Giardini
di Antonio Sparzani
Non so se avete mai pigramente camminato per la via Mozart, a Milano, gettando occhiate curiose nella via Luigi Amedeo Melegari e nella via Clara Maffei, o nella via Gabrio Serbelloni, nomi che suonano casati milanesi illustri, vie che trasudano elegante riservatezza e austera discrezione, oltre alla lontananza livida di inaccessibili giardini. Oggi a Milano c’è il blocco delle auto, ma chi abita questi paraggi non si preoccupa certo di una insignificante contravvenzione. È sufficiene comunque allontanarsi di poco, direzione corso Venezia e via Palestro, e le strade diventano brulicanti di biciclette e di pedoni che per oggi hanno l’illusione di occupare la città. I giardini di via Palestro, con annessi museo di storia naturale e planetario, sono gremiti di persone di tutte le età, giovani distesi nei prati, stile Woodstock, vecchiette e vecchietti dispiegati sulle numerose panchine, bambine e bambini razzolanti ovunque. Verde, fiori, il parco è piantumato senza risparmio e direi che oggi offre una giornata di vera piacevole primavera. Mi metto anch’io seduto su una panchina a scrivere questi pensieri; si avvicina un giovane senegalese che mi parla con tono non lamentoso ma piano di sua moglie che è a letto, dei suoi figli piccoli e di lui che non vuole andare a rubare e quindi vende libri di fiabe africane. Io come al solito non so cosa fare e dire, finisce che gli compro un librettino di favole che tanto so già a chi regalare. Gli chiedo da dove viene, perché, penso, se mi dice che viene dal Ghana, potrei chiedergli se conosce per caso quel suo connazionale che ieri è andato in giro in zona Niguarda di mattina presto ad ammazzare chi gli capitava a tiro; e avrei voluto domandare anche a lui come sia possibile una cosa del genere, quale distorsione della mente può indurre ad avventarsi con un piccone su ignari passanti. Ignari sì, naturalmente, forse solo inconsapevolmente colpevoli di appartenere ad un paese che ti ha rifiutato da subito, caro ghanese Mada, che non ha voluto occuparsi dei tuoi problemi, che non ti ha dato un’occasione di riscatto, come non riesce a darla a tanti, anche dei suoi più legittimi cittadini. “Ho fame” sembra essere l’unica difesa che hai gridato, Mada, che tutti sappiamo non essere una difesa decente per aver ucciso e ferito, ma lo sappiamo con tale chiarezza appunto noi ben pasciuti, che, se diciamo “ho fame”, intendiamo una cosa completamente diversa, un allegro desiderio del cibo che siamo certi presto arriverà.
La fisiologia ― sarà bene impararlo accuratamente ― riverbera sull’etica, vedi i film sul dopobomba. E quando si sono ormai abbondantemente superati i sette miliardi di abitanti del pianeta, il riverbero può diventare accecante più di una bomba.
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Toccante. Che tristezza questo mondo che ha le rissorse per poterci vivere tutti ma invece è controllato da pochi essere senz’anima che non pensano a nessuno che a loro stessi. Grazie del testo!
E’ toccante questo contrasto, i giardini pieni di gente e la violenza che può affiorare da un momento all’altro. Perché questa nostra società non offre argini alla violenza, perché inculca violenza? Perché nessuno si è allertato, sia pure di mattina presto, vedendo uno in giro con un piccone, come se fosse normale? Basta che non faccia proseliti…