Esecuzioni

di Giuseppe Nava

 

in una trincea da poco occupata
di fronte alle posizioni nemiche
nascosto dietro sacchetti di terra
colpito allo scoppio di una granata
da un sasso sulla spalla o neanche
si allontanava senza permesso
il soldato c.f. da volterra
usando il fucile in suo possesso
si sparò così durante il percorso
all’indice della mano sinistra
essendo consapevole egli stesso
non essere bastante al soccorso
la scusa del dolore alla spalla
non presentando contusioni questa
è chiaro che con dolo egli volle
così pensatamente e consciamente
lesionarsi per lasciare il posto
abbandonare sottrarsi a quelle
operazioni di guerra imminenti
e considerando la sua condotta
di cattivo e codardo sottoposto
da spingere a colpi di moschetto
al combattimento all’avanzata
non sia usata alcuna clemenza
ma anzi che di esempio perfetto
della disciplina necessitata
sia la pena per il reato commesso
la morte con fucilazione al petto

 

*

 

[l’aspirante d. così riferisce]

stanotte sette giugno io sottoscritto
ufficiale di coda al mio reparto
comandato dal tenente al trasporto
di reticolati alla prima linea
giunto a un tratto alla nostra terza linea
trovai il collegamento interrotto

gli uomini di testa erano fermi
era corsa la voce di zittire
di mettere a terra i reticolati
per un ordine giunto dal comando

corsi dunque avanti per controllare
quanto anzidetto era del tutto falso
invitai gli uomini in tutti i modi
feci ogni sforzo per far proseguire
la marcia eppure nonostante ciò
il soldato g. così replicava
non vado avanti aspirante del cazzo
gli intimai più volte di proseguire
ma si rifiutava di andare avanti
perciò lo minacciai con la pistola
ma le minacce non ebbero effetto
così tirai due colpi di pistola
lui cadde riverso a terra morto
questo bastò che tutti i rimanenti
prendessero i reticolati in spalla
e proseguissero la marcia

 

*

 

nei momenti in cui l’anima rozza
la mente ignorante dei compagni
sono più facili alla suggestione
con la forza cavillosa di assurdi
ragionamenti con l’esaltazione
della stessa opera delittuosa
con discussioni contrarie alla guerra
discorsi e frasi e grida sediziose
il prevenuto ha qui perpetrato
l’atto velenoso di istigazione
raffigurato nell’articolo tre
come reato di subornazione
ha poi messo in atto i suoi propositi
opponendosi a ordini formali
rispondendo io da qui non mi muovo
denigrando l’opera dei comandi
disprezzando l’autorità militare
su di lui ricada quindi la legge
nella sua massima severità
nei suoi confronti sia emessa sentenza
di condanna alla pena di morte
per la sua pervicace volontà
criminosa d’indurre alla rivolta

 

*

 

[l’ispettore generale del movimento di sgombero]

occorre imporsi con qualunque mezzo
imporsi con mezzi straordinari
avere ragione di quelle cause
che hanno pervertito gli sciagurati
una lotta d’aggressione morale
una lotta d’aggressione fisica
lottare contro le orde di sbandati
ricondurre subito all’obbedienza
far serrare riordinare i reparti
chiamare a rapporto gli ufficiali
i graduati tutti i capi plotone
sfilare in formazione regolare
dinanzi alla mia persona in silenzio
come quel pomeriggio sulla piazza
di noventa di piave il tre novembre
stavo in piedi sull’automobile
rispondevo salutando al comando
attenti a sinistra quando m’accorsi
un sigaro piantato nella bocca
la faccia atteggiata a riso di scherno
mi fissava con aria di sfida
un soldato con aria di sfida
valutai secondo la mia coscienza
dare subito un esempio terribile
piegare gli sbandati all’obbedienza
affermare una forza superiore
fermato pertanto lo sfilamento
saltato giù dall’automobile
di corsa penetrato entro le file
ho bastonato nella schiena quel soldato
e legato dai carabinieri
l’ho fatto prontamente fucilare
contro il muro della casa vicina

ho operato con la sola visione
del bene della patria in pericolo

 

*

 

[loop]

sedici militari ammutinati
presi con l’arma ancora scottante
furono senz’altro fucilati

logicamente e immediatamente
si sarebbe dovuto fucilare
tutti gli indiziati (centoventi)
del reparto tutti i militari
veri e propri rei di rivolta armata
verso i propri diretti superiori

il comandante della brigata
impose che venisse sorteggiata
la decima parte del battaglione
e questi furono immediatamente
fucilati senza esitazione

non si ebbe alcun inconveniente
durante l’esecuzione –

 

*

 

[la relazione del generale]

un mezzo idiota cattivo d’animo
nell’insieme un pessimo soldato
l’S. ha ripetutamente tentato
di raggiungere la trincea nemica

e cadde più volte al fuoco preciso
a cui fu sempre fatto segno
l’ultima volta a men di mezzo metro
da una feritoia di mitragliatrice
lì rimase immobile un braccio teso
e non dette più alcun segno di vita

i tiratori spararono ancora
sul corpo immobile

quindi b.d.
tenente comandante la sezione
mitragliatrici leggere del fronte
fece portare nei pressi del varco
una mitragliatrice pistola
che in ottime condizioni di tiro
poté sparare altri caricatori
sul corpo immobile

poi con la nebbia
l’aspirante c.s. con altri quattro
dei suoi arditi seguì il percorso fatto
dal disertore verso il nemico
coperti dal fuoco delle vedette
riuscirono a portarsi quasi sotto
le postazioni avanzate del nemico

non essendo più recuperabile
il corpo del codardo disertore
appostati fra le rocce gli arditi
spararono parecchi caricatori
e lanciarono cinque bombe SIPE
sul corpo immobile

dimostrandosi
fieri della gloria della brigata
gelosi delle belle tradizioni
eroiche del reggimento orgogliosi
di essere militari che combattono
e non tradiscono la sacra patria
i suoi compagni non hanno esitato
a fulminarlo ai piedi della linea
nemica prima che mettesse in atto
il bieco proposito di tradire

la giusta vendetta dei compagni
raggiunge sempre come questa volta
i vili senza onore traditori

sul corpo immobile

 

*

 

[lettera intercettata dalla censura]

lina la mia ultima ora è già suonata

quando sarai in possesso di questa mia lettera
il mio corpo sarà già freddo e cadavere

tu già sai il mio debole senso
già tu sai che fui accaduto
due volte sotto le granate
del barbaro nemicho

io fanciullo troppo debole
non conoscendo il grande pericolo
mi venne il pensiero
di scavalcare la frontiera
e farmi prigioniero

ma echo mentre scavalcai
io fui perseguitato
da persone vile i quali
dopo daver praticato tutto
mi fu dato la tremenda sentenza
della fucilazione alla schiena
dunque questa gente incosciente
in chuesto mondo esiste

mi anno dato venti minuti
di scrivere per ammunicando
ai miei cari la tremenda sciagura
sopra di me piantata

mia cara
si maledisca il nostro destino
che sensa fondo e sensa confino
nero esterno e nesurabile
a voluto essere oroso
preparandomi a un abisso spaventoso

in mezzo ha chuesto trovo forza di dire
non imprecare o cara se dio con lui
mi vuole è perché lui mi vuole bene
e che mi ama e che non vuole che le mie
sofferenze siano delugate

rasegnati alla mia brutta sorte
consola i miei cari genitori
se un altro ideale per te è preparato
vogliale bene al pare del mio ma
ricordami sempre nelle tue preghiere

ora mia cara non posso derempermi
e guardo la didietro la sentenza
mi aspetta con gelido sudore
che sono circondato

ricordami sempre nelle tue preghiere

 

*

 

[sarà reo di tradimento e punito di morte il militare che avrà esposto con un fatto od omissione l’esercito od una parte di esso a qualche pericolo]

egli faceva da borghese
l’assistente cameriere
sui piroscafi della società
amburgo-america

allo scoppiare delle ostilità
aveva ritenuto suo dovere
ritornare in patria pure se
nato e residente in terra nemica

già nominato aspirante ufficiale
disse con toni poco deferenti
che il nostro esercito si trova
in assoluta inferiorità
e che ogni nostro sforzo sarà vano
e che la nostra guerra è ingiusta
e che il suo desiderio è il nemico
alle porte di milano

il fatto fu subito denunciato

nel suo operato si ravvisa il reato
di cui all’articolo settantadue
per la sottile e iniqua propaganda
intesa ad indebolire il coraggio
e la fede nel successo
delle nostre armi

il suo freddo e sistematico
svalorizzare l’esercito patrio
ha dato sostanza concreta
all’intenzione di tradire
insita nelle sue parole

non potendo in alcun modo
sotto alcun profilo
indulgere verso di lui
il collegio deve condannarlo
alla pena stabilita
dal predetto articolo

 

**

 

Tra le fonti:

Archivio Centrale dello Stato, Roma – sezione “Tribunali militari di guerra: Prima guerra mondiale”.
«Corriere della Sera», 6 agosto 1919.

 

***

 

Questi testi sono apparsi su «in pensiero», n. 6, luglio/dicembre 2011, pp. 44-57, e fanno parte di una raccolta inedita che ha vinto la settima edizione del Premio Mazzacurati-Russo delle edizioni d’if, con prossima pubblicazione nella collana miosotìs.

 

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8 Commenti

  1. Sono ‘bellissime’ queste esecuzioni di Nava – esecuzioni come condanne a morte di disertori, esecuzioni come in musica, re-interpretazioni di un brano.

    Non è solamente un fatto di storie di cui custodire la memoria. Se non altro perché queste locuzioni – “la salvaguardia della memoria”, “custodire la memoria”, “noi siamo le nostre storie”, “la voce degli emarginati”, ecc – sono continuamente gettate nella lavatrice mass-mediale cercando di CONSOLARCI (=ecco, ‘noi’ siamo bravi, quelli che ricordano, quelli che salvaguardano, custodiscono, raccontano, ecc.) ad evitarci di affrontare mostri maggiori (riadattando Dickinson all’occasione: “That after Horror – that ‘twas us”, l’orrore retrospettivo, di essere stati noi).

    Che cos’è questa strana prossimità tra abiezione e rivelazione? L’intimità che si crea con una lingua oscena? (non quella del ‘Male’, ma dei suoi intendenti meschini, dei suoi benintenzionati, inconsapevoli sottoposti)

    Non è solo il ri-dare voce alle storie di quei ragazzi, diciottenni fragili, eroi del no, di una resistenza fatta con gli strumenti minimi del rifiuto, dello sguardo – “non vado avanti aspirante del cazzo”, “mi fissava con aria di sfida”. Anche così sarebbe già un lavoro preziosissimo.
    Tuttavia, il fatto dirompente è che qui tutto avviene dall’interno, da dentro quella lingua ‘alta’ che è la lingua epica dell’orgoglio patriottico, dei valori del guerriero, del dovere, ecc. Anche solo DISPIEGARLA vale a mostrarne l’intima essenza di merda, la collusione con la morte, la distruttività, il dominio, il potere più bieco e più cieco. È essa stessa “esempio perfetto”, “esempio terribile” del potere di “suggestione” della forma, degli “ordini formali”, della “formazione regolare”.

    Quella lingua burocratese-patriottica così esatta, che va allo stesso ritmo, sincronizzata allo stesso respiro della poesia, è esattamente anti-umana e evidentemente storica, storicizzabile, umanissima. Nava riesce a campionare testi ed eseguirli per farli parlare dentro e contro se stessi.

    Nella atroce ridicolaggine di un sottoposto che parla di “belle tradizioni”, nella drammatica testimonianza di un ragazzo che a un passo dalla morte scrive alla sua ragazza, col suo accento palpitante, con le sue sgrammaticature e la maledizione viscerale contro il destino degli umili – “si maledisca il nostro destino / che sensa fondo e sensa confino / nero esterno e nesurabile” – sentiamo risuonare uomini vivi, li sentiamo respirare forte.
    (Le parole della lettera a Lina ri-creano un corpo-persona, la sua esperienza, l’aura della sua vita materiale. È il trascendentale più orizzontale che c’è, mi rendo conto, immagino che sia per questo che è poesia.)

  2. Grazie Renata per lo spazio, e per le tue osservazioni, come sempre lucide e puntuali. Il recupero delle storie e del ricordo è sicuramente uno dei motivi che mi hanno spinto a interessarmi ai documenti su cui ho lavorato. Presto però la riflessione sulla lingua è diventata preponderante, e soprattutto meno accomodante, per la sovrapposizione – la sincronizzazione, come dici – di questo linguaggio terribile con la poesia. Ma l’intento è, appunto, scardinare dall’interno le istanze (apparati statali, militari, ideologie, produzioni) che in questo linguaggio si manifestano. E che ne conoscevano bene l’importanza, se in una sentenza possiamo leggere: “l’affermazione verbale è quasi più grave della realtà di un atto”.

  3. Complimenti. I tuoi versi riescono a rievocare ciò che era fermo nelle storie, nei documenti. La parola è viva. E possente.

  4. Complimenti. Hai fatto un’operazione bella e originale. Hai usato il documento d’archivio per restituire giustizia, etica ed estetica. Hai “giustiziato” gli esecutori e la loro lingua meccanica e di gerundi spietati, senza spegnere la tua voce che si è calata in una miniera profondissima di storie e morti altrui. Hai dato voce alla storia

  5. Ops, prima non avevo aggiornato e ho perso il commento di Antonio, che ringrazio, e grazie anche a Davide.
    La memoria della guerra è stata cristallizzata e trasformata in un monumento alla “vittoria” (togliendone la parte scomoda: il sangue, il fango, la violenza, la prevaricazione). Eppure è stato proprio là che si sono fatte le… prove generali per tutto ciò che è stato il novecento. Non so se ho davvero “giustiziato gli esecutori”, ma sono contento di questa impressione :)

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Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
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