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L’ultimo ballo di Charlot

stassi di Gianni Biondillo

Fabio Stassi, L’ultimo ballo di Charlot , 2012, Sellerio, 279 pagine

 

Credo di poter dire senza tema di smentita che L’ultimo ballo di Charlot  sia il libro più sorprendente che mi sia capitato di leggere quest’anno. Da un lato per l’argomento trattato, così lontano dai classici deprimenti temi nazionali, provinciali e senza sangue, dall’altro per ambizione di voler parlare di un vera e propria icona globale senza paura di apparire inadeguato.

È una sera di Natale e la Morte va a trovare Charlie Chaplin, per portarlo con sé (già la premessa farebbe tremare le vene ai polsi a molti scrittori, non solo nazionali). Ma Chaplin stipula un patto con lei: se, con un suo lazzo, riuscirà a far ridere la Vecchia Signora si guadagnerà un anno di vita, il tempo, insomma, di scrivere una lunga lettera al figlio ancora troppo piccolo. Come è prevedibile grazie a questo stratagemma riuscirà a farla franca e a vivere ancora per molto tempo.

Quello che resta a noi lettori di questo patto reiterato di Natale in Natale con la Morte è il libro di Fabio Stassi: la più infedele delle autobiografie e il più credibile e realistico romanzo su Charlot. La scrittura di Stassi è alta, continuamente venata di note malinconiche, proprio come nelle comiche del piccolo vagabondo, e gioca di continuo con l’immaginario collettivo che ricompone per noi le parti del puzzle mancanti, o che ricollega le citazioni occulte continuamente disseminate nel testo.

Non ha nessuna importanza sapere se quello che leggiamo sia vero, né se sia falso. Ne accettiamo la magia, come di fronte ad un prestigiatore. L’ultimo ballo di Charlot è un romanzo sulla creazione del mito: quello della frontiera americana, del circo, della nascita del cinema, dei suoi paladini. È un lungo e accorato lavorio sul tema della memoria condivisa e su quali mitologie sia sorto il secolo che abbiamo lasciato alle spalle, il Novecento. Secolo di miserie e di speranze, illusorio come i fasci di luce proiettati su un telo bianco. Secolo del cinema, più vero della vera vita.

 

(pubblicato su Cooperazione, n° 52, del 24 dicembre 2012)

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1 commento

  1. Grazie del testo! Mi è sembrato molto interessante e cercherò di leggere il libro in futuro!

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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