Buon compleanno, Sergio Pitol
di Davide Orecchio
Sergio Pitol compie 80 anni. Fioccano gli articoli e gli omaggi al più colto ed erudito degli scrittori messicani viventi, traduttore di Conrad, Gombrowicz, Nabokov, Austen e James, tra i primi a sperimentare l’autofiction, autore di racconti perfetti, romanzi indimenticabili, biografie letterarie, diari di viaggio. Un creatore di generi e “maestro involontario”, come riconosce lo spagnolo Enrique Vila-Matas:
“Pitol mi ha aperto porte, mi ha mostrato sentieri della letteratura e gli devo quello che sono e ciò che non sono. Lo considero il mio maestro”.
Giorni fa il blog di Vila-Matas si apriva così:
Pitol, Pitol, Pitol! Festeggiato da Elena Poniatowska e Margo Glantz. Genitore di Roberto Bolaño, Juan Villoro, César Aira. Insignito del Premio Cervantes nel 2005. Autore di molte opere:
Tiempo cercado (1959)
Infierno de todos (1965)
Los climas (1966)
No hay tal lugar (1967)
El tañido de una flauta (1973)
Asimetría (1980)
Nocturno de Bujara (1981)
Cementerio de tordos (1982)
Juegos florales (1985)
El desfile del amor (1985)
Domar a la divina garza (1988)
Vals de Mefisto (1989)
La casa de la tribu (1989)
La vida conyugal (1991)
El arte de la fuga (1996)
Todos los cuentos más uno (1998)
Soñar con la realidad (1998)
El viaje (2000)
Todo está en todas las cosas (2000)
De la realidad a la literatura (2002)
Obras reunidas II (2003)
Obras reunidas III (2004)
El mago de Viena (2005)
Trilogía de la memoria (2007)
Autobiografía soterrada (2011).
Wikilista cui aggiungo un gioiello: Adicción a los ingleses. Vida y obra de diez novelistas (2002), dove lo scrittore messicano ispanizza il proprio essere addicted agli anglosassoni regalandoci ritratti di Conrad, James, Dickens.
Per alcuni El arte de la fuga (meticcio e archetipo del saggio e dell’autobiografia) ed El Viaje sono i suoi libri migliori. Altri preferiscono El mago de Viena oppure Vals de Mefisto. Affezionati lettori che frequentano, oltre alla spagnola, forse la lingua francese, forse la tedesca, forse l’inglese, ma non quella italiana, dove il vita e opere di Pitol si disidrata in questa prugna secca:
Due libri, se non sbaglio (e spero di essermi sbagliato). E se non c’erano Sellerio e Nottetempo, neanche quelli. Eppure Pitol è un classico, un autore importante, un grande scrittore. Ora mi chiedo: cos’aspettano la Nuova frontiera, Edizioni Sur, la stessa Nottetempo, Sellerio e tutti gli altri a portarlo in Italia? Coraggio amici!
Si potrebbe cominciare proprio da El Viaje, che in questi mesi di euforia limonoviana saprebbe intercettare l’interesse del pubblico. È il racconto lungo (140 pagine) di un breve viaggio (due settimane, primavera del 1986) nel disgelo sovietico compiuto dall’ambasciatore messicano in Cecoslovacchia Sergio Pitol (la tradizione latinoamericana del diplomatico letterato, c’è anche questo nella vita del nostro eroe). Una Mosca indolente e rassegnata, abitata da burocrati che sbiadiscono – poco più che ombre -, da scrittori afoni, dai fantasmi di Čechov e Marina Cvetaeva. E poi giù fino alle terre di georgiani folli ed esuberanti. Un diario di viaggio innescato dalla finzione e un saggio letterario. Un esempio di virtuosismo che i lettori italiani meriterebbero di leggere. Insieme a molto altro firmato “Pitol”.
Però secondo me va ammesso che c’è del sadismo delizioso, nel dare notizia di uno scrittore eccellente aggiungendo, sul finale, che non l’hanno tradotto in italiano quasi per niente!
In effetti la notizia ha del sadico. Ma non io! Non io!
(e io sto per ordinare su una libreria online uno dei pochi titoli tradotti in italiano disponibili, ma non voglio far girare troppo la voce, perché per farlo esaurire ci vuole un secondo…)