Convincere un gatto a curare la sua sinistra e NON la sua destra

a Cat

di Davide Orecchio

Apri gli occhi e ascoltami. Scendi dal morbido dove riposi. Sospendi gli oltraggi domestici, le unghie sul limone, la mascella aperta per il fiato che sa di latte. Avvicinati e resta in piedi. Se vuoi, poggia le natiche sulla coda. Non intendo parlarti dell’evaporazione e dello scoloramento di noialtri ma di te, delle tue scelte sbagliate e false convinzioni, di una coscienza miope che non asseconda la tua vera natura e condizione sociale e rotola ingenuamente negli atteggiamenti politici del gatto che sei tu.

Il tuo diritto di voto per me è sacro*. Ma sbagli a pensare d’essere “naturalmente” di destra. È una questione estetica? Un rozzo menefreghismo? Dove e quando ti sei convinto di appartenere alla schiera del senile uomogatto che sciupa le donne come tu il divano? Le vostre somiglianze non sono neppure verosimili. Lui maneggia uomini e femmine, usa il goleador, la soubrette, l’avvocato, mastica l’Italia come tabacco senza stancarsene mai, nella chiostra del suo sorriso largo sono scomparsi i miei vent’anni, i miei trent’anni e tu non possiedi esseri umani né felini, neppure possiedi il passero che agguanti – hai solo me e non mi hai trovato per ruffianeria, invece ci siamo scelti.

La solitudine che interpreti con la libertà di gesti e urina, corse brevi e riposi infiniti è il trucco che dipingi sul tuo stato di bisogno che mascheri nella carnevalata del carattere, dell’ideologia, della scelta politica. La proprietà, le tasse, la giustizia: tu non possiedi nulla! Nessun magistrato ti cerca, nessun esattore ti rincorre.

L’unico sulle tue tracce sono io e non provarci: ferma le zampe, il pensiero, il desiderio, l’immaginarti nella schiera dell’aristogatto tecnico, raccomandato, forbito curatore fallimentare di noi, amministratore della nostra anoressia, ragioniere della produzione dello zero per cento, geometra senza retta né cerchio, edificatore del castello di carte. Che c’entra con te quell’uomo bianco e astratto? A te piacciono le cose reali. Le radici, la terra, il sole, l’insetto, l’uccello, la lucertola, le mie carezze, la pancia piena, la pulizia. Come può affascinarti quel ventriloquo di Elsinor?

Siamo creature pragmatiche; tu più di me e lascia che t’illustri la tua vita, dove non sei autonomo e libero come credi, dove io ti nutro e accudisco. Il cibo che ti sfama, l’acqua che ti disseta: sapresti procurarteli da solo? E poi non sei proprio ricco. Anzi sei povero e i tuoi mezzi non ti consentirebbero l’acquisto di una scatoletta di tonno e gamberi. In realtà non hai mezzi e non hai un lavoro, né sapresti trovarlo. Non possiedi i capitali per foraggiare lo spirito d’intrapresa che qualcuno dovrebbe affittarti. Non sai pulire la lettiera: senza il mio badare annegheresti nelle tue stesse feci. L’immaginarti libero, ricco e potente, autodeterminato e pienamente per sé o per i fatti tuoi, non è altro che l’illusione scaturita da un teatro dell’inesistente.

Tu e tutti i gatti con te, senza un “noi” sareste perduti.

“Solidarietà, ospitalità e assistenza” dovrebbe essere il tuo motto. Certo è la tua necessità. Senza uno stato sociale (seppure domestico) moriresti. E non hai un solo privilegio, renditi conto, ma pochi diritti che devi difendere con le unghie, non eterni né automatici. Ragiona sul tuo prossimo voto. Individua la coalizione che possa proteggerti.

A te che ami le carezze e adori essere toccato, pettinato, massaggiato dappertutto e in abbondanza dalla testa fino ai fianchi, sotto al mento, sul collo e nei polpastrelli soffici, vorrei ricordare che le carezze sono di sinistra. Riflettici sopra. Spargi la voce.

 

* Gli animali domestici vanno alle urne. Decine di milioni di elettori. Sette milioni di cani inclini al centrosinistra per la cultura del branco, per la solidarietà, per l’altruismo. Otto milioni di gatti più vicini alla destra: per l’individualismo, per il menefreghismo. Mezzo milione di roditori – criceti, topolini d’India – nel recinto degli indecisi, della bilancia e dell’ago. Ma io amo i gatti. Soprattutto amavo la mia gatta, che oggi non c’è più. Per anni ho cercato argomenti che la convincessero a cambiare rotta politica e votare nel giusto. Inutile: è morta prima del 2013 che è adesso, quando condivido il mio fatti non foste nella speranza che altri felini si persuadano.

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18 Commenti

  1. Sacrosanta verità, hanno il pudore di non voler mai sentirsi malati, di voler sempre cadere sulle proprie zampe anche quando hanno perso il morbido dei loro gommini. Io vivo con Ciro, Ciro vive con me, noi viviamo amandoci l’uno per l’altro e non sto esagerando-

  2. Il gatto di destra? Il gatto è amico della libertà, del sogno, del silenzio. Il gatto non ha senso politico, ma filosofico. I suoi occhi guardano avanti, nel sole.
    Il gatto ama la felicità. La felicità è un’idea trascurata in nostro mondo. Brutto tempo per i gatti!

  3. Davide, il gatto non si occupa della politica.
    Va nel suo mondo di luce, occhi guardano
    avanti. Il gatto ama la filosofia, non la politica.
    Libertà e solitudine.
    Il gatto cerca la felicità; idea trascurata in Europa.
    Brutti tempi per il gatto!

    • Tu hai ragione Véronique, il gatto cerca la felicità, la libertà e la solitudine. Ma anche lui deve capire che senza la necessaria felicità pubblica, la sua felicità privata sarà impossibile. Non può restare nel recinto di questa felicità personale, proprio perché la desidera. La può difendere solo con l’ambizione a una felicità più alta e collettiva, ed è il voto l’unico strumento che ha per raggiungerla. Forse io esagero, ma tra qualche settimana ci sono le elezioni. Prometto che dopo lascerò in pace i gatti

  4. la morale che ho letto io è questa(a grandi e storte linee):è inutile che i cani restino nel proprio recinto magari(metaforicamente parlando)con il solo scopo di farsi i pompini a vicenda.Ha molto più senso provare a convincere gli altri,con metodo socratico(a morsi nei casi più estremi),della bontà dalla propria causa

    http://www.youtube.com/watch?v=pbfcSEqJtMI

  5. e se anche i gatti fossero anche loro ineluttabilmente e per così dire psicanaliticamente divisi, come noi umani, tra destra e sinistra?; siamo proprio sicuri che molti gatti non siano piuttosto anarchici?; e che dire di certo pantofolismo, della rassegnata e acritica passività, di molti cani?; è questa la sinistra?

  6. giunge speranza dalle colonie feline: abbandonati, smarriti e nati liberi riuniti insieme in novello spirito comunitario…

  7. Si narra che quarantaquattro gatti
    senza padrone e perciò un po’ incazzati
    indomiti marciarono compatti
    per esser dal potere reintegrati

    questa vicenda ci dimostra, infatti
    in quale mondo siamo capitati
    se siamo gatti, o cani o anche ratti
    siam tutti quanti addomesticati

    chi vuole esser solo accarezzato
    chi invece non disdegna un bel guinzaglio
    chi ruba del formaggio che è avanzato

    gatti di destra e cani di sinistra
    mangiamo avidamente e non per sbaglio
    la zuppa che il potere somministra

  8. Il gatto è un cacciatore di piccoli rettili, piccoli roditori, uccelletti, una macchina perfetta per dilaniare carne e triturare ossicini. Crudele nei suoi giochi tortura le sue prede fino allo sfinimento, gode, apparentemente del sangue versato, del terrore che genera nella preda. Questo è il gatto; quelli che vivono in cittá nelle case degli intellettuali, con le unghie tagliate, sterilizzati, mangiando kitkat, sono pocho piú che batuffoli tiepidi da carezze, non sono gatti, sono vittime torturate dello specismo antropomirfico. Il gatto, quello dei tetti e degli orti, è un feroce individualista che strazia persino i suoi figli. Il gatto aderisce alla realtá come la concepisce un carnivoro, il sesso per il gatto è guerra; il gatto è magnificamente di destra cari miei.
    Dreiser Cazzniga

    • il tuo è un gatto prepolitico e presociale. Il “gatto di natura” non è né di destra né di sinistra. Ragioniamo invece su cosa succede dopo il contratto sociale, e sulle scelte che si devono fare a quel punto.

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Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
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