Overbooking: Luigi Bernardi
Nota di lettura
di Francesco Forlani
al romanzo Crepe di Luigi Bernardi – ed. Il Maestrale
1
E il pensiero va alla povera signora Armida. Dopo l’ultimo dissesto del terreno non riesce più a chiudere la finestra della camera da letto. È inverno e fa freddo, l’abbiamo vista con i nostri occhi la signora Armida tappare alla bell’e meglio le fessure con strisce di spugna e, prima di mettersi a letto, infilarsi un vecchio maglione di lana, lo stesso che il suo defunto marito indossava quando usciva all’alba per andare a funghi con gli amici del dopolavoro.
– Che schifezza, non so neanche più scrivere.
Così comincia quello che considero uno dei migliori romanzi letti in questi anni. Siamo in una camera da letto e dalla prima scena ci sono tutti i personaggi chiave di questa storia. Amanda giovane giornalista; Arturo che ne è l’amante, di qualche anno più grande, suo figlio Orfeo, angelo della morte insieme a Gregorio, che di mestiere è medico esperto in autopsie e che seppure incontreremo poco dopo, abita nello stesso palazzo, e per finire, Armida anziana signora, vedova che in qualche modo si salva grazie alla deriva esistenziale in cui si trova. Luigi Bernardi ha il dono della composizione, da intendersi qui come capacità di rendere verosimile e necessario ogni passaggio del suo intrigo ma anche di affabulare il lettore aprendogli pagina dopo pagina esiti differenti, nuovi orizzonti di senso. A partire dalle prime pagine accade il depistaggio e infatti la crepa nel muro, il lettore, la associa al terremoto, del resto lo scrittore è di Bologna e l’Emilia Romagna ha pagato da poco un alto prezzo al movimento sismico, E invece no, la faglia, la fissura, la crepa ha un’altra genealogia. E non mi riferisco alla ragione meccanica che scopriamo essere i lavori per l’Alta Velocità e dunque lo sventramento, lo squarcio nel tessuto urbano necessario per rendere tutto più veloce. Bernardi fa qualcosa di più. Nelle prime pagine mentre Amanda tenta di scrivere il pezzo per il suo giornale, sulle crepe vistose, sulle pareti della casa in cui si trova, offre al suo amante Arturo il di dietro, la fenditura attraverso la quale di lì a poco il suo uomo entrerà in lei. I due corpi, quello della città come casa e dell’umano, della vita risultano essere uno soltanto.
Il romanzo di Luigi Bernardi è proprio un’azione di carotaggio dell’anima, un tentativo di misurare e raccontare gli strappi, a partire da quello generazionale in corso tra Arturo e suo figlio Orfeo, lacerazioni, presenti nel paesaggio schizofrenico del dottore completamente abitato dalle anime dei cadaveri da lui sezionati e “portatori” di verità, gli abissi che Amanda potrà sondare grazie ai dirigenti dell’Alta Velocità, che la convincono a raccontare al meglio la verità del sottosuolo. Una delle scene più belle è infatti qulla in cui l’ingegnere le mostra la Talpa d’acciaio in grado di reggere il vuoto che crea sotto i piedi della città, spruzzando cemento a presa rapida. Bella perchè ricorda i discorsi del Capitano Nemo sul Nautilus ad un esterefatto Professore Pierre Aronnax, capolavoro con cui Crepe ha almeno un punto forte di contatto ed è la domanda è possibile essere nichilisti e allo stesso tempo aspirare ancora alla verità? Che senso ha non credere più in nulla se questa forza distruttrice si illude poi di inventare un nuovo mondo?
Già dalle prime pagine il piano teorico in cui quasi istintivamente si inscrivono i destini dei personaggi è il tema della comunicazione negativa formulato da George Bataille nella sua opera teorica più noir ovvero Le coupable. (Il colpevole/L’Alleluia, trad.it. Dedalo, Bari 1989). Si tratta di determinare un’esperienza che sia in grado di oltrepassare la distanza tra soggetto e oggetto e di contenerle, di determinare un luogo in cui il corpo non sia soltanto ciò che vive, da un lato e ciò che muore, ma uno spazio in sè, un vuoto che però esiste. Come può esistere una faglia, una ferita, una crepa, un buco. Ecco perchè la figura di Gregorio, l’anatomopatologo ha non soltanto la sua ragion d’essere, in tanto che inquilino della palazzina del mostro, ma proprio come “doppio” dell’altro angelo della morte, Orfeo, “liberatore” in qualche modo oltre che della propria carica nichilista, distruttrice, delle proprie vittime in una poco scontata pratica di eutanasia sociale, in alcuni casi involontaria, accidentale, assolutamente arbitraria e aberrante.
Più che un condominio dei destini incrociati, “Crepe” si presenta come uno spazio di vite in croce, accomunate dalla sovrapposizione delle proprie ferite, abissi da cui sgorgano nonostante tutto insieme al dolore le note delicate di un canto del cigno assordante, necessario. Ha scritto Bataille:
La communication demande un défaut,
une « faille » ; elle entre, comme
la mort, par un défaut de la cuirasse.
Elle demande une coïncidence entre
deux déchirures, en moi-même, en autrui.
Georges Bataille, Le coupable
Augurati perciò lettore, di leggere un libro come questo e che accada anche a te lo stesso.
- Di Luigi Bernardi mi limiterò soltanto a segnalare la sua partecipazione al dossier “La responsabilità dell’autore” che noi di Nazione Indiana mettemmo su, qualche tempo fa.↩
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Splendida recensione Francesco e sono d’accordo: uno dei migliori romanzi di questi anni.
grazie Gianni. Luigi è un esempio di come vita per la letteratura, qui parlo dll’editore, del critico, del talent, dell’esploratore, del creatore di riviste e curatore di importanti collane editoriali, e letteratura per la vita, concentrandomi proprio sulla sua creazione letteraria, siano in una totale armonia, sia per quanto riguarda la qualità delle due pratiche sia per il modo in cui le due vite, le due letterature dialogano fra loro. In letteratura come nella vita la generosità è tutto, a prescindere dalla gratitudine con cui i doni verranno accolti effeffe