesterday” scrive che l’arrivo dei primi poliziotti nelle società tradizionali in Nuova Guinea è accolto con favore perché mette fine (edit: con la sola presenza degli agenti) alla catena di violenza, faide e scaramucce. Portano la pace insomma, benché pochi e scarsamente armati. Per quelle pagine Diamond è stato criticato dalle associazoni per i diritti delle popolazioni tradizionali, che in Papua/Nuova Guinea hanno un grosso problema di violenza da parte dello stato indonesiano.

  6. anch’io distinguerei tra 1) abitudini alla violenza su persone inermi o deboli (mai capitato, mi sembra, che un mafioso morisse in carcere o in una questura a causa di “atti di autolesionismo”) dovuta a vigliaccheria e incompatibilità psicologica di alcuni poliziotti e carabinieri (“hanno sbagliato mestiere”, come afferma anche la madre di Cucchi nella trasmissione tv); 2) scarsissima democratizzazione e tendenza a picchiare nelle forze in divisa di tutti i paesi, non solo l’Italia (non mi sembra che il movimento Occupy sia stato trattato bene negli Usa o in Spagna); 3) sopravvivenza degli apparati nei cambiamenti di regime politico: quello accade sempre, in tutti i corpi dello Stato, non solo nelle forze dell’ordine. L’Italia repubblicana ereditò la burocrazia fascista (nei ministeri, nell’amministrazione della giustizia ecc.) così come l’Italia fascista ereditò la burocrazia liberale. L’epurazione fu inesistente ma credo che anche nella Germania della “denazificazione” gli apparati dello Stato abbiano conservato un bel po’ di personale anteguerra. Sono quelle continuità che da un lato consentono al corpo statale di non fermarsi, di funzionare, ma che dall’altro ne contaminano la democrazia e democratizzazione, producendo episodi come la manganellata che a te capitò di ricevere.

  7. Con tutto il rispetto, condividendo presupposti e argomentazioni di Sparziani, posso dire che invece il commento di diamonds, sempre con tutto il rispetto, ma specie nella sua ultima parte, preciserei, dove è invocata (evocata?) una “responsibilità oggettiva”, e prima quando dice di “paesi” dai carabinieri alla Vitali – ancora con tutto il rispetto -, mi vien da pensare intanto che si va volontariemente ‘fuori tema’,
    Ma per finire – proiettando una specie di sceneggiato in tono minore:
    per esser più chiaro, al paesello mio, visto che non posso parlar d’esperienze altrui, certo, tipo di quelle di diamonds che magari per lui ha girato più di me l’ex Belpaese, i carabinieri, per dire,
    nel contempo sono capaci di far i bravi dove possibile, da lecchini della massa e leccaculo del potere, per picchiare i Deboli ché deve esser sempre possibile: vedi tossici rinomati e ladri di galline e galli.
    detto ciò, per fortuna e costanza sono ancora convinto che forze del disordine, carcerei e carceri SONO DA ABOLIRE!

    b!

    Nunzio Festa

  8. La mia esperienza,Nunzio,mi dice che le forze dell`ordine siano composte quasi interamente da persone normali inquadrate in un sistema che istiga impercettibilmente alla paranoia. I sadici,che sono i veri cattivi della storia,sono presenti in percentuali analoghe al resto della popolazione ma fanno danni smisurati. E andrebbero puniti col triplo delle pene normali perche` si fanno scudo con una divisa. Mi preoccupa molto di piu` l`uso dell`esercito per la salvaguardia dell`ordine pubblico perche` e` un fenomeno tipico delle dittature

  9. 1) Paragoni con altri paesi. Di certo, la situazione francese è probabilmente peggiore di quella italiana. L’unica differenza che si puo’ notare è una maggiore attenzione da parte delle scienze sociali del funzionamento del sistema di polizia. Abbiamo parlato anche qui di alcuni libri, che realizzavano un bilancio delle attitudini ordinarie della polizia nei quartieri popolari e a forte percentuale d’immigrati alla fine del decennio Sarkozy. Uno delle specificità italiane è che la polizia e l’insieme dell’apparato repressivo non pare essere argomento degno di studio e di attenzione al di là della pur importante, anche se rara, denuncia giornalistica o cittadina.
    https://www.nazioneindiana.com/2012/06/12/due-letture-del-decennio-sicuritario-fassin-e-matelly-mouhanna/

    2)Delle domande poste da Sparz, la più inquietante, la meno accettabile e comprensibile, è la 2. Ma anche qui dei confronti con il caso francese mostrano che l’omerta e il corporativismo diventano nei corpi di polizia quasi sempre tolleranza, spesso connvienza, o a volte premio, nei confronti di azioni criminali compiute in divisa.
    Non credo, come certo dogma marxista vorrebbe, che questo tipo di situazione sia fatale e corrisponda a una immutabile legge di classe. Credo che pero’ molti fattori concorrano a rendere quasi impermeabili i corpi di polizia nei confronti di una cultura democratica elementare.

    • Credo che pero’ molti fattori concorrano a rendere quasi impermeabili i corpi di polizia nei confronti di una cultura democratica elementare.

      Quello che sta attraversando l’Europa è un semplice ragionamento nello Stato: la crisi economica porta a sommovimenti sociali che vanno tenuti sotto controllo, anche a costo di tollerare gli elementi violenti all’interno delle forze dell’ordine.

      Attenzione però: in Italia anche i carabinieri vanno in carcere, ricordo il caso di un comandante in provincia di Bergamo uso a picchiare e derubare i fermati in caserma, arrestato con i suoi colleghi.

  10. grazie per l’indicazione davide;
    io segnalo innanzitutto questo articolo di Salvatore Palidda, che in Italia è uno dei pochi che ha dedicato studi specifici al funzionamento delle forze di polizia nelle società contemporanee…
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=37137&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight=
    dove tra l’altro altro scrive:
    “La stragrande maggioranza dei parlamentari ed eletti negli enti locali (e lo stesso vale per gli intellettuali) non s’è mai interessata a come funzionano le polizie e non s’è mai preoccupata del controllo democratico delle pratiche di queste istituzioni.”
    Ancora una volta, se la situazione in Italia è questa cio’ non dipende solo dai corpi di polizia, ma anche dal tessuto politico e intellettuale che sta intorno ad essi, e in parte anche dal tessuto sociale, che spesso giustifica la violenza contro la varie categorie di “poveracci”, che siano dei giovani, dei barboni, degli immigrati, degli stravaganti…

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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