Uno nove quattro

di Alessandra Carnaroli

(da Cangura, raccolta inedita di racconti)

Secondo stime recenti nel mondo
ci sono ogni anno 26 milioni
di aborti legali.
Sebbene sia
quindi
un’esperienza frequente,
è ancora oggetto di diatriba.*

Oggi è la giornata della vita, facciamo in modo che la vita sia sempre rispettata in qualunque modo si manifesti, la vita è un dono e come tale va accolto e rispettato al di là dei nostri egoismi. La chiesa ha sempre sostenuto che dall’amore responsabile di due persone può nascere una vita. Sono convinta che si debba fare educazione alla vita alla sua bellezza pur nella difficoltà.
Sei sicura di voler abortire in questa giornata? È il 3 febbraio oggi, non sei arrivata qui in un giorno qualunque, magari è un segno di gesù che ha altri progetti per te. Vuoi essere nei suoi progetti oppure no? Bisogna che ci pensi bene, è una scelta importante o dentro o fuori, lo sai cosa c’è fuori?

Sei venuta da sola?
Ce l’hai un fidanzato? Ce l’ha un padre questo bambino? Uno non fa mica i figli da sola, ci vuole un partner, giusto? Se sei qui ci sarà pure un maschio che ti ci ha messa incinta, magari non lo vuole ti ci ha mandato lui con la forza? A volte gli uomini sono un po’ bestie non si rendono conto dei nostri sentimenti di noi donne che essendo femmine siamo naturalmente pronte all’accoglienza dalla vita, siamo come la vergine maria, accettiamo supinamente quello che ci arriva tra le gambe,

scusami se sono un po’ diretta un po’ cruda ma qui ne vedo di tutti i colori ci passano molte disgraziate, capiscimi.

Te lo hanno mai raccontato da piccola i tuoi genitori di gesù, il presepe la capanna, maria che era vergine e non conosceva uomo eppure ha accettato? Ricordi questa bellissima storia di amore e accettazione? È un esempio di virtù importante per ogni donna, lei che non sapeva era comunque pronta, anche se non era fidanzata niente, mai una volta, per questo dio l’ha scelta e l’ha riempita di grazia che poi era gesù, una vita un bambino, come il tuo anche se diverso: il tuo è venuto dal sesso, quindi è diverso. Non è mica gesù. Ma è vita comunque, non ha colpe, forse è nato dalla colpa, ti hanno stuprato?

Per esempio il nostro papa ti sarà capitato una volta di vederlo alla televisione, di ascoltare l’angelus, lui cosa dice? Per mezzo di lui parla il signore e lui vuole la famiglia naturale, uomo donna sposati e niente aborto, niente eutanasia, tu vorresti l’eutanasia, uccidere tuo nonno magari malato? Uccidere un figlio è uguale. Se cominciamo ad ammazzarci tutti cosa diventa il mondo? Niente più bambini, niente più anziani, niente più malati e handicappati o down: siamo razziasti allora, un popolo di biondi con gli occhi azzurri, come voleva hitler, diventiamo nazisti.

Oggi è il 3 febbraio la giornata per la vita noi come CAV, cioè centro di aiuto alla vita ti possiamo aiutare, ti diamo dei soldini, i vestiti, la carrozzina. Sono cose un po’ usate ma mica devi farci chissà cosa, ci devi mettere un bambino, il tuo bambino: quando nascerà vedrai cambierà tutto. Sarai piena di grazia, di istinto materno, si chiama apposta materno perché gli uomini non ce l’hanno, neanche i froci, gli vuoi dare in braccio un bambino ai froci? Ti credi che lo sanno accudire meglio di te? Di una donna? Da millenni è così e ora perché si vuole cambiare la natura si vuole stravolgere l’ordine delle cose, la naturalità del mondo, vogliamo creare mostri? Vogliamo generare mostri? Abortiamo i bambini e generiamo i mostri? Capisci che così non funziona, non è nomale.

Hai problemi economici? Noi ti possiamo aiutare per un anno come se ti adottiamo questo figlio col progetto Gemma, come se è nostro è uscito da noi – no da te, dalle mie gambe per intenderci. Lo sai come nascono i figli? Se sei arrivata fino a qui devi saperlo, non eri cosciente? Eri drogata? Non eri in te quando hai scopato? Ci si deve astenere da queste cose che sono i misteri dell’amore, se non si vogliono figli ci si deve astenere se no te lo tieni, perché sono figli subito. Purtroppo c’è molta disinformazione a riguardo. Soprattutto tra gli adolescenti mettono i distributori di preservativi a scuola per invogliargli. Tutti questi nelle feste poi li usano male perché sono ubriachi e restano incinta.
Poi abortite.
Secondo te è giusto che tu per una tua disattenzione, perché volevi farlo prima di tutte, volevi provare il cazzo adesso l’hai provato e cosa hai ottenuto? Che sei incinta e vuoi diventare assassina. Sono parole forti però qualcuno le deve usare sennò non ci capiamo, giusto?

Se uno abortisce è un assassino, come se uno uccide un bambino, allora ci strappiamo i capelli e piangiamo ma se aspetti un altro mese questo feto comincia a succhiare il dito, comincia a tirarti i calci va bene? È vivo giusto? Se tiri i calci sei vivo, le cellule non scalciano.

Un figlio non si può chiamare feto, lo sminuisci, perde senso. Un figlio è figlio subito dal concepimento. Mica è un insieme di cellule, se lo lasci crescere quell’insieme è un figlio, siamo d’accordo? Tu non eri forse un insieme di cellule? Se tua madre non ti teneva a quest’ora non eravamo qui tu ed io a parlare della vita che verrà, a quest’ora eri in un tubo: per capirci questa è la fine che fanno i bambini abortiti, li buttano nel cesso. Volevi essere in un cesso insieme ai ratti? I ratti mangiano di tutto, pure i bimbi morti: queste cose la 194 non le dice, non dice che questi figli finiscono tra i denti dei topi nelle fogne, i topi cagano feti, pensi che qualcuno abortisce se sa la verità? Dio dice la verità fino alla fine, fino alla croce, dice che gli abortiti li mettono nella spazzatura o nelle bottiglie con la naftalina per conservarli, farci gli esperimenti, le cellule staminali. Per questo li vogliamo seppellire, gli vogliamo fare il funerale. Per non farli masticare dai sorci.

Sono vita, fin qui ci siamo, siamo d’accordo?

Lo conosci Nek? Lui ha cantato per noi

Lo terrai in braccio, lo coccolerai “risalirò col suo peso nel petto come una carpa il fiume” te lo ricordi San Remo? Nek diceva quello: è in te, respira in te con mani cucciole. Ti piacciono i cagnolini? Scommetto che un cagnolino non lo butti via. Gli dai le crocchette migliori, il latte in polvere col biberon. Lo porti dal veterinario se gli viene la diarrea. Con un figlio è uguale ma in più è una persona: penderà il latte da te e non ci credere a quelle storie che ti si rovina il seno, io ne ho allattati quattro e ancora ce l’ho, non l’ho mica perso! Il seno è fatto per allattare no per tenerlo di fuori, farlo baciare dal partner, farlo vedere al papa per finire sui giornali. E poi cosa è un seno che cede rispetto a un bambino, una vita che cresce per mezzo del tuo latte, vedrai.

Hai qualcosa da vendere? Se è un problema economico puoi vendere lo scooter.

La gravidanza è un momento speciale nella vita di una donna.
Aspettare un bambino comporta un grande cambiamento.
Maturi e ti senti realizzata come donna, le donne che non possono avere figli poi piangono, si inseminano, fanno pazzie, vanno all’estero, adottano i bambini bulgari, ci pensi? Sono disposte a adottare uno zingarello magari con l’epatite o peggio con l’aids pur di averci un figlio e tu che ce l’hai lo vuoi buttare? Un bulgaro con la madre magari prostituta e drogata, immagini i figli come vengono? Eppure li adottano uguale pure se gli daranno i problemi a scuola e a casa, nell’adolescenza soprattutto. Capisci che non sono cose queste, capisci che disgrazia, che torto nei confronti di quelle che sono sterili, non sono state baciate da dio, ricorrono alla scienza superando ogni limite anche quello dello sperma di un altro, dell’utero in affitto. Questi sono gli eccessi, pure gli omosessuali vogliono, i figli pure la nannini a sessant’anni e te che sei giovane e sana lo vuoi buttare via? I conti non tornano, viviamo in una società malata senza più valori: io te ne voglio dare uno, il valore della vita. La vita è sacra, ci sei? Da qui puoi ricostruire la tua esistenza. Hai commesso un errore sciocco adesso per favore fai qualche sacrificio e ti rimetti sulla strada giusta. Mi fai un favore, va bene?

Devi cominciare ad accudirlo questo feto, l’istinto materno comincia subito lo dicono gli scienziati, mica tutta la scienza è a favore dell’aborto, anche gli scienziati sono ideologizzati: ci sono gli psichiatri che dicono che la vita comincia subito dal concepimento, però li fanno tacere, gli mettono il bavaglio. Devi essere sincera con me, ti senti già un po’ mamma? Prima ad esempio ti ho visto che accarezzavi il pancino, questo è un istinto, una cosa naturale. Gli hai dato già un nome? Secondo te è un maschio o una femminina?

Ci pensi che tra un anno gli puoi fare i codini? Se è femminina intendo dire.

Abortire è innaturale quando lo fai con la forza, se ti capita da solo è diverso, è una disgrazia, ci stai male ma poi ti riprendi, puoi farne un altro. Dio magari ti assiste ti fa incontrare un bravo ginecologo, se vuoi ti do il numero. Ce ne sono tanti in contatto con noi che ci chiedono i consigli che ci mandano le donne in difficoltà, nel dubbio.

L’aborto procurato prevede la responsabilità cosciente della madre.
L’aborto procurato nell’ordinamento italiano deve avvenire prima dei tre mesi dal presunto concepimento e può essere attuato se sussiste pericolo fisico o psichico per la salute della madre.
L’I.V.G., dopo i primi 90 giorni, può essere praticata quando:
a. la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b. quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
La legge 194/78 all’art.6 prevede che, oltre il 90º giorno, non sono le accertate “rilevanti
anomalie o malformazioni del nascituro” a legittimare di per sé l’ I.V.G., ma solo il “grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna” che tali accertate anomalie determinano.(…)
Uno studio svolto su donne che avevano abortito volontariamente 8 settimane prima ha rilevato che il 44% presentava disturbi mentali, il 36% disturbi del sonno, il 31% si era pentito e l’11% si era fatto prescrivere psicofarmaci dal proprio medico di famiglia. Un altro studio ha rilevato che il 25% delle donne che abortiscono esegue visite psichiatriche, in confronto al 3% del gruppo di controllo, e che le donne che abortiscono hanno una probabilità molto più alta, rispetto alle altre, di essere ricoverate successivamente in un reparto psichiatrico*

Vuoi finire in un reparto psichiatrico, tra le matte incatenate ai letti, i vomiti, le pasticche i roipnol? E allora.
Le devi sapere queste cose prima di abortire, se sei grande per abortire devi essere grande anche per sapere queste cose, le sa tua madre queste cose? Le sa il tuo fidanzato? Ti ha spinto lui a venire qui oggi? Certo che lui non si fa i problemi, mica glielo tolgono a lui il figlio, mica deve fa un operazione con l’anestesia totale, ci sono i rischi, mica è lui che impazzisce dopo, perché s’impazzisce dal dolore dal rimorso, non si campa più. Si sogna di notte che te lo strappano, che te lo togli da sola dalla pancia, un orrore di sangue. Ci sono casi di suicidio perché si erano fissate a pensare sempre lì, si sentivano assassine, vuoi vivere col rimorso? Vuoi che ti viene la depressione? Ti vuoi buttare un giorno dal balcone o tagliarti le vene? Vuoi sognare che te lo strappi col sangue?

Te lo dicono le femministe questo? No, chi è più amica per te: le femministe che non ti dicono che si sta male o io che te lo dico?

Non è togliersi un brufolo o un’unghia incarnita, dobbiamo capirci.

Di solito sono le madri che non vogliono guai, non vogliono diventare nonne vogliono essere giovani per sempre divertirsi come quando avevano vent’anni, tu non devi essere irresponsabile come tua madre, hai scopato, hai voluto la bicicletta? Prendi le tue responsabilità, se eri grande per prenderti il cazzo sei grande per tenerti un figlio.
Le due cose vanno a braccetto.

Ci sono anche donne che si suicidano dopo, o si drogano. Vuoi questo per te? I figli poi piano, piano crescono e vanno per la loro strada, sono pochi anni di sacrificio per te, c’è tua madre che ti aiuta? O è una di quelle che a un certo punto vogliono tornare giovani, fare le ragazzine in discoteca. È divorziata per caso? Questo può essere un trauma che ti ha portato qui, ci devi lavorare sopra. Gli aborti non vengono dal niente, vengono dalle famiglie disgraziate, senza luce, senza verità, se non credi cosa sei? Sei un niente in balia dell’ignoranza e della violenza.

Mica la vita è solo discoteca e bar, ci sono anche gli impegni. Questo figlio è il tuo impegno. Sei una madre, le madri lo sanno cosa serve ai loro figli per crescere sani. Vedrai anche per te sarà così nonostante l’inizio difficile.

Non tutte partono bene, io ti capisco. Ma puoi migliorare, sarai una brava mamma, dio ti ha voluto mettere alla prova, fallo contento.

Sei una madre in difficoltà, sei tentata di non accogliere il tuo bambino. Tu porti nel tuo grembo una gemma, come maria, se maria abortiva a gesù a quest’ora come stavamo? Stavamo messi male, sei d’accordo? Non c’era più nulla per credere, tu porti nel grembo una gemma, la fai sopravvivere nonostante le difficoltà, sei una grande donna, cosa vuoi fare? Vuoi abortire il dono, la gemma, l’albero? Ci pensi a un mondo senza alberi, se tutti abortiamo come va avanti la specie umana, ci estinguiamo, rimangono solo i neri e i cinesi. Non può essere. Noi ti diamo un aiuto concreto per 18 mesi, ti diamo coraggio: 160 euro al mese ti sembrano pochi a te, che neanche lavori? Sono un aiuto grandissimo. Poi quando cresce lo mandi all’asilo nido e ti trovi un’occupazione per bene, fai la cassiera, la barista, ti piace fare i coktails?.

Spesso noi donne non riflettiamo abbastanza sulla nostra condizione, non capiamo il dono di diventare madri lo diamo come una cosa acquisita.

Dal 1994 al 2011, i bambini nati grazie a Progetto Gemma sono stati circa 15.000 e solo per l’anno 2011 le mamme aiutate sono state più di 1000. Che gioia sapere che un bambino è nato e una madre non ha abortito grazie alla tua solidarietà: sentirsi non solo genitori di un bambino, ma anche fratello o sorella di una mamma che finalmente sorride.

È sempre bello diventare mamma ma alle volte ci sono dei problemi economici, hai dei problemi economici? Lo stress?

Io sono motivata a darti ascolto, incoraggiamento, amicizia.

E se un domani vuoi restare incinta e non ce la fai più? Succede, ci sono donne che sono diventate sterili e secondo me gli sta pure bene, se lo sono meritate, dio a volte punisce. C’è un disegno divino e in quel disegno tu adesso sei incinta, che vuoi fare? Stai con dio o contro di dio?

Mica lo vuoi buttare in un cassonetto? Guarda che dopo muore.
E una cosa di disprezzo per la vita, di disperazione e spesso di solitudine. Tu devi accogliere la vita capisci? È una cosa vitale, ci vuole la cultura dell’accoglienza e del rispetto della vita che è la stessa oggi come ieri. Oggi manca questa cultura purtroppo e tutto va a rotoli.

Ti piace la musica? Sei giovane ti piace cantare sono sicura, ascoltare per esempio Povia
Alexia, Ron, Nek, Branduardi, Meneguzzi, loro hanno cantato per noi, hanno cantato per difendere la più microscopica delle creature.

“Cantiamo la vita” è il nostro San Remo, è la festa della gioia: non si parla di leggi, non si fanno polemiche. Si propone invece uno stile che “dica” il lavoro straordinario dei nostri volontari che tutti gli anni, in Italia, accolgono migliaia di madri in difficoltà, aiutandole a far nascere i loro bambini.**

Io sono una di quelle volontarie straordinarie.
Ti ho convinto?

Secondo stime recenti
in Italia
l’80% dei ginecologi
è obiettore di coscienza.
Obiettano pure
infermieri e
portantini:
succede in qualche ospedale
di restare a guardare
la fica che perde, tipo partita
di calcio.
“Un analgesico per dio”
neanche, perché il dolore serve.
Un idraulico forse
avrebbe
più a cuore l’efficienza
dello scarico.

* Interruzione Volontaria di Gravidanza: quali effetti sulla psiche della donna? (T. Cantelmi e C. Cacace – 2006) www.mpv.org/home_page/documentazione/00011616_Sindrome_Post_Aborto.html

**G. Mussino www.mpv.org/home_page/concorsi/00005931_Cantiamo_la_vita.html

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14 Commenti

    • Il buonismo autoritario, che è violenza normalizzata, s’infiltra come acqua e inceppa i meccanismi di una legge che ha perso la sua battaglia più importante: quella della prevenzione. L’aborto in Italia, seppur legale, sta diventando pericolosamente impraticabile: l’obiezione di coscienza, la riduzione e l’impoverimento dei consultori, la pressione delle varie associazioni di stampo cattolico per “entrare” nei consultori stessi hanno l’unico, tragico effetto di riportare “in voga” l’aborto clandestino, con tutti i rischi annessi per la salute della donna. L’autoritarismo di queste associazioni che si ergono a “tutori della vita” per mandato divino, si muovono per stereotipi e assolutismi, caricando metaforicamente la donna di quella croce di feti morti (che si è vista in testa al corteo della marcia per la vita a Roma) che poi è il simbolo del senso di colpa e della vergogna, armi secolari per sacrificare all’altare della “buona madre”, l’autodeterminazione della donna e la sua, letteralmente, sopravvivenza. (poi una volta nato, il “Figlio”, come si diceva caraR, è nostro e ce lo dobbiamo “tené”…). Alessandra.

      • e, aggiungerei, tutti questi sforzi per non fare (per paura di fare?) la cosa che c’è da fare: aprire discorsi seri, veri, sulla scelta

        • per dire di aprire discorsi seri
          no vabbè, ‘mo che c’è la rauti a contrastare la violenza
          una che marcia su roma per la vita, ad esempio, per la famiglia naturale
          quella dove ci si accoppia e ci si accoppa,
          dormiamo tutte più tranquille, appunto. che di repressione, paura e tutori abbiamo proprio bisogno.
          per dire. appunto. di femminicido culturale.

  1. I cosiddetti difensori della vita, se ci parli, sembrano davvero inconsapevoli della violenza che pretendono di esercitare sulle donne. Feticismo del feto, superficiale buonismo verso chi nasce (il bimbo sarà “sistemato”), sostanziale indifferenza nei confronti della madre, “contenitore” comunque colpevole.
    Educazione sessuale, zero; procreazione consapevole, astenetevi.
    Quanto all’obiezione, capisco -ma non giustifico- i sanitari che la scelgono per autodifesa. Si troverebbero a non fare altro che aborti, con ovvio svantaggio professionale.

    • I cosiddetti difensori della vita sono convinti della giustezza delle loro posizioni e, per ovvia conseguenza, dell’errore commesso da chi sostiene la necessità di una legge che regolamenti l’interruzione volontaria di gravidanza per evitare tutti i rischi legati al mercato nero dell’aborto clandestino. I cosiddetti difensori della vita ad ogni costo (aggiungerei, visti i casi tragicamente eclatanti che periodicamente vengono “proposti” dalla stampa per ricordarci che, dove l’aborto non è legalizzato, si può morire pure di gravidanza) traducono e interpretano la realtà per assolutismi e pretendono che questi assoluti vengano imposti alla collettività. La 194 non è un obbligo ma una possibilità per chi si trova a dover affrontare una gravidanza indesiderata e risponde come ogni legge alle richieste che una società produce, per regolamentarle limitandone i possibili danni e aumentandone i possibili benefici. è un concetto semplice che fatica però ad essere accettato in una paese senza una chiara identità civile: finché la complessità del reale verrà ridotta in buono e cattivo, giusto e sbagliato, troveremo sempre qualcuno pronto a barricarsi contro il male, in difesa di un bene violento che produce finti eroi e troppe vittime. Sono convinta che i cosiddetti difensori della vita ad ogni costo siano fin troppo coscienti di questa violenza che usano come arma traducendola in slogan che non lasciano troppo spazio ad interpretazioni: se esistono i pro vita esistono pure i pro morte, se l’aborto è un omicidio allora chi lo sceglie e chi lo pratica è un assassino. Moltiplicate questo per tutte le chiese, le parrocchie, i politici scodinzolanti, gli insegnanti di religione, le associazioni d’ispirazione cattolica che premono per ridurre la complessità di una scelta in un’unica direzione, quella approvata da un gruppo ristretto di maschi senza famiglia, con uno spiccata propensione alla gestione del potere, alla discriminazione sessista, all’eliminazione del diverso da sé . Tutto il resto, quindi il 99% del genere umano, intendo, è sottoposto al giudizio e alla colpa. La riduzione del corpo femminile a contenitore è, da sempre, una forma di controllo per il mantenimento dello stato di potere e la definizione dei suoi soggetti (chi lo esercita e chi lo subisce): è vincere ora e, soprattutto, nei secoli dei secoli.

  2. chi vuole portare avanti una gravidanza (inaspettata o no) va aiutata se è in difficoltà, e rispettata e chi non vuole ed è decisa ha diritto di abortire e va rispettata.
    Per me l’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche non dovrebbe neanche esserci. Queste associazioni più che pro life sono no choice

  3. Una delle più grandi verità contraffatte che dobbiamo combattere. Quella “vita” è genocidio di massa. La vera vita è rispetto e consapevolezza.
    Un grande intervento il tuo, Ale. Grazie.
    Se la Madonna fosse vera, sarebbe fiera di te.

  4. Io sono pro-choice ma non smetto di interrogarmi, vorrei facessero altrettanto gli anti-aborto “duri e puri”

  5. Sinceramente, non capisco il senso di questo articolo.
    Se ho capito bene, Alessandra vuole attaccare le posizioni antiarbortiste con le stesse parole degli antiabortisti.
    Ora, delle due l’una. O queste parole sono davvero così inefficaci tanto da spingere le donne ad abortire, ed allora dove sta il problema? Come dire, si danno la zappa sui piedi con le proprie mani.
    Oppure sono efficaci, ma allora perchè riportarle dando magari ulteriore visibilità a queste posizioni. Certo, i commentatori sono tutti politically correct, niente da temere su quel versante, ma chissà lettori occasionali o comunque non così fermi nelle loro convinzioni, potrebbero trovare motivazioni per cambiare opinione: non sarebbe stato necessario accompagnare questo testo con qualche argomentazione contraria?
    Così com’è, l’intervento di Alessandra ha a mio modesto parere aspetti paradossali.

    • Mi spiace Vincenzo, ho letto solo ora il suo commento, mi permetto di usare il “tu” che mi semplifica la comunicazione. In effetti le tue osservazioni hanno colto nel segno: il racconto è stato pubblicato anche in alcuni blog che si occupano di tematiche di genere e che si impegnano per la piena attuazione della 194 (una legge continuamente sotto attacco, che si cerca di smantellare su più fronti attraverso sentenze che penalizzano chi non è obiettore e chi lavora nei consultori) ed alcuni lettori hanno ritenuto “plausibile” il monologo della volontaria del CAV, finendo per attaccare gli stessi blogger per aver dato visibilità a tali, violente, posizioni. Il nodo del problema sta proprio qui: ho trascritto il detto e soprattutto il non detto che trapela dai colloqui che, donne indecise sull’aborto, si ritrovano a sostenere in questi centri ideologizzati, non laici, e, purtroppo in alcune regioni, pure nei consultori pubblici e nelle ASL. La necessità, tutta cattolica, di affiancare le donne in questa scelta è, a mio avviso, un tentativo fascista di determinare dal di fuori quello che , per legge, non può che essere auto-determinato. Torno a ripetere: il corpo delle donne è diventato un campo di battaglia dove ci si scontra per riaffermare il proprio potere in termini legali, economici e religiosi e gli stereotipi sessisti sono le armi di annientamento più utilizzate. Uno di questi stereotipi è quello della madre santissima da venerare e tutelare ad ogni costo: alla chiesa e ai suoi soldatini non interessa nulla della vita (di bambini e donne). l’obiettivo è quello di mantenere il proprio potere che si fonda su una struttura gerarchica e patriarcale: in questa struttura la donna può essere solo moglie e madre. Il mio intervento ha come obiettivo quello di riflettere su questi stereotipi, estremizzarli per smontarli. ora che io ci riesca è ‘nantro paro di maniche. Ma il fatto che questo testo sia apparso “vero” ad alcuni credo sia rivelatore del fatto che, questo modo di fare politica e morale è pericolosamente attuale e radicato. Sull’argomentazione contraria francamente non ho capito a cosa ti riferissi.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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