Le discese ardite e le risalite

Scendere in campo/ Salire in politica: analisi di due metafore.
di
Gigi Spina

“Talking about music is like dancing about architecture” (Parlare di musica è come danzare di architettura).
Questa brillante e paradossale comparazione, attribuita plausibilmente all’attore Martin Mull, introduce egregiamente l’analisi che intendo offrire come contributo professionale alle/ai mie/miei ex studenti in vista della prossima competizione elettorale, anche per fornire strumenti di lettura dei prevedibili interventi giornalistici che si concentreranno, invece che sui programmi, su questa affascinante contesa retorica.
Scendere vs Salire: la contrapposizione è netta nella prima parte della metafora, con il corollario valutativo di Facile vs Difficile.

Ma passiamo alla seconda parte: cosa contrappone Campo e Politica? Solo il valore metaforico complessivo della prima metafora; i due termini presi in sé non si contrappongono in alcun modo. Scendere in campo è espressione modernamente sportiva, calcistica, agonistica – conosco l’obiezione, il campo è anche il campo di battaglia, si scende in guerra, ma oggi le guerre sono in genere ‘intelligenti’ e non usano più metafore -; il campo da gioco è un campo in cui ci si può anche far male, morire addirittura, ma rimane pur sempre un campo separato dalle attività fondamentali della vita (certo, non da quelle economiche). Però a volte si può anche salire in campo, venendo dagli spogliatoi. Ma tant’è, questa sarebbe pignoleria professorale.

Politica entra in alcune espressioni metaforiche in cui la Salita non è (mi pare) mai stata utilizzata. Buttarsi in Politica, Entrare in Politica, Darsi alla Politica: sono tutte locuzioni che individuano la Politica come un ambiente, un dominio si potrebbe dire (quindi anche un Campo, teoricamente) per raggiungere il quale si possono usare differenti azioni del corpo. Buttarsi, gesto rapido e impetuoso; Entrare, gesto più discreto e gentile; Darsi, gesto generoso e coinvolgente.
Ma Salire? Ecco la novità! Salire è gesto del corpo che (si) porta a un’altezza diversa da quella che lo caratterizza. Si Sale, in genere, SU qualcosa (mezzo di locomozione, struttura fissa, altro) o anche SU qualcuno (ricordate i nani sulle spalle dei giganti? O gli acrobati del circo?).

Ma Salire IN? Salire IN montagna o Salire SULLA montagna? Nel primo caso, si lascia la pianura e ci si sposta in un ambiente ‘altro’; il secondo caso sembrerebbe indicare piuttosto una salita capace di raggiungere il punto più alto, con continuità. E poi: Salire IN ascensore, per raggiungere un piano alto, ma lì l’ascensore è lo strumento.
E allora? La Politica è un dominio, un ambiente, il punto più alto o è uno strumento per raggiungere una particolare altezza?
La risposta dovrebbe essere data dall’inventore della metafora, ma vedrete che non accadrà. Per cui continueremo a parlare, superficialmente, del confronto fra due metafore che, se ci pensate bene, mettono anche a confronto un Basso e un Alto (che poi corrispondono a due taglie umane che, guarda caso, identificano i due utilizzatori delle metafore in questione).
Tertia (metaphora) datur? Anche qui la risposta dovrebbe venire dal creatore di metafore per eccellenza, sempre che qualcuno sappia intonare bene ‘Vitti ’na crozza’…..Meditate, allieve/i, meditate!

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3 Commenti

  1. il pensare e il provare emozioni costituiscono dei sistemi di rappresentazione, definiti e regolati dal contesto sociale e da mappe concettuali comuni.
    la rappresentazione come mezzo di connessione tra linguaggio e cultura.

  2. Mediteremmo, se dietro disce e salite non si scorgessero abissi sinistri ;)

    Auguri professore, e grazie per l’arguto articolo.

    L’arguzia è una delle cose che più scarseggiano, in questa terra affettatamente severa.

  3. Le metafore son meretrici, le dismetterei in politica come in prosa, lo scendere in campo dell’uno, presidente, non a caso, di una squadra di calcio vincente, e’ residuale di quell’italietta postfascista che, invece di insorgere per l’attentato a Togliatti, si cheto’ esultando per la vittoria di Bartali al Tour de France.
    Il salire del nomen omen alpinistico ha una allure nobile e un pochino snob, si sale al Colle, al Soglio Pontificio… lo scalone di un’incoronazione. Sotto, però, c’è’ un popolo vessato e incattivito che di metafore ne ha piene le tasche vuote di tutto il resto.
    La terza metafora temo sarà il suo silenzio elettorale.
    Auguri e a rleggerla presto
    ,\\’

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
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Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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